Vi è un’isola in mezzo all’Oceano Atlantico dove esistono delle piramidi che, per lungo tempo, sono rimaste ignote all’uomo e che, probabilmente, molti ancora non conoscono. Sicuramente, molto meno note della necropoli di Giza e della più simile struttura della ‘città perduta degli Inca’: Machu Picchu. Nell’arcipelago delle isole Canarie, a Tenerife, si può scoprire uno splendido tesoro nascosto che ci porta a indagare 67 mila metri quadrati colmi di mistero: le Piramidi di Güímar. Queste strutture si distinguono per la loro disposizione e il loro orientamento, evocando un legame quasi magico con altre costruzioni iconiche sparse per il pianeta. Racchiudono misteri profondi che ci portano indietro nel tempo, all’epoca in cui i popoli più antichi costruivano monumenti colossali per venerare il sole o come parte di complessi rituali. A Tenerife, il loro orientamento verso il tramonto del solstizio d’estate e la presenza di scalinate cerimoniali rivolte a est, come nelle piramidi del nuovo mondo, suggeriscono come queste strutture non siano semplicemente 'cumuli di pietre' lasciati dai contadini, come molti inizialmente credevano. Scoperte nel 1998, si possono oggi visitare in quanto parco etnografico e giardino botanico, colmo di percorsi naturalistici e storici. Una volta attraversata la soglia di questo curato museo, si viene trasportati in un mondo di endemismi, di piante esotiche e velenose. Così come molti ritrovamenti antropologici, storie sulla navigazione e tradizioni locali, curiose piramidi sono state costruite nel tempo, in modi simili, ma in diversi luoghi del mondo. A dare una nuova vita a queste piramidi - e al dibattito intorno al loro significato - è stato il norvegese Thor Heyerdahl, esploratore, antropologo e visionario. Fondatore del parco etnografico che oggi ospita le Piramidi di Güímar, il nordico Heyerdahl ha dedicato la sua vita a dimostrare che gli oceani non furono mai una barriera invalicabile per le antiche civiltà. Attraverso i suoi viaggi sperimentali, come quello dell’Ana Barca nel 1947 o delle imbarcazioni Ra negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, egli dimostrò che fragili barche costruite con materiali naturali – come il papiro in Egitto o gli steli in America del sud – potevano attraversare i mari, collegando culture lontane e dando vita a un interscambio di idee pratiche e tecnologie. La sua avventura più celebre, il viaggio della barca Ra, partì dal Marocco e raggiunse quasi le Indie occidentali, dimostrando che, seguendo le correnti oceaniche e gli alisei, anche le antiche civiltà africane avrebbero potuto intraprendere rotte transatlantiche. Le sue intuizioni trovarono riscontro in dettagli sorprendenti: gli indigeni dell’isola di Pasqua raccontavano di antenati che attraversavano l’oceano con fragili barche di steli identiche a quelle costruite in Perù; nelle tombe dei faraoni egizi, si trovavano raffigurazioni di imbarcazioni simili a quelle usate dagli Aymara del lago Titicaca; e persino nelle isole Canarie furono rinvenuti sigilli e manufatti ceramici straordinariamente simili a quelli dell’antico Messico. Le Piramidi di Güímar si inseriscono, dunque, in questo contesto, come un possibile punto d’incontro tra le culture del vecchio e del nuovo mondo. La loro forma e disposizione suggeriscono un culto del sole, ma anche un sapere tecnico condiviso, o forse comune, tra popoli che attraversavano i mari ben prima di quanto si creda. Le somiglianze non si fermano all’architettura: tecniche come la mummificazione e la chirurgia cranica (la trapanazione, ndr) erano padroneggiate sia in Africa che nelle Americhe, mentre la raffigurazione di divinità bionde e barbate nelle antiche culture messicane e peruviane evocano storie che, ancora oggi, sfidano la nostra comprensione del passato. Heyerdahl era convinto che gli oceani, lungi dall’essere una barriera, fossero come dei grandi fiumi di acqua salata che collegavano i continenti. Le sue spedizioni non intendevano dimostrare che gli Egizi avessero costruito le piramidi del Messico o del Perù, ma suggerire che queste meraviglie potessero condividere un’origine comune, radicata in un passato remoto che abbiamo appena iniziato a esplorare. Visitare le Piramidi di Güímar significa immergersi in un mondo dove archeologia, astronomia e storia si intrecciano. Il parco etnografico che le ospita è un omaggio al sogno del suo creatore e una porta aperta verso un passato affascinante. Luoghi come questi sono in grado di connetterci con il nostro 'fanciullino' interiore: quello senza paure, sempre pronto all’avventura. Risvegliano quell’atavico desiderio di esplorazione dei 'sapiens'. Ci ricordano che la Storia, spesso, è molto più connessa di quanto immaginiamo e che la curiosità umana è il vero motore della scoperta.