Se sei un 'millennial', probabilmente ricorderai i tempi delle tue prime sortite sul web, quando i tuoi genitori ti mettevano in guardia contro i pericoli misteriosi che potevano, a detta loro, celarsi dentro quella scatola magica chiamata pc (personal computer, ndr). Trascorrere troppo tempo davanti allo schermo poteva, nell’ordine: a) rubarti la vista e causarti problemi di schiena; b) smarrire il contatto con la realtà e finire per trascurare i tuoi obblighi scolastici, domestici e sociali; c) incontrare sconosciuti su internet, perché al di là dello schermo non potevano che nascondersi adulti assetati di sangue innocente, che tramavano nell'ombra aspettando che tu, proprio tu, compissi un passo falso, rivelando informazioni sensibili come il tuo nome di battesimo o il tuo colore di capelli. Il bello è che non avevano tutti i torti: il web, come abbiamo scoperto in seguito, è realmente pieno di insidie. E, per muoversi al suo interno in sicurezza, è necessario conoscerne le regole, essere prudenti e informati. Tuttavia, mentre si cresceva e la confidenza dei nostri genitori con la tecnologia aumentava, man mano che anche loro si dotavano di strumenti sempre più raffinati per accedere a quel mondo misterioso e temibile, si è verificato un curioso rovesciamento dei ruoli: mentre noi imparavamo a muoverci in rete nel modo più sicuro possibile, destreggiandoci tra una catena di sant'Antonio a tema horror e una pubblicità invasiva, loro, addentratisi senza difese in quella realtà vastissima, ne hanno subìto l'incanto e hanno finito per dimenticare tutte le raccomandazioni che ti rivolgevano durante l'infanzia. Forse è accaduto a causa di Facebook: una trappola per boomer per eccellenza. Quale che sia la ragione, però, i fatti non cambiano. E oggi non è raro che nostra madre, nostro padre e perfino i nonni ti scrivano o ti telefonino per comunicarti notizie allarmanti: un pastore berbero ha scoperto la cura definitiva contro il cancro, ma il governo vuole tenercelo nascosto; gli ospiti di un centro accoglienza migranti hanno picchiato il personale della struttura lamentando che il caviale servito a cena non fosse abbastanza fresco; San Cassiano è apparso nel parcheggio dell'Eurospin di Comacchio, vaticinando la fine del mondo. Spesso, tentare di smentirli risulta vano: essi ti guarderanno con sospetto e, a sostegno delle proprie convinzioni, presenteranno prove incontrovertibili, consistenti il più delle volte in link di dubbia provenienza, condivisi da persone della massima fiducia, come lo zio Alfredo, che vota Lega malgrado abiti nell'interland di Bagheria; o zia Concetta, che lavora proprio all'Eurospin di Comacchio e, probabilmente, ha visto tutto. Ironia a parte, in un'era in cui l'informazione è a portata di click e in cui tutti sono in possesso di almeno uno smartphone, il rischio di imbattersi in notizie false è altissimo e proteggersi è fondamentale. Le fake news si annidano dappertutto e, naturalmente, chiunque può cascarci. Ma spesso, a essere più esposto è chi non è cresciuto con internet e, abiutato a informarsi in modi più 'tradizionali', non ha ancora imparato a distinguere tra le fonti attendibili e quelle che non lo sono affatto. Fortunatamente, figli e nipoti possono dar loro una mano a destreggiarsi in questo campo minato di corbellerie e a selezionare le notizie vere e accertate. Vediamo come.
Primo passo: riconoscere il problema
Per prima cosa, bisogna riconoscere che il problema esiste. Per molti boomer, l'idea che una notizia possa essere deliberatamente falsa è difficile da metabolizzare, poiché nei decenni passati le fonti d'informazione erano limitate e regolamentate rispetto a oggi. Spiegare loro come la rete internet abbia moltiplicato le fonti, ma ridotto i controlli, è il primo passo. Bisogna comprendere che non tutto ciò che finisce online è verificato o credibile.
