Arturo Diaconale

Per i giornali è tempo di endorsement. Lo ha fatto “L’Economist” in favore di Walter Veltroni ad ulteriore e definitiva conferma che il settimanale conservatore della grande finanza anglosassone non capisce un beato tubo della politica italiana. Lo ha fatto “Il Riformista” ribadendo legittimamente la propria dichiarata e ripetuta scelta di campo ma non rinunciando, a futura memoria, a criticare la campagna elettorale del candidato Premier del Partito Democratico. E lo ha fatto l’intera grande stampa nazionale, quella dei giornali di proprietà dei grandi gruppi bancari, economici e finanziari, imitando “L’Economist” ed il “Riformista” e schierandosi al fianco di Walter Veltroni. Si dirà che non si è trattato di un endorsement esplicito. Almeno fino ad oggi, ad esempio, “Il Corriere della Sera” non ha ripetuto l’appello agli elettori a votare per il Pd che Paolo Mieli lanciò alla vigilia del voto del 2006 in favore del centro sinistra di Romano Prod. E “ La Stampa”, “la Repubblica” con la sua catena di quotidiani locali ed il “ Messaggero” con la filiera delle testate del gruppo Caltagirone, non si sono espressi apertamente contro il partito di Silvio Berlusconi e per il successo dell’ex sindaco di Roma. Il loro, però, è stato un endorsement addirittura più evidente di quello compiuto a suo tempo dal quotidiano di via Solferino. Non è passato un solo giorno della campagna elettorale che le pagine dei grandi giornali dei cosiddetti “poteri forti” abbiano messo in bella luce il programma, le parole, gli atteggiamenti ed i comportamenti del leader del Pd e, contemporaneamente, non abbiano strumentalizzato in maniera critica il programma, le parole, gli atteggiamenti ed i comportamenti del Cavaliere. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti. Dalla battuta di spirito di Berlusconi sull’opportunità che le precarie sposino i milionari fino alla falsa polemica sul riferimento di Berlusconi alla malattia di Bossi, dalla faccenda dei fucili dello stesso Senatur alla scherzosa osservazione dell’incontinente candidato Premier del Pdl sulla superiore avvenenza delle donne del centro destra rispetto a quelle di centro sinistra, il solo impegno della grande stampa è stato quello di sputtanare Berlusconi ed esaltare Veltroni. Non si discute, ovviamente, sulla legittimità di questa scelta. In democrazia ogni opinione va rispettata. Si discute, semmai, sulla trasparenza della scelta in questione. E sulla sua motivazione più profonda e reale. L’endorsement di questi grandi giornali non è stato aperto, lineare, cristallino. Come quelli del “L’Economist” e del “Riformista”. E’ stato camuffato, mimetizzato, nascosto sotto una presunta completezza dell’informazione che si è risolta in una corsa ad esaltare le sciocchezze e le strumentalizzazioni delle sciocchezze stesse a scapito della discussione sui problemi effetti del paese. E questo comportamento, che ha trasformato la campagna elettorale nella sagra delle minchiate, non è dipeso dal tentativo di salvare il ruolo della stampa d’informazione che cerca di rimanere al di sopra delle parti. E’ stato il frutto del tentativo dei “poteri forti”, attraverso i loro terminali mediatici, di pilotare il voto nella direzione di contenere il più possibile la prevedibile vittoria del Pdl arrivando, possibilmente, ad una situazione di pareggio al Senato. Apparentemente sembrerebbe che in questo modo i “poteri forti” vogliano favorire le “larghe intese” nella prossima legislatura per fare le riforme e dare un governo stabile al paese. Nei fatti è più facile che chi ha prosperato in questi anni grazie alla precarietà del sistema politico punti a perpetuare questa instabilità per non perdere i propri privilegi. Questo non significa compiere un endorsement preventivo contro l’ipotesi che dopo le elezioni Pdl e Pd possano trovare un accordo per governare il paese. Significa mettere in guardia contro il pericolo che si arrivi alle larghe intese non per fare gli interessi di tutti ma solo quelli dei soliti noti delle banche e della finanza.




(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 9 aprile 2008)
Lascia il tuo commento

robert mc curion - torino - Mail - lunedi 21 aprile 2008 20.57
Il problema vero del PAESE è l'ipocrisia, nata dalla plurisecolare in-cultura cattolica
che ha interpretato il detto evangelico "non far sapere alla dx quel che fa la sx" come principio delle "mani libere" e quindi del giudizio non secondo
verità e giustizia, ma secondo convenienza. Salvo poi arrampicarsi sugli specchi per giustificare il proprio comportamento. Leggo su un vecchio numero de "LA STAMPA" (25.1.08)che l'imputato Luca CASARINI parla così del PM che lo ha portato a giudizio. " Ho sempre considerato FIORDALISI una piccola persona miserabile dal punto di vista culturale e inquietante dal punto di vista psicologico e le sue richieste confermano questo giudizio" L'ANM, il CSM, il duo CASELLI-VIOLANTE ha detto
qualcosa. Silenzio. Ma quanta canea x un'affermazione simile di S.B.!


 1