Nella vicenda di Eluana Englaro, l’atteggiamento di molti esponenti politici che dovrebbero rappresentare il volere del popolo ed incarnare la voce di tutta la cittadinanza, è risultato inaccettabile: si sono arrogati il diritto autoritativo di decidere secondo i propri personali giudizi, scavalcando la Costituzione, la Carta dei diritti dell’uomo, il diritto naturale di ogni essere umano ad autodeterminarsi. Con un unico gesto hanno cancellato la nostra identità di democrazia, la nostra Storia, le nostre battaglie per il riconoscimento di uno Stato di diritto, la nostra guerra di Liberazione contro il totalitarismo, contro il fascismo e l’occupazione nazista. Con la delegittimazione pubblica del Presidente della Repubblica, del suo operato e del suo ruolo di difensore e guardiano della Costituzione, il capo del Governo ha offeso tutti gli italiani, ha dato uno schiaffo in faccia a tutti i cittadini, ha tradito il ruolo e il compito per il quale era stato convocato dalla maggioranza dei votanti. Probabilmente, egli si è manifestato per quello che realmente è: un uomo il cui unico scopo è sempre stato, fin dall’inizio della sua inspiegabile carriera politica, sovvertire il potere costituito e porsi al mondo come il nuovo Napoleone della modernità, dimenticando la fine che questi fece e la politica che egli perseguì con vigore e passione, spinto certamente dal desiderio incontrollato di potere, ma anche da quello di esportare gli ideali rivoluzionari e di rinnovamento sociale in Europa. Il nostro capo del Governo, con l’ausilio di un manipolo di ‘bravi’ con il bavaglio verde sulla bocca, ha compiuto un ‘colpo di Stato morale’ e, per questo, ancor più pericoloso e grave. Ha violato tutti i diritti con un attacco alla nostra democrazia. Con quale maschera si presenterà all’Unione europea? Con quale coraggio oserà guardare negli occhi i capi di governo degli altri Stati europei e non? Perfino il suo caro amico Bush non ha mai osato delegittimare lo stato di diritto del suo Paese, forse proprio perché legato indissolubilmente al proprio ruolo di capo e guardiano del suo Stato. Il nostro capo del Governo ha demolito la nostra democrazia, ed in nome di cosa? I cattolici di cui lui si crede, oggi, l’esponente più rappresentativo, parlano di assassinio di Stato, di omicidio compiuto con il benestare del nostro Presidente della Repubblica, che legittima ciò che di più alto esiste al mondo: la vita. Ma come si può anche solamente parlare di vita, quando la persona cui si riferisce dorme in un coma profondo sollecitato dalle macchine da 17 anni? Uno striscione recitava: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Il nostro capo del Governo ha dichiarato: “Eluana se fosse ingravidata potrebbe ancora partorire?”. E come? Subendo una violenza di gruppo, uno stupro di Stato? La considerazione del corpo e della vita di una donna si ferma solamente alla sua possibilità naturale di procreare, anche contro la sua volontà. Quale immagine brutale e primordiale ha risvegliato il nostro capo del Governo con quella frase? Una donna inerme, senza la capacità di operare una scelta, senza un filo di vita nel suo corpo, che ancora respira perché forzata, costretta da un macchinario artificiale, che però per il nostro capo del Governo potrebbe lecitamente subire un ulteriore sfregio alla sua dignità di persona e in particolar modo di donna, se si trovasse un candidato che volesse abusare della sua intimità. Ed è paradossale che siano proprio coloro che si professano cattolici, coloro che sostengono questo atteggiamento irrispettoso della vita e della dignità della vita di tutti gli esseri umani: paradossale anche perché, secondo le Sacre scritture e i Padri della Chiesa, la vita extra mondana è solo il passaggio per il raggiungimento della vera vita, quella nel Regno dei cieli; paradossale, perché fin dal cristianesimo delle origini, il credente è consapevole che la sua piena cittadinanza di cristiano sia altrove: “Patriam nos nostram paradisum computamos” (Cipriano di Cartagine); paradossale, perché si cerca di violare un diritto costituzionale (art. 32 C.) aggrappandosi con le unghie a quella bella immagine che gira da anni sui giornali e nei telegiornali e che raffigura una Eluana raggiante nel fiore dei suoi vent’anni; paradossale, infine, perché si cerca di convincere le coscienze dei credenti e dei non credenti che i medici e la corte di Cassazione abbiano emesso una sentenza di morte contro una giovane allegra e con lo sguardo pieno di vita. Il volto di quella ridente ragazza si è spento, si è contorto dal dolore in quel drammatico giorno del suo incidente e, oggi, non ne rimane che il bel ricordo nelle immagini custodite dai suoi familiari. Eluana è morta. E, se il suo cuore continua a battere, è solo grazie ad un macchinario che le permette di nutrirsi forzatamente. Gli appelli del Papa e della comunità cattolica appaiono fuori luogo, esagerati, privi di fondamento e umanità, perché vorrebbero negare ad un padre di seppellire il corpo della propria figlia e di poterla piangere come è giusto che sia. Il corso naturale della vita è stato violato, il destino ha deciso che un figlio perdesse la vita prima dei propri genitori. La perdita di un figlio è il dolore più grande che ogni essere umano sia costretto a sopportare, perché è contro natura (Seneca, De brevitate vitae), perché viola il corso naturale della vita. Quando questo avviene per una tragica fatalità, non si può far nulla per impedirlo. Il credente è preparato a questo evento, perché convinto, nella sua fede, che la vita vera, la sola vita degna di essere chiamata con questo nome è quella che lo attende nel Regno dei Cieli. E allora perché i ‘bravi credenti’ che ci governano per una volta non dimostrano ai loro elettori di voler rispettare la vita e la Carta costituzionale, lasciando che la natura compia il suo epilogo, benché tragico?