Alessandro LozziAdesso lo sappiamo con la certezza dell'ufficialità: il prof. Carlo Marcelletti si è suicidato. Il risultato dell'autopsia ordinata dal Pm attesta un eccesso di farmaci cardiaci che hanno provocato l'infarto letale. Prima dell'ufficialità il dubbio già albergava in molti. C'è troppo contrappasso in un cardiochirurgo che muore d'infarto. E poi non era difficile immaginare che a tanto potesse arrivare un uomo di valore e di successo, così violentemente scaraventato fuori dalla propria vita, annullato professionalmente, mortificato dall'accusa di reati infamanti, diffusi universalmente dalla tecnologia della società globale ma che hanno un portato di barbara crudeltà medioevale. E' morto innocente Marcelletti, perché quel processo che doveva appunto servire a verificare se le accuse corrispondessero al vero, in tutto, in parte o per niente, non si è ancora svolto. Intanto, la pena anticipata della distruzione di una vita, sacrificata come tante, troppe altre, all'altare della vanità del gossip giudiziario, del feticcio della libertà d'informazione che altro non è che la celebrazione di un potere devastante e inumano si è consumata. Irreversibilmente. Che bisogno c'era di andare oltre, di profanarne anche la morte? Il suicidio, per il momento, non è ancora reato, non c'è nessuna ipotesi di omicidio o di altri reati, non c'è nessuno iscritto al registro degli indagati. Che significato ha accertare ufficialmente ciò che molti amaramente nel proprio intimo già ipotizzavano, se non dare ai media anche questo ultimo macabro trofeo?  Ci sarà, certamente, nei nostri codici un articolo che consente al magistrato di procedere in tal modo. Verosimilmente, non c'è abuso di legge. Ma, riteniamo, c'è abuso di inciviltà, di insensibilità, di immodestia, di sopraffazione, di onnipotenza, di umanità. E forse, da parte di tutti, c'è anche abuso di assuefazione. Ai tanti ‘moderati’ che si sono ‘scalmanati’ per il penoso caso di Eluana, ai tanti che si battono per difendere la vita, una supplica: c'è bisogno, ogni tanto, di impegnarsi per difendere anche la morte.


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vincenzo - italia - Mail - domenica 1 settembre 2013 13.7
Un grande uomo.
REGINA - Italia - Mail - giovedi 14 maggio 2009 15.9
Se si stabilisse che il processo va avanti COMUNQUE, fino ad appurare la verità, anche dopo il gesto estremo dell'interessato, forse tanti suicidi sarebbero evitati!
E non mi riferisco nè al caso particolare del Prof. Marcelletti nè agli innumerevoli altri casi sui quali, poi, in qualche modo, è stata chiarita la triste vicenda!
Temo, però, che qualcuno, invece in malafede, potrebbe usare l'arma del suicidio per lasciare nel dubbio l'opinione pubblica.
E questo, francamente, dopo tanto chiasso per il diritto all'informazione, anche a costo, talvolta, di speculazioni e di simili sacrifici, è davvero inaccettabile!
Grazie per la pazienza usata nel leggermi!
Regina.
GIUSEPPE PIGLIAPOCO - MACERATA - Mail - giovedi 14 maggio 2009 12.48
Accertare le cause del decesso del Professore Marcelletti può rientrare negli obblighi del Magistrato ;se non è reato il suicidio è reato invece quello di sottoporre ingiustamente una persona al pubblico ludibrio per indurla, indirettamente, al suicidio
matteo - Firenze - Mail - giovedi 14 maggio 2009 11.49
Mi spiace per la vicenda umana, ma non condivido che questo episodio sia anche da lei strumentalizzato per questo fine.
Ovvio che se sei una persona pubblica, le tue vicende vengano riportate dai media e soprattutto per reati di questo genere.
E’ vero che la giustizia dovrebbe essere celere e che in poco tempo dopo le indagini, si dovrebbe arrivare ad un processo equo.
Perché anche lei non si è occupato di un’altra qualsiasi causa di povero cristo che non vede rispettati i propri diritti?
Il fine non giustifica i mezzi questo ormai è e deve essere chiaro a tutti sia in politica che nella vita civile se vuoi raccogliere fondi devi dire come e perché li raccogli non far credere che siano per una cosa e poi vengono dirottati in altri luoghi anche se …….. così dire a fin di bene.
Per non parlare poi delle altre accuse mosse al Prof. Macelletti, fatte sulla base di prove infamanti trovate dai magistrati.
Lasciamo i casi personali fuori dalle pratiche politiche e impegnamoci tutti affinchè la giustizia funzioni anche per il Sig. Rossi che magari viene rovinato perché non ha modo di sobbarcarsi di spese ingenti per far valere un suo diritto o di poter aspettare una risposta.
Mi sono parsi molto più disumani le prese di posizione tipo Vernicino, Eluana o altri casi dove veramente l’amoralità dei nostri giornali e dei nostri “giornalai” hanno fatto da padrone.
Ferdinando Gattuccio - Palermo /Italia - Mail Web Site - mercoledi 13 maggio 2009 16.40
Una analisi assolutamente condivisibile, è stata una vicenda tristissima. Sotto il profilo umano, non finirò mai di stupirmi di come i mediocri, gli ignavi e gli imbelli godano nel vedere i grandi uomini passare dall'altare alla polvere.
avv. Ferdinando Gattuccio


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