Le recenti elezioni regionali liguri hanno dimostrato, ancora di più, la debolezza e la crisi che sta vivendo il Movimento 5 stelle. Dopo il clamoroso successo alle elezioni politiche del 2013 e la nomina di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio il 1° giugno 2018, nel corso della XVIII legislatura il Movimento 5 stelle sembrava fortissimo e in continua ascesa. Sono passati solo 6 anni dal primo governo ‘gialloverde’ e quel nuovo Partito, che veniva visto da molti cittadini italiani come “il nuovo” o un movimento "anti-sistema” che lottava contro la corruzione, gli sprechi di denaro pubblico, il clientelismo e il nepotismo, adesso appare allo sbando. Ha perso 'smalto', non si capisce quale sia la sua strategia, né il programma, né chi detenga veramente la leadership. Le controversie tra il fondatore, Beppe Grillo, ormai in totale contrasto con l’attuale presidente del Movimento 5 stelle, l'onorevole Giuseppe Conte, non hanno incoraggiato gli elettori liguri, che hanno preferito dare la fiducia al candidato del centrodestra, Marco Bucci. Il sindaco di Genova ha vinto perché rappresenta la voglia di andare avanti, di “fare” le cose, di credere che l’unione faccia la forza e, dopo i giorni di immobilismo per le dimissioni del governatore Giovanni Toti, la Liguria è oggi pronta a ripartire. Proprio la Liguria, la regione del fondatore, Beppe Grillo, ha 'snobbato' il Movimento 5 stelle, che è sceso sotto il 5% dei voti. Beppe Grillo non si è fatto vedere, non è andato a votare, è rimasto a casa come molti astensionisti: un ulteriore segnale di “qualcosa che non va”. La diminuzione dell’affluenza alle urne, le divisioni e le competizioni all’interno della sinistra, sono state fatali per il Movimento 5 stelle. I continui ‘battibecchi’, la mancanza di coesione, l’incapacità di trovare appeal e i volti sempre tesi hanno fatto perdere consensi giorno dopo giorno. Il Movimento 5 stelle è in affanno, ormai incapace di reagire. Dove è finita la ‘grinta’ e la voglia di vincere? L’ex premier, Giuseppe Conte, deve ora rimboccarsi le 'maniche' per trovare il modo di risollevare le sorti del movimento e ragionare con gli alleati su come costruire un’alternativa alla destra.