Gianni De MichelisSiamo ormai a pochi giorni dalle elezioni e quindi alla vigilia di una decisione che determinerà l’evoluzione futura del nostro Paese ma che, al tempo stesso, continuerà a determinare gli sviluppi futuri degli equilibri globali e sicuramente di quelli della parte del pianeta a cui apparteniamo e cioè dell’Europa e della regione mediterranea e mediorientale. Non dovrebbe sfuggirci cioè il fatto che pur essendosi nell’ultimo decennio ridotta l’influenza del nostro Paese nel contesto dei rapporti di forza internazionali, l’Italia resta comunque una media potenza in grado di contribuire ad influenzare i rapporti di forza come minimo rispetto allo scacchiere regionale a cui apparteniamo. Non può quindi non stupire il fatto che l’animata discussione che anima questa fase preelettorale sembra stranamente prescindere completamente da quello che avviene attorno a noi. Lo notava ieri mattina il fondo del principale quotidiano italiano che sottolineava con stupore il fatto che l’evoluzione della dialettica preelettorale domestica sembrava completamente prescindere da quello che stava avvenendo proprio nelle medesime ore in un Paese il cui destino non può non essere direttamente legato alle prospettive future del nostro Paese e si riferiva ovviamente alle elezioni previste in Israele. Ora, nel mentre scrivo questo articolo, non conosco il risultato di tale importante passaggio elettorale, ma dovrei aver il dovere di sapere che tale risultato avrà un importanza anche per noi e dovrebbe essere tenuto nella dovuta importanza anche dai contendenti che competono per determinare i futuri equilibri politici del nostro Paese. Anche tale elemento di riferimento dovrebbe essere di centrale importanza non solo per coloro che competono sul mercato politico domestico, ma anche per coloro che con le loro scelte determineranno l’esito di tale competizione e cioè per le elettrici per gli elettori che con il loro voto determineranno i futuri equilibri di governo nel nostro Paese. Invece, tale elemento di riferimento sembra essere totalmente assente dal nostro, pur animato, dibattito preelettorale: quasi che le nostre decisioni possano essere assunte a prescindere da quello che avviene attorno a noi. Ciò ha consentito, almeno fino ad oggi, ad ambedue i contendenti ma soprattutto a Prodi, di sfuggire a delle precise prese di posizione rispetto al ruolo che l’Italia potrà o dovrà assumere nel prossimo futuro rispetto alle inevitabili scelte a cui sarà chiamata sia sul quadrante europeo che su quello mediterraneo e mediorientale. Domani, però, sarà un altro giorno, perchè la democrazia israeliana ci avrà detto se il solco tracciato da Sharon, e quindi da Kadima, potrà essere ancora seguito. Risulterà quindi inevitabile anche per la politica italiana dire con chiarezza quale scelta le diverse forze in competizione proporranno al nostro elettorato rispetto al possibile ruolo che l’Italia potrà e dovrà assumere nei confronti dell’evoluzione del quadro mediterraneo e mediorientale. Ciò rappresenterà una cartina di tornasole decisiva sia per il centrodestra che per il centrosinistra e sarebbe importante che di questo avessero coscienza soprattutto gli elettori che dovranno dirimere il risultato della competizione fra i due contendenti. Vedremo, dalle reazioni che si avranno rispetto al risultato elettorale israeliano, le posizioni che prenderanno gli uni e gli altri. Ma decisiva risulterà soprattutto la capacità dei cittadini del nostro Paese di comprendere l’importanza che per la nostra comunità nazionale avrà la comprensione corretta dell’atteggiamento da assumere rispetto a questo contesto più ampio, dimostrando così che, se non nella classe politica, almeno alla base della nostra comunità vi è la consapevolezza del fatto che l’eccessivo concentrare la propria attenzione sul proprio ombellico, rende di fatto impossibile capire come orientarsi nel più ampio contesto da cui effettivamente dipende il nostro futuro.


Articolo tratto dal sito www.nuovopsi.com
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