Domenico BriguglioQuasi 18 anni. Tanto è passato dalla 'prima', in Francia, dell'opera moderna più famosa al mondo: 'Notre Dame de Paris'. E quasi tredici sono trascorsi dalla versione italiana con l'adattamento di Pasquale Panella, prodotta da David Zard. Da allora, questo capolavoro è stato visto in tutto il mondo da oltre 9 milioni di spettatori. Proprio l'inossidabile Zard non solo ha voluto fare - ancora una volta - un graditissimo regalo agli italiani riproponendola nel nostro Paese, ma addirittura, cosa normalmente ben difficile da realizzare con un'opera di tal levatura, ha voluto fosse interpretata dal cast originale. Un'idea che si è fatta strada durante le audizioni per il ritorno dello spettacolo in Italia, in cui si sono presentati, oltre ai giovani aspiranti a ricoprire i vari ruoli, anche alcuni degli interpreti storici, invitati dal produttore. Pasquale Panella, a sua volta, ha suggerito al grande Riccardo Cocciante, che come è noto cura i cast in tutto il mondo, di utilizzare il patrimonio d'esperienza dei precedenti interpreti nell'avviare i giovani scelti per l'interpretazione dei ruoli. La qual cosa, ha portato a una sorta di staffetta: il cast originale, con Lola Ponce (Esmeralda), Giò Di Tonno (Quasimodo), Vittorio Matteucci (Frollo), Leonardo Di Minno (Clopin), Matteo Setti (Grigoire), Graziano Galatone (Febo) e Tania Tuccinardi (Fiordaliso) porterà lo spettacolo in tour per sei mesi, ma poi passerà il 'testimone' a un secondo gruppo, che conoscendo lo scrupolo con cui Cocciante seleziona i candidati e l'azione per così dire 'didattica' degli interpreti originali, sarà senza alcun dubbio all'altezza del compito. Altra significativa novità riguarda il corpo di danza, all'epoca composto da elementi di nazionalità diverse: con il passare degli anni, il grande successo dell'opera ha ispirato le nostre generazioni di ballerini, che ne sono diventati non solo l'asse portante, ma anche i componenti principali o, come adesso, addirittura gli unici. A tal riguardo, va segnalato il numero elevatissimo di candidature di italiani ai provini di quest'anno (oltre 2500 persone), fatto che ha permesso al coreografo, Martino Muller, di formare ben tre cast diversi, di cui due per l'estero. Ma veniamo alla conferenza stampa: chi si aspettava la canonica interazione tra i responsabili (Zard, Cocciante e Panella) e i giornalisti, ha avuto invece una straordinaria sorpresa, assistendo a una sintesi dei brani più noti direttamente proposti dai protagonisti, orchestrati al piano dal sempre bravissimo Riccardo Cocciante. Le indimenticabili arie che hanno emozionato milioni di persone hanno preso vita, riempiendo la sala dell'Auditorium dell'Ara Pacis in Roma di rinnovata magia, toccando le corde emozionali dei presenti come meglio non si poteva fare. In pratica, una conferenza-spettacolo: la migliore idea possibile per presentare un'opera così vigorosa ed emozionante. Dopo, ci sono state anche le canoniche domande, com'è ovvio, da cui sono emerse alcune importanti considerazioni artistiche di Cocciante e Panella. Con straordinaria modestia, Riccardo ha infatti affermato di non volerla "accostare alle grandi opere del passato, composte da autori che hanno fatto la storia della musica. Si può forse parlare", ha spiegato il nostro cantautore, "di un'opera popolare, bella e di successo, ma di altra portata". Ovviamente, noi riteniamo che Riccardo Cocciante abbia scritto un'opera meravigliosa, popolare sì, ma adatta ai nostri tempi, che conquisterà un posto importante nella storia della musica. La struttura musicale è infatti ariosa e intima allo stesso tempo, con aperture inusuali e geniali, ricca di 'sfaccettature' e intuizioni che solo un grande artista poteva cogliere e che, siamo convinti, gli avrebbero attirato il plauso e l'ammirazione di quei grandi autori del passato che lui stesso ha citato: tra qualche decennio, Riccardo Cocciante sarà senz'altro accanto a loro. Notevole, infine, rimarcare come, nonostante venga proposta in diverse lingue nel mondo (esistono versioni dei testi in sette lingue nazionali), ciò non abbia mai tolto nulla all'essenziale regia di Gilles Maheu, alle scenografie di Christian Ratz, ai costumi di Fred Sathal, alle luci disegnate da Alain Lortie, che sono e rimarranno per sempre uguali. Il pensiero di Riccardo è che ogni adattatore "abbia portato un valore aggiunto, derivante dalla cultura da cui proveniva e che, proprio nella lingua, trovava la sua naturale espressione. Un arricchimento che costituisce una dote di inestimabile valore per 'Notre Dame de Paris', peraltro frutto di una scelta oculata e lungimirante". Per quanto concerne la concordanza di alcune strofe dei testi con la situazione attuale che stiamo vivendo in Italia, scaturita soprattutto dal verso "siamo tutti clandestini" contenuta in uno dei brani di maggior rilievo, Pasquale Panella ha voluto ricordare che si tratta di "parole scritte da Victor Hugo nell'ottocento, evidentemente riferite a una condizione umana che non muta con il passare del tempo e che, anzi, ha registrato fin da epoche ancestrali, movimenti migratori anche imponenti". Il debutto dell'opera avverrà a Milano, in marzo (con il cast originale) per poi concludersi in settembre nella splendida cornice dell'Arena di Verona. Bentornata 'Notre Dame de Paris': ci sei mancata.


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