A destra e a sinistra, la
‘partenza’ dei partiti unici sembra
problematica. I capi dei due schieramenti,
Berlusconi e Prodi, sono all’apparenza i più interessati al rapido avvio del procedimento di fusione dei partiti che formano
l’Unione e la Casa delle Libertà. E se ne capisce il motivo. Se nascessero i due blocchi, il presidente del consiglio in carica e l’ex presidente ne diventerebbero automaticamente
i leaders. Ma proprio questa considerazione frena gli entusiasmi degli altri capi partito, i quali vedono alquanto male
il perpetuarsi delle leadership che da un decennio sono protagoniste della scena politica. Potrebbe costituire un paradosso la minacciata
scissione a sinistra in caso di costituzione del
partito democratico, la sigla più accreditata che dovrebbe inglobare gli
antiberlusconiani. Unificarsi producendo una divisione è un modo
stravagante di riunire il centrosinistra. Perciò il ventilato
partito democratico si presenta come un esperimento
abortito sul nascere. Nella migliore delle ipotesi, sarà una
federazione Ds-Margherita, con il condimento di qualche altro
‘partito caudatario’. Il nuovo soggetto resterà
in bilico tra ‘liberals’, massimalisti e ‘alternativi’, e non raggiungerà lo scopo per il quale nasce, cioè
stemperare per incorporazione gli umori antagonisti delle sinistre che si richiamano nel nome
al comunismo e le
pulsioni del socialismo classico della sinistra ‘diessina’.
Il
partito unico del centrodestra ha probabilmente ricevuto un
colpo mortale dalle tre consecutive sconfitte elettorali della Casa delle Libertà. Quel progetto appare ridotto
a trastullo dei ‘deuteragonisti’ delle tre forze maggiori della
CdL, considerato pure che
la Lega è un pianeta che ruota
in un’orbita a parte. C’è di più. I capi di
An ed Udc mostrano, sebbene con encomiabile prudenza e ‘fair play’ politico, di voler
‘uccidere il padre’. Lo ammettono anche a parole. Un partito unificato di centrodestra contraddice questo processo di emancipazione di
due figli troppo adulti per restare ancora nella casa paterna. Lo stesso
‘grande padre’ riflette sul passato e sul futuro, ma non dà a vedere o non dice (non ancora) dove e come
orientare la Casa delle Libertà, diventata improvvisamente, per esplicita ammissione degli inquilini,
vetusta e bisognosa di restauri strutturali. Tutto può accadere: anche, udite udite, che
il creatore della CdL la distrugga egli stesso e, messo alle strette, sparigli le carte della politica italiana. Tuttavia, per il centrodestra ed il centrosinistra, vale la considerazione che
il terreno istituzionale non è stato preparato alla bisogna. Tutte le norme sui
quattrini che a vario titolo affluiscono legalmente ai partiti, anche sotto forma di agevolazioni, costituiscono al momento un
potente disincentivo alle fusioni.
Articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 19 luglio 2006