La
Costituzione più bella del mondo, che tutti
esaltano e nessuno
osserva, prevede che la
libertà di comunicazione sia
inviolabile. Nonostante ciò, accade che sia
capillarmente diffusa (dall'autorità giudiziaria?) la
straziante conversazione di un
padre con il
figlio in carcere (dove solo in questi pochi mesi dell'anno ci sono stati
60 suicidi, ndr), probabilmente destinato
all'ergastolo per aver commesso un
delitto dei più
atroci. Tutti i
media hanno
diffuso tutto. Perché, si sa: se un
giornalista ha una
notizia è
giusto che la pubblichi, che sotto il profilo della
responsabilità e della
consapevolezza del proprio
ruolo, è come dire che chi viene in possesso di
un'arma è giusto che
spari. E tutti giù a criticare questo
padre che,
da tutti aggredito, si è dovuto
persino scusare. Come ai tempi
dell'inquisizione: non bastava al potere
entrare nella tua libertà. Dovevi anche pentirti e abiurare:
"Penitenziagite"! Qui non è più questione di
destra o sinistra, di
governo od opposizione: quando un popolo è così
assuefatto all'annullamento delle proprie
libertà fondamentali; quando, nel disinteresse generale,
l'autorità inquisitoria e le
iene dattilografe sono circondate solo da interessati
corifei e
finti moralisti; quando non esiste né
'pietas', né
umanità, la
'partita' così come la
libertà, è ormai
perduta.