Quello del teatro italiano è un ambiente che mantiene, nonostante le note difficoltà, tutto il suo fascino, la sua ricchezza popolare, il suo valore formativo autentico di artisti e personaggi destinati a raccontarci la nostra vita quotidiana, le nostre fasi più critiche e problematiche, le nostre emozioni più intense e profonde. E’ dunque il regno dei ‘talenti emergenti’ più veri, come nel caso dell’attrice Cristiana Vaccaro, un ‘ciclone’ di comicità, bravura e spiccata simpatia che, da alcuni anni, si sta imponendo all’attenzione del pubblico romano. E non solo di quello.
Cristiana Vaccaro, si sta parlando molto, negli ambienti teatrali della capitale, della tua nuova commedia brillante: “Scusa, sono in riunione, ti posso richiamare”? Puoi spiegarci di cosa si tratta?
“E’ una commedia molto divertente, scritta da Gabriele Pignotta, che sarà in scena dal prossimo 14 aprile sino al 10 maggio al teatro Manzoni di Roma e, dal 12 maggio, al teatro Gioiello di Torino. Racconta la storia di cinque trentacinquenni, ex compagni di Università, che dopo gli indimenticabili anni di studio trascorsi insieme decidono di puntare tutto sulla carriera, scoprendo molto presto di essere finiti nel ‘frullatore’ di un’esistenza troppo stressante per riuscire ad essere realmente felici. Esattamente come accade a tutti noi ogni giorno, i protagonisti corrono in continuazione da un impegno all’altro, non hanno mai tempo per nessuno e l’unica cosa che sanno rispondere è: “Scusa, sono in riunione: ti posso richiamare”? La scorsa stagione è andata molto bene al teatro de’ Servi e allo Spazio Zero, mentre quest’anno siamo in scena al Nino Manfredi di Ostia fino al 29 marzo, dal 14 aprile e per un mese intero al teatro Manzoni di Roma, mentre a maggio ci spostiamo al teatro Gioiello di Torino”.
Oggi, tu stai finalmente raccogliendo il successo che meriti: consiglieresti dunque ai giovani la professione di attore/attrice?
“E’ sicuramente una delle professioni più divertenti e affascinanti, sotto tanti punti di vista: è un lavoro che ti mette sempre alla prova con te stessa, che ti dà la possibilità di ‘giocare’ analizzando profondamente l’animo umano, ma è anche una professione precaria e molto faticosa. Non hai mai certezze e può capitare di ricevere molte porte ‘in faccia’. Bisogna essere molto determinati, cercando di non perdere mai il proprio equilibrio. Diciamo che suggerirei di capire davvero se la scelta di un mestiere come questo sia dettata da una reale necessità. Consiglierei di studiare, di frequentare una scuola che possa mettere alla prova seriamente questo desiderio e che metta in contatto con le reali difficoltà di questo mestiere, lasciando da parte il ‘romanticismo’ e la ‘fascinazione’ iniziale…”.
Chi ti conosce personalmente, di te apprezza la grande simpatia umana ed anche una divertente intelligenza ‘estemporanea’: queste caratteristiche ti hanno aiutata nel formare la tua esperienza professionale, oppure ritieni che, nel corso della tua carriera, ti abbiano limitata verso dei ruoli brillanti senza darti modo di esprimerti anche in altri generi?
“Credo che non possano che avermi aiutata. In ogni caso, ho avuto modo di esprimermi anche in generi diversi, come la tragedia o il dramma, ma solo in questi ultimi 3 anni ho scoperto di essere portata per la commedia e di divertirmi moltissimo”.
Esiste ancora la vecchia ‘scuola’ dell’avanspettacolo, che ha sfornato autentici talenti popolari come Totò, Peppino De Filippo, Anna Magnani e Aldo Fabrizi?
“Direi di no: oggi la famosa ‘gavetta’ la fanno in pochi. C’è un modo molto più veloce per raggiungere la fama: la televisione. Il problema, però, è che con la stessa velocità con cui la raggiungi, poi la perdi, perché il più delle volte è fondata sul nulla”.
Cosa pensi della condizione culturale del nostro Paese?
“La nostra situazione non è delle migliori: in Italia, la cultura non è protetta, non viene sostenuta ed è poco finanziata. Quel che non si riesce a capire è che la cultura è la base per far crescere un Paese in una maniera sana e intelligente. Mi dispiace ammetterlo, ma penso che l’Italia sia molto indietro rispetto al resto dell’Europa. Siamo ‘incastrati’ e legati da politici ‘bigotti’, superficiali, impegnati solo nell’affermazione di se stessi. La cosa che più mi spaventa è proprio l’informazione, quasi tutta ‘schierata’ e nessuno si accorge di dipendere, ancora oggi, da ideologie che lo manovrano”.
Dove sta andando il teatro italiano?
“Il teatro italiano sta facendo i ‘salti mortali’ per restare in vita, anche se sta attraversando un momento pieno di idee nuove e di proposte interessanti. I finanziamenti pubblici sono insufficienti e i media non gli dedicano la giusta attenzione. Il teatro è uno dei momenti più alti nel rapporto con la collettività: è sempre stata una forma d’arte popolare e continua a conservare un grande senso di libertà, libertà di espressione e di idee, quindi dev’essere sostenuto e promosso”.
Essere delle donne intelligenti aiuta veramente, nel mondo dello spettacolo?
“Ma che cos’è, in fondo, il ‘mondo dello spettacolo’? Già questa definizione mi fa orrore. Quando sento frasi del tipo: “Mi piacerebbe entrare a far parte del mondo dello spettacolo”, oppure “noi del mondo dello spettacolo”, inorridisco. Esistono delle persone che fanno il mestiere dell’attore o del cantante e sono dei bravi artigiani o degli ottimi ‘mestieranti’. Poi ci sono gli artisti veri, che sono molto rari, ma che fanno parte del mondo e basta. In ogni caso, diciamo che qualità come la volontà, il talento, l’intelligenza, la creatività e l’intuito aiutano molto, nello spettacolo come nella vita”.
E in amore?
“In amore è meglio non essere troppo complicati”.
Chi è Cristiana fuori dalla scena teatrale? Cosa fa? Quali amici frequenta?
“Mi piace uscire, stare con i miei amici, andare a ballare, al cinema, a teatro e, appena posso, scappare al mare: sono un’iperattiva per natura”.
Come mai, dopo un paio di fidanzamenti ‘lunghi’, oggi hai deciso di vivere da single? E’ una cosa che sta andando ‘di moda’, oppure il rapporto di coppia è veramente entrato in crisi come si dice in giro?
“Non lo so. Forse siamo diventati tutti troppo esigenti, viziati, concentrati su noi stessi e sui nostri bisogni: non sappiamo più cosa sia il senso del sacrificio. Siamo terrorizzati dal prenderci delle responsabilità e preferiamo costruire dei ‘fantarapporti’ su Facebook o Myspace, nascondendoci dietro un monitor. O forse, le donne non si accontentano più come una volta e avanzano richieste sentimentali e di dialogo che non sempre gli uomini riescono a comprendere e a soddisfare. Per gestire in maniera costruttiva un rapporto, bisognerebbe trovare un proprio equilibrio e una propria consapevolezza. Io, in questo momento, sono nella fase: ‘lavori in corso’…”.