Alessandro LozziTanti anni fa, nel periodo pionieristico delle prime televisioni libere, un ingegnoso commerciante fiorentino si presentava in video con una chitarra e, dopo aver annunciato una inesistente pubblicità negativa, all’americana,  cantava un ritornello invitando a non andare nel suo negozio perché aveva già troppi clienti. Un successone. Mi è tornato alla mente questo episodio quando ho saputo che il fiorentino Lapo Pistelli, responsabile esteri del Pd, nel suo blog, senza mezzi termini, ha invitato per le elezioni europee a non votare per Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, presidente nazionale dell’Anci e unico fiorentino del Pd candidato ad un seggio europeo. Certo, questo non era l’obiettivo di Pistelli, ma adesso tanti si sono accorti di una cosa assolutamente sconosciuta ai più: Domenici è candidato. Ma a chi parlava Pistelli? Certo non ai fiorentini, che dopo dieci anni di ‘sindacatura’ conoscono bene Domenici e non hanno nessuna intenzione di votarlo, come probabilmente si è accorto lo stesso sindaco, guardando le sedie tristemente vuote delle sale dove va per manifestazioni elettorali. Parlava al partito, Pistelli. Un partito che alle ultime elezioni europee a Firenze, con il simbolo dell’Ulivo ha preso il  42,17%. Pistelli è reduce da un disastroso risultato personale nelle primarie per candidato sindaco, battuto, anzi stracciato, da quel Matteo Renzi che altri non era che il suo giovane e ambizioso assistente parlamentare. Come dire che la riconoscenza non è stata tra i valori insegnati all’oratorio dei preti dove sia Pistelli che Renzi hanno mosso i primi passi della politica. Ma se la riconoscenza non alberga nel cuore del giovane cattolico Renzi, probabilmente nemmeno il perdono alberga nel cuore del meno giovane cattolico Pistelli, che non ha gradito le mosse di Domenici durante le primarie vinte da Renzi. La questione, dal punto miseramente personale, potrebbe dirsi tutta qui. Ma non è così. Se in una delle pochissime roccaforti rimaste al Pd, in campagna elettorale accade una vicenda come questa, che plasticamente manifesta lo stato di decomposizione del partito, c’è da chiedersi cosa accadrà dopo le elezioni, quando saremo non più davanti a dei sondaggi, ma a risultati veri. A proposito: dopo i primi clamori della pubblicità negativa, l’azienda dell’ingegnoso commerciante fiorentino, è fallita.


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