Alessandro Lozzi

Il caso e il nome di Eluana Englaro, con il suo portato di tragicità individuale e familiare, assurgono oggi in Italia ad emblema, così come nella seconda metà del 700, grazie a Voltaire, l’affaire Calas lo fu per la Francia. Oggi un padre che, contro tutti, si è battuto per rendere dignità alla vita della propria figlia attraverso la morte, allora un padre, pastore protestante, condannato a morte con l’accusa falsa di aver ucciso suo figlio. Oggi la Chiesa cattolica, che in nome della sacralità della vita condanna moralmente l’opera del padre, allora la Chiesa cattolica che sosteneva l’accusa chiedendo la pena di morte mediante tortura per un padre accusato di aver ucciso il figlio perché in procinto di convertirsi al cattolicesimo. Da questo assordante clamore, che Beppino Englaro ha sopportato con pazienza sovrumana, nascerà, probabilmente la legge sul testamento biologico. Coloro che l’avversavano, adesso che la corte di Cassazione si è pronunciata, la reclamano a gran voce. E questo non è un buon segno, perché è chiaro che si chiede una legge sul testamento biologico con il fine di renderlo impraticabile. Si sono sentite, in questi giorni, e ancora per molto si sentiranno, le teorie di scienziati, monsignori, teologi, filosofi, bioeticisti e così via, sbrodolando come se i problemi che riguardano gli aspetti essenziali dell’essere come la vita e la morte non fossero scritti chiaramente nel codice morale di ciascun individuo, anche del più semplice e incolto. La domanda, elementare, che ciascuno di noi si pone in questo caso (e speriamo se la ponga liberamente anche il legislatore) è la seguente: a chi appartiene la vita? A questa domanda il laico risponde: a noi stessi e, quindi, probabilmente concluderà che il testamento biologico non solo è lecito, ma è anche opportuno, poiché consente di far valere le proprie estreme volontà. Il credente risponderà invece che la vita appartiene a Dio e che, quindi, non se ne può disporre. Ma si dovrà porre un’altra domanda: è lecito imporre, attraverso la legge, questa mia visione anche agli altri? Qui probabilmente una parte di credenti risponderanno affermativamente ed altri negativamente, rappresentando così una divisione tra chi aderisce ad una visione fondamentalista e chi ad una visione tollerante della religione che è sempre esistita. San Luca riassumeva il concetto con il motto: “compelle entrare” affinchè tutti, ricondotti al Dio vero possano conseguire la salvezza. Molti secoli dopo gli rispondeva J. S. Mill sostenendo che “il concetto secondo cui è dovere di ognuno che gli altri siano religiosi è stato alla base di tutte le persecuzioni religiose e, una volta accettato, le giustifica pienamente”. C’è da auspicare che i laici e i cattolici tolleranti siano in maggioranza tra i parlamentari. Probabilmente, come sostiene qualcuno, una società che non ha fede in Dio è infelice, ma sicuramente una società che non ha fede nell’uomo non ha futuro.




 
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Lucia Polettini - Roma - Mail - giovedi 20 novembre 2008 21.24
Gentilissimo Dott. Lozzi, la prego di non credere a quanto le viene riporato nei riguardi della redazione della presente testata telematica. Anzi, è vero il contrario: ultimamente, questo sito web ha rispreso letteralmente vita grazie ad una serie di articoli, idee ed interviste a dir poco straordinarie, di altissimo livello professionale. Ed è invece realtà legalmente dimostrabile che si sono verificati casi di comportamento poco consono e non adeguato al prestigio della testata da Lei diretta da parte di alcuni lettori, avendo testimoniato io stessa continui tendativi di discredito, di intimidazione, di calunnia ai danni di alcuni suoi giornalisti e della sua stessa testata. Pertano, vengo cortesemente a chiederle di eliminare, appena possibile, lo spazio destinato ai commenti dei lettori, poiché questo spazio, che seguo da anni, non merita il trattamento che ha dovuto subire ultimamente. La questione della difesa dei valori laici non va di moda, in questo Paese, diciamocelo, ma non per responsabilità particolari di qualcuno, bensì per gravissime lacune culturali di alcune minoranze che, purtroppo, finiscono col rovinare ciò che di buono e di sansato la maggioranza dei cittadini e dei lettori intendede esprimere, senza nascondersi dietro falsi pseudonimi, senza lanciare il sasso e nascondere la mano nella maniera più fascista cui si possa assisitere.
Il lavoro di Lussana e dei suoi ragazzi è stato encomiabile, glielo assicuro personalmente. Non lasciatevi intimidire.
Cordiali saluti.
Lucia Polettini
L'amico di Luss. - Roma - Mail - giovedi 20 novembre 2008 11.40
Bravo meno male che adesso scrivi te e non quel "professionista e capo redattore" di prima. Hai fatto un favore all'umanità sei un grande TVB.
maria teresa - trino vercellese - Mail - giovedi 20 novembre 2008 9.5
Getile Signor Lozzi, sono una cattolica apostolica romana praticante. Ho letto il suo articolo e mi permetta di aggiungere una cosa. In ogni uomo puro di spirito c'è la mano di Dio Le sembrerò blasfema ma sono fermamente convinta che coloro che hanno dovuto giudicare il caso Englaro SIA STATI ILLUMINATI DALLO SPIRITO SANTO.
ermete - milano - Mail - giovedi 20 novembre 2008 8.47
Bravo Lozzi, bell'articolo. Mi era sfuggita la questione di Voltaire, bello spunto di rifessione. Ha ragione la signora Giovanna, scriva più spesso alcuni suoi collaboratori fanno articoli DELIRANTI
giovanna - roma - Mail - mercoledi 19 novembre 2008 15.36
Gentilissimo dott. Lozzi, ho letto con grande interesse il suo articolo su Eluana e le devo confessare che nonostante lo condivida e che non sia cattolica il dubbio mi rimane. Ho figli, e in questi giorni ho chiesto loro come la pensano e con grande stupore ho scoperto che non hanno le idee chiare a tal proposito, sono spaventati e ti rispondono con una forma che definirei di timore,come se volessero esorcizzare la paura della morte attraverso il rifiuto di discuterne, la cosa mi spaventa e nello stesso tempo mi ha fatto capire quanto ancora siamo lontani dalla soluzione del problema. siamo imbibiti del pensiero cattolico che ci piaccia o no, duemila anni di storia non si cancellano con una legge o con una sentenza. Credo che si debba cominciare a parlare della morte ma partendo dal fatto che la vita la conosciamo non solo perchè la viviamo ma perchè in essa è compreso il principio della morte.Ci manca questo tipo di cultura, mi creda , la morte è sempre quella della Eluana ma mai quella di nostro figlio o dei nostri cari. Non so se è giusto o sbagliato ciò che stà accadendo alla famiglia Englaro, non ho certezze , se non su di me, io vorrei morire al suo posto ma non so se farei altrettanto per mio figlio.
P.S. Scriva più spesso ,è un piacere leggerla, mi sembra che, a volte (non si offenda ) ci sia un pò troppa arroganza in alcuni suoi giornalisti.


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