Alessandro Lozzi

La crisi di Alitalia e le contestazioni studentesche alle università, oltre ad aver dato la triste rappresentazione di un Paese in ‘braghe di tela’ mentre sta per arrivare la ‘gelata’, hanno in comune anche il pregio di aver svelato agli italiani in concreto, con fatti e cifre, una serie di privilegi corporativo - sindacali e di sprechi di denaro pubblico intollerabili. La conoscenza reale dei fatti è la prima fonte di libertà e democrazia. E l’informazione, questa volta, ha fatto bene il proprio mestiere. Ora che il re è nudo, sta alla politica non deludere. Passeremo un periodo si recessione che sarà lungo e duro, come non lo abbiamo mai conosciuto, dove molto probabilmente la tendenza naturale delle cose porterà un ulteriore divario di benessere tra chi già sta bene e chi sta o starà male, dove la mobilità sociale sarà rigida e sarà quindi più difficile ambire a migliorare il proprio status. Questo genere di situazioni producono, “naturaliter” una dose di tensione sociale, in altri tempi si sarebbe parlato di “lotta di classe”. Guai se la politica soffiasse sul fuoco, guai se l’interesse di parte non trovasse argine nel senso di responsabilità. Una classe politica degna di questo nome e consapevole del proprio ruolo ha invece il compito esercitare la maieutica, di stimolare gli italiani in modo che dai necessari sacrifici nasca una ritrovato senso di spirito nazionale. Non è con l’odio sociale che si superano le crisi di questa portata, è ancora troppo recente la ferita del terrorismo per non saperlo o non ricordarlo. Ecco perché sulla vicenda del mancato accordo con i piloti Cai e sui tagli all’università serve chiarezza. Il governo spieghi chiaramente e pubblicamente agli italiani se è vero ciò che lamentano i piloti, cioè che Cai unilateralmente ha deciso di non rispettare l’accordo solennemente assunto lo scorso settembre. Gli imprenditori italiani di Cai hanno goduto di un trattamento di favore che gli italiani hanno accettato di buon grado per preservare al proprio Paese una compagnia di ‘bandiera’ italiana, ma questo privilegio non può estendersi in un abuso. E, dal momento che il presidente di questa società si chiama Colaninno come il responsabile industria del Pd, sarebbe auspicabile che una parola di chiarezza la dicesse anche il leader di quel partito, che una volta era il partito dei lavoratori. Così come dovrebbe, Veltroni, invece di richiedere il ritiro dei tagli all’università, assumere responsabilmente la necessità dell’ammontare dei tagli e aprire una competizione virtuosa con il Governo, per indicare quali sprechi tagliare e quali eccellenze premiare. Una classe dirigente di imprenditori e di politici che chiede sacrifici agli italiani ha infatti il dovere di non ingannarli, mai.


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