La visita negli Usa della presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, era un appuntamento da affrontare per chiarire molte cose. E cioè che, a prescindere dalle dichiarazioni ufficiali, si sta cercando di capire dove 'caspita' voglia andare a parare il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il quale appare, come minimo, in piena confusione. Il nostro giudizio è severo, indubbiamente. Soprattutto, alla luce di una visione economica complessiva che tende a ripiegare verso l’autarchia e il protezionismo, chiudendosi irresponsabilmente in un recinto obsoleto, giustificato solamente dalla concorrenza sleale del nemico cinese. Un nemico individuato con notevole ritardo, poiché ormai ha invaso il mondo con i suoi prodotti a basso costo. E quando ciò avviene, soprattutto in economia, i rischi di generare danni ancora peggiori sono dietro l’angolo, come abbiamo già visto in questo primo 'scorcio' di amministrazione Trump. Tuttavia, giunti a questo punto, vorremmo far presente alle forze progressiste che questa deriva reazionaria è causata anche da una certa tendenza a farsi burocrazia in forme quasi aristocratiche, esponendo i ceti popolari alla semplificazione e alla disinformazione delle destre di tutto il mondo. La sinistra mondiale, purtroppo, ha finito col chiudersi a ogni confronto, dimostrando una mancanza totale di ogni tipo di risposte laburistiche, sostanziali, valoriali o di merito. Anche la peggior gerarchia repressiva, classista o paramilitare che sia, può risultare premiante per gli elettori rispetto a forme di élitismo le quali, anziché premiare i comportamenti migliori, si limitano a considerarli frutto di ordinaria amministrazione o di mero dovere del singolo cittadino, lasciando le cose sostanzialmente come stanno, anche e soprattutto a livello sociale. In pratica, a sinistra vige una sorta di conservatorismo: un formalismo che confonde il principio di eguaglianza con la più mediocre superficialità, alimentando un dibattito a spirale e una polarizzazione eccessiva. Non è solamente una questione di saper tenere i nervi saldi. C’è anche un’impostazione che riemerge regolarmente e che si finge di non vedere: un italo-marxismo 'grigio', che mescola i comportamenti virtuosi inglobandoli all’interno di una normalità che diviene inefficace mediocrità, accompagnata da una sordità di atteggiamenti esattamente speculari a quelli delle destre. Non basta sperare che la gente si accorga, per televisione o sui giornali, che il presidente degli Stati Uniti sia un uomo insensibile a ogni sano principio di verità e di realtà, per provocare un risveglio delle coscienze: ci dispiace, ma non è così. Le rivoluzioni vanno provocate, non esaltate a cose fatte, limitandosi a ringraziare qualcuno che si è sacrificato per tutti - spesso mantenendolo ai margini - per esaltare il leader di turno o il politico del momento: non si spiegherebbe, altrimenti, il 'cannibalismo' interno nei confronti dei tanti segretari nazionali del Partito democratico, prima esaltati e poi subito sconfessati o ripudiati. La verità è che, a sinistra, chi si comporta bene viene, al massimo, ringraziato e congedato, pur di mantenere il controllo interno delle leve di potere rimaste nel Partito. Invece, a destra, spesso basta la sufficienza per giustificare una promozione al grado di caporale, poi di caporal maggiore e, infine, a sergente, favorendo la formazione di un ceto di sottoufficiali o di colletti bianchi. E’ sempre stato questo il vero segreto delle destre: fornire un minimo di potere a tutti, con annessa possibilità di abusarne. A sinistra, invece, ci si chiude all’interno di moralismo da primi della classe, che non cambia affatto le condizioni dei compagni seduti agli ultimi banchi: nemmeno ti passano la versione durante il compito in classe. Ecco perché è stata necessaria, negli anni passati, l’emersione di un movimento politico alternativo, pur di provocare qualche intervento redistributivo e realizzare qualche provvedimento di aiuto per lavoratori e disoccupati. Quel che resta sul terreno concreto è una sinistra che non riesce proprio a fare i conti con se stessa, che si trasforma in una sorda burocrazia che giunge persino, in qualche caso, a far saltare la distinzione tra pubblico e privato. In forme poco visibili, ma perfettamente paragonabili ai grandi conflitti di interesse delle destre. Le quali, con Donald Trump, hanno ormai raggiunto i propri vertici più mostruosi e criminali. Stando così le cose, una sinistra di tal genere non serve a nulla, poiché la sua rielaborazione dottrinaria in chiave socialdemocratica e riformista risulta avvenuta solo parzialmente. Per apparire più movimentisti e meno burocratici, bisognerebbe essere più umanitari, più mutualisti, più anti-collettivisti. In una parola: più liberalsocialisti, prendendo le mosse dalle potenzialità del singolo individuo. Per principio e non solamente per carità divina o per puro caso.