Vittorio CraxiL’anniversario della scomparsa di Bettino Craxi rappresenta un’occasione per riflettere sul passato recente del nostro Paese e ribadire che egli fu vittima di una giustizia che si comportò con “particolare durezza”, come ebbe a dire il capo dello Stato in occasione del decennale, ma anche confermare come la sua esperienza politica e il suo pensiero rimangano più che mai attuali. Oggi come allora, rimangono attuali le sue proposte e riflessioni sullo stato delle nostre istituzioni e sulla loro inadeguatezza di fronte alle sfide moderne, sulle condizioni dei Partiti e del loro finanziamento, sulla necessità di un profondo rinnovamento della sinistra italiana, sulla necessità dell’affermazione, anche nel nostro Paese, di un socialismo riformista e liberale adatto ai tempi - cosa ben diversa dall’adesione opportunistica o burocratica al Pse di cui egli fu fondatore - sul ruolo dell’Italia in Europa e sui rischi che stiamo correndo senza un adeguamento dei parametri negoziati a Maastricht, in altre condizioni economiche e politiche. E’ attuale il suo pensiero, così come si afferma con particolare chiarezza l’originalità della sua leadership, se si raffrontano i complessi anni ’70 e ’80 di fronte a quest’ultimo ventennio, che ha disatteso ogni speranza suscitata. Bettino Craxi oggi è sepolto in una terra che sta muovendo i suoi primi passi con coraggio verso una democrazia moderna. E il sentimento di amicizia, assieme alla spinta verso una definitiva emancipazione dei popoli mediterranei, fu uno dei grandi temi e obiettivi della sua politica estera. Un nuovo sistema elettorale italiano che recuperi il modello dell’elezione comunale e un moderno presidenzialismo potrebbero rappresentare l’architrave di un sistema politico rinnovato e adatto ai nostri tempi. Esattamente quanto propugnava Craxi, che era avanti di 20 anni di fronte al fallimento riformista di questi ultimi decenni e agli insopportabili ‘valzer tattici’ di questi giorni. Craxi e il Psi furono i fondatori del Partito del socialismo europeo, il più grande movimento di progresso del nostro continente. Chi si sta apprestando ad aderire, ha sostenuto che lo fa perché intende cambiare il Pse, quindi la sua natura: è una necessità di cui i socialisti, europei e italiani, non sentono alcun bisogno.




Responsabile politica estera del Partito socialista italiano
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