Giunto nelle sale
l’8 dicembre dello scorso anno e approdato il
24 dello stesso mese sulla piattaforma di streaming on line
Netflix, il film
‘Don’t look up’ del regista
Adam McKay ha polarizzato in maniera drastica l’opinione di pubblico e critica: da chi l’ha bollato frettolosamente come un film
didascalico, prolisso e pretenzioso, a quelli che ne tessono le lodi, gridando al
capolavoro per il ritratto impietoso e satirico della nostra società alla deriva. Fatto sta che la pellicola ha avuto un grandissimo successo, ottenendo la candidatura per
4 Golden Globe e diventando il terzo film più visto di sempre su
Netflix. Si tratta di un'opera che appartiene al genere del
kolossal apocalittico e può vantare un cast stellare: da
Leonardo Di Caprio a
Jennifer Lawrence, da
Meryl Streep a
Jonah Hill, passando per
Chris Evans, Cate Blanchett, Ariana Grande, Mark Rylance e
Timothée Chalamet. Nonostante la grande ambizione di farsi
‘specchio’ del nostro presente, il film ha una trama piuttosto semplice. L’evento portante attraverso cui si muovono le vicende di
‘Don’t look up’ è la scoperta di una
cometa, durante una sessione di osservazione astronomica, da parte della
dottoranda di Astronomia presso
l’Università del Michigan, Kate Dibiasky e del suo professore,
dottor Randall Mindy. L’entusiasmo per il sorprendente avvistamento si trasforma subito in terrore nel momento in cui la studiosa, avendone calcolato l’orbita e le dimensioni, pari a quelle
dell’Everest, scopre che l'astro è in rotta di collisione con la
Terra. Il verdetto dei due ricercatori è agghiacciante: senza un’azione decisa e immediata, la vita sul nostro pianeta finirà nel giro di sei mesi. Dopo aver cercato inutilmente di contattare la
presidentessa degli
Stati Uniti, la quale sembra trascurare in maniera grottesca il pericolo imminente, i due astronomi decidono di rivolgersi alla
stampa per rendere pubblica la notizia, ma anche questa decisione non porterà a nulla di buono: i due scienziati, infatti, non verranno presi per nulla sul serio e, anzi, finiranno per diventare il bersaglio facile di
complottisti e
creatori di meme. Da questo punto in poi, tutta la narrazione del film non farà che confermare un assunto, ovvero: la
verità nella
società mass-mediatica è
impossibile, impraticabile e nulla può più essere
creduto, nemmeno i dati più
inconfutabili della
scienza. Con una sceneggiatura scritta dallo stesso regista,
‘Don’t look up’ imbastisce una
satira feroce dei nostri tempi, in cui
negazionismo, infotainment televisivo, ossessione per
meme e
gossip sono all’ordine del giorno e non si fermano neanche di fronte a una
catastrofe planetaria, che potrebbe portare all’estinzione di ogni specie vivente. I riferimenti alla
pandemia che ha travolto tutti noi negli ultimi due anni sono alquanto evidenti. Tuttavia, quello che manca al film è un pizzico di
equilibrio in più: il voler rimarcare troppo pesantemente una serie di
situazioni grottesche, comiche e assurde non fa che rendere la pellicola
sbilanciata di fronte alla drammaticità degli eventi, che tuttavia emerge in maniera quasi
‘artificiale’ a fine pellicola, come fosse un
corpo estraneo rispetto a tutto ciò che abbiamo visto in precedenza. Altro punto a sfavore è che
‘Don’t look up’ affronta tanti temi della nostra attualità, forse troppi, ma non ne approfondisce nessuno. E questo, alla lunga,
‘sfianca’ lo spettatore, anche a fronte del ritmo dilatato di gran parte del film. La scena
post-credit, inoltre, stona con il finale di impronta
drammatica, quasi a voler ribaltare ancora una volta il punto di vista giocando con il
comico e il
grottesco, facendo perdere
coerenza interna all’opera in parecchi punti. Di conseguenza, non si può parlare di un capolavoro:
‘Don’t look up’ è semplicemente un
film interessante, che esibisce in maniera sfrontata le sue
imperfezioni. Un lavoro forse
non eccelso, ma
prezioso nell’analizzare i nostri
tempi e i
meccanismi perversi della
società massmediatica.