Nel difficile momento che stiamo vivendo, assistiamo, per fortuna, anche a qualche segnale
positivo, che ancora una volta proviene dalla
cultura. E' questo è il caso di
'Virotopia' (Aracne editrice) di
Francesco Tigani, dottore di ricerca in
Storia delle dottrine politiche presso
l'Università di Messina e
docente di
Liceo in
Storia e
Filosofia. Un lavoro connotato da una struttura particolare, essendo costituito da un insieme di
sei saggi che presentano
"un percorso di riflessione a tappe sulla pandemia da Covid-19", come spiegato dall'autore sin dall'inizio. Un tema di grande attualità da
maneggiare con cura, cognizione di causa e interessanti spunti di approfondimento nella profusione di
notizie che, ogni giorno, senza sosta, ci sono giunte dai
media, accavallandosi, condendosi di contraddizioni, generando un clima di forte incertezza, disorientamento e financo
paura. I
sei saggi coprono le prime
sei settimane del
'lockdown' - la cosiddetta
'Fase 1' - allo scopo, esplicitamente dichiarato dall'autore, di racchiudere
"le sensazioni, le emozioni, gli spunti fulminei che emergevano e si affastellavano durante quei giorni di quarantena, per consegnare una fotografia concettuale di un periodo che nessuno dimenticherà mai". Ma esaminiamo con attenzione ciascuno dei
saggi che compongono il libro. Il
primo tratta della repentina trasformazione subita dallo
Stato italiano, che per doversi attenere alle decisioni prese dal Governo per il
contenimento della pandemia, è stato posto in una
tutela che non ha eguali nella Storia, a discapito anche del rispetto delle
libertà fondamentali (libertà di circolazione, libertà di assembramento e così via). Il
secondo saggio tocca vari temi: dalla
cieca obbedienza dettata dal terrore del contagio, alla
clausura forzata nelle proprie abitazioni, con annesse pesanti ripercussioni non solo a livello
psicologico (con effetti futuri ancora tutti da valutare nelle conseguenze), ma anche
sociale, in quanto ha minato un assunto fondamentale, che proviene dalla
filosofia politica greca: quello
dell'uomo in quanto
creatura sociale per definizione,
'concetto-cardine' dello
Stato democratico in generale e della
democrazia in particolare. Il
terzo saggio si focalizza sul fenomeno, di
'manzoniana' memoria, della
"caccia all'untore": ignobile retaggio di un passato che credevamo d'esserci lasciato alle spalle per sempre, gravido di
oscurità e
ignoranza, alimentato dalla
paura a cui hanno dato il proprio contributo i
media e
'grancassa' di risonanza i
social network. Il
quarto, figlio del precedente, tratta sia del crescente fenomeno della
delazione, normalmente presente solo negli
Stati totalitari, in una
versione 3.0. Il
quinto saggio si sofferma sui
paragoni, fin troppo spesso abusati da commentatori di ogni genere, tra
guerra, status bellico e
lotta al Covid 19. Nel
sesto saggio, infine,
l'autore, con brillante intuizione, cita l'opera di
John Dryden, uno scrittore inglese del
XVII secolo che definì, con sorprendente afflato profetico, il corrente anno come
"annus mirabilis", poiché denso di eventi straordinari,
"oltre ogni previsione", spezzando il normale corso della Storia, ma risultando, al contempo,
"horribilis" nella misura in cui avrebbe rivelato
"l'essenza del miracoloso, del divino, che ha la duplice veste del glorioso, del magnificente o dell'imprescindibile, del devastante". Parole forti, che riesumate da
Tigani a circa quattrocento anni di distanza, ci devono far riflettere attentamente, per tutte le sue possibili
implicazioni.