Imparare a riconoscere le fonti affidabili
Una potente arma contro le fake news è imparare a identificare le fonti affidabili. Per chi non ha molta dimestichezza con l'argomento, è consigliabile preferire siti istituzionali o testate giornalistiche registrate presso i tribunali. Anche in quel caso, però, bisogna assicurarsi di aver letto bene il nome della testata e la Url: non è raro che fonti poco affidabili o testate dichiaratamente satiriche (come per esempio Lercio.it, ndr) 'scimmiottino' la Url di un sito 'serio'. Se il giornale su cui è riportata una notizia si chiama 'la Repubica' o 'Il Massaggero', probabilmente c'è qualcosa che non va. E' anche bene controllare se l'articolo è firmato e, in caso di dubbi in merito alla veridicità di quanto riportato, cercare informazioni sull'autore. Chiediamoci anche se l'autore sia obiettivo nel comunicarci la notizia, o se stia cercando di influenzarci emotivamente. I contenuti faziosi spesso sono falsi o veri solo in parte, cioè manipolati per perorare una certa causa.
Verificare i fatti
Perché fermarsi alla superficie, quando si può approfondire? Controlliamo innanzitutto che la notizia sia riportata nello stesso modo da altre fonti affidabili: se numerosi siti 'seri' riportano la medesima informazione, è più probabile che questa sia vera. Al contrario, se una notizia è presente solo su siti sconosciuti o social media, è meglio essere scettici. E' fondamentale anche controllare se la notizia sia recente o se si tratti, piuttosto, di un fatto 'scaduto' e 'riciclato' per l'occasione. E che esso non contenga contraddizioni, discrepanze nei dati o informazioni incoerenti.
Attenzione ai titoli sensazionalistici
Le fake news spesso puntano a ottenere una reazione di 'pancia', cercano di suscitare rabbia, paura o indignazione. Un buon consiglio è non fermarsi mai al titolo, ma leggere l'intero articolo: molte volte, il contenuto non supporta le affermazioni clamorose della titolazione. I social media sono un terreno fertile per la diffusione delle fake news, spesso presentate in modi studiati per catturare l'attenzione e scatenare una forte reazione emotiva. Un esempio classico sono i post che riportano una singola affermazione allarmante, di solito attribuita a una figura conosciuta, senza alcun approfondimento o contesto. Anche l'aspetto di questi post è pensato per attirare l'attenzione: lettere maiuscole, testo in rosso accesso su sfondo nero, elementi architettati ad arte per spiccare nel feed e stimolare reazioni impulsive. Quando una 'notizia' viene presentata in questo modo, le probabilità che sia falsa o fortemente manipolata sono altissime. Un altro esempio sono i video dai titoli sensazionalistici, che promettono di rivelare chissà quali segreti sconvolgenti: spesso, il loro contenuto è pieno di informazioni distorte o completamente inventate, progettate per alimentare il ciclo della condivisione virale.
Non condividere di impulso
Per evitare di fare il gioco di chi diffonde intenzionalmente notizie false, è fondamentale non contribuire a propria volta alla propria diffusione. L'enorme problema delle fake news è proprio la facilità con cui queste diventano virali, spandendosi a macchia d'olio e finendo per convincere sempre più persone della loro autenticità, un po' come accadeva un tempo con le leggende metropolitane. E' fondamentale non condividere contenuti prima di averli verificati.
Usare strumenti di verifica
Fortunatamente, esistono strumenti semplici e alla portata di tutti per verificare le notizie: siti come Facta o Pagella Politica (ma anche Open.online, che svolse un ruolo prezioso in tempi di pandemia, ndr) esistono apposta per sbugiardare le 'bufale' e possono rivelarsi ottimi alleati nella lotta alla disinformazione. Ma è importante che anche noi facciamo la nostra parte: tanto per cominciare, evitando di prendere in giro la nonna la prossima volta che ci racconterà che il cioccolato del nostro marchio preferito è fatto con latte di ratti. Piuttosto, spieghiamole con calma perché la notizia potrebbe non essere vera e mostriamole come accertarsene da sola in futuro. E' importante ricordare che chi condivide inavvertitamente una fake news non lo fa per mancanza di intelligenza, ma solo perché non possiede gli strumenti necessari a distinguere il vero dal falso in mezzo alla quantità vastissima di informazioni con cui ci interfacciamo ogni giorno su internet. Se noi (o, almeno, la maggior parte di noi) possediamo questi strumenti non è una questione di merito: siamo semplicemente nati in un mondo digitalizzato, dove abbiamo avuto la possibilità di acquisire queste competenze fin da giovanissimi. Ora, però, abbiamo un compito fondamentale: trasmettere queste conoscenze a chi è venuto prima di noi. E dobbiamo farlo con pazienza, evitando di giudicare o ridicolizzare gli altri per i propri errori. Proprio come loro, un tempo, ci hanno insegnato a parlare e camminare senza deriderci per le nostre cadute o 'capitomboli'.