Valentina Corsaletti

Se una risoluzione cosiddetta unitaria, tanto unitaria non è, indovinate cosa 'diamine' è? Semplice: la confusione assoluta. Tanto che la maggioranza si è vista costretta a ritirarla per evitare una sconfitta clamorosa alla prima vera verifica dopo la pausa estiva. Questa la sostanza emersa dalla giornata di oggi al Senato, in cui si votava il nuovo piano industriale della Rai. La ‘partita’ non era cominciata male, a dire il vero: a Palazzo Madama, infatti, Unione e CdL erano persino riuscite a votare insieme due delle quattro parti nelle quali era stata suddivisa la mozione ‘Bordon – Manzione’, valutata separatamente in quattro differenti capoversi. Il primo, che proponeva l'azzeramento del Cda della Rai, è stato respinto con 15 ‘Sì’, 275 ‘No’ e 18 astenuti. E tale maggioranza trasversale si è ricreata anche sul terzo punto, passato con un larghissimo consenso (295 ‘Sì’, 8 ‘No’ e tre astenuti), in merito ad un’impegnativa del governo ad adottare tutte le iniziative necessarie per evitare che si proceda a nuove nomine prima che venga approvato sia il nuovo piano industriale della Rai, sia i distinti piani editoriali dell’azienda. Bocciato, invece, il secondo capoverso, che impegnava l’esecutivo a compiere i passi necessari per sollecitare un piano industriale che affrontasse le emergenze (149 ‘Sì’, 156 ‘No’ e un astenuto). Respinto, infine, con 145 ‘Sì’ e 158 ‘No’ anche l'ultimo capoverso del dispositivo ‘Bordon – Manzione’, il quale chiedeva al governo di mettere in campo le iniziative necessarie a consentire che le nomine già approvate possano essere successivamente rivisitate dopo l'approvazione del piano industriale e dei conseguenti piani editoriali. A questo punto della giornata, però, la mozione firmata da tutti i capigruppo della maggioranza è stata ritirata: essa conteneva la richiesta di congelare le nomine in attesa di un piano industriale sul rilancio dell'azienda, già approvata con un sì quasi unanime. Il leader Udeur, Clemente Mastella, ad un certo punto ha deciso di abbandonare l’Aula annunciando che il suo partito non avrebbe più votato il dispositivo. In mattinata, il Ministro della Giustizia aveva infatti annunciato: “Voteremo sì alla risoluzione di maggioranza, perchè ieri sera mi ha telefonato Prodi. Quindi, lo facciamo solo per senso di responsabilità”. Ma, subito dopo, Mastella ha nuovamente avvisato il Presidente del Consiglio: “Così non si può andare avanti: in primavera si va al voto. Non è possibile che io, per puro spirito di coalizione, mi turi il naso sulla Rai, visto che mi ha chiamato Prodi, e poi ognuno si mette a fare i propri distinguo: non si ripeterà il '94 e Dini si tolga dalla testa che si possa fare un nuovo esecutivo. Sarebbe solo una ulteriore complicazione in una situazione già complicata”. In effetti, la prima mozione unitaria della CdL era stata bocciata per un solo voto di scarto. E ciò era avvenuto solamente grazie all’assenza dei tre senatori de ‘la Destra’ di Francesco Storace. Il documento sottoscritto dai capigruppo dell'opposizione in Senato sulla Rai ha dunque ricevuto 154 sì, 155 no e un astenuto. Ciò ha reso indubbiamente evidente l’esigenza di una verifica della maggioranza la quale ha approcciato il voto odierno in evidente stato confusionale. “Come annunciato, abbiamo votato contro tutte le risoluzione presentate sulla Rai”, hanno dichiarato alla conclusione della votazione i senatori Natale D'Amico e Giuseppe Scalera, firmatari del manifesto Dini, “il Senato ha approvato solo un impegno diretto al governo affinché blocchi ogni nomina interna alla Rai. Il che, non è una bella cosa, né per un governo che ha ribadito di non volersi ingerire nella gestione interna della stessa Rai, né per un’impresa chiamata a competere sul mercato. Purtroppo – hanno spiegato i due parlamentari ‘diniani’ - la maggioranza non ha accolto la nostra proposta secondo la quale ogni nuova nomina in Rai dovrà essere fatta secondo rigorosi criteri di professionalità e autonomia dalla politica. Così i numeri non le erano più sufficienti e ha ritirato la propria proposta di risoluzione. Ci sarà occasione di tornare sul tema. Noi – hanno poi concluso D'Amico e Scalera - ribadiamo il criterio al quale ci atterremo: sosterremo solo riforme ed eventuali nomine che vadano nella direzione di liberare finalmente la Rai dalla morsa dei partiti”. Secondo l’interpretazione di Giovanni Russo Spena, Capogruppo di Rifondazione comunista al Senato, “in verità, il centrosinistra perde pezzi sempre al centro e non a sinistra: tra Mastella e Lamberto Dini, oggi in congedo da Palazzo Madama, si consuma una querelle sulle prospettive politiche del ‘dopo – Prodi’…”.


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