Dalla patria della
Fiat al tacco dello
Stivale è tutto un proliferare di
accuse, controaccuse, negazioni, affermazioni, di
“non prendiamo lezioni da nessuno”, di
giornalisti che prendono le parti della
destra, di
giornalisti che prendono le parti della
sinistra, di un
centro che vuole
'mangiare' sia a
destra, sia a
sinistra, di formazioni
‘rossobrune’ che sostengono
candidati sindaci fratelli di
ministri invisibili persino in vita. Poi,
aneliti di pace tramite
slogan elettorali, conditi da
urla in televisione e
diffide legali; poltronifici travestiti da sedicenti
Stati Uniti d’Europa (tutto con rigorosa lettera minuscola) che dureranno il tempo di un
battito di ciglia; le solite consuete
diatribe televisive tra quel
giornalista furbissimo, quell’altro
intelligentissimo e la
docente universitaria – ché van tanto di moda di questi tempi, perché
fa cultura. A offuscare tutto questo
'ben di dio', le consuete
uscite geniali del
Pd che non andrà più al
Tg1 (vediamo quanto dura…), perché ha
“aperto” col titolone su
Bari: forse era meglio quello su
Torino? E le grida della
premier, che farà man bassa di voti alle
europee prima di suicidarsi, anche lei, come
Salvini. E le varie
mozioni di sfiducia sulla
ministra indagata, che ha il suo
business nel
turismo ed è
ministra del Turismo (per competenza, cosa pensate?). E via così: tutta una
‘pisciatina di cane’ a marcare un
territorio che è già preso da qualcun altro. E si fa la guerra
all’Antimafia, che magari se n’è persino accorta. Che a qualcuno
importi del Paese è l’unica cosa che non si può dire, finché continuerà questa
fiera degli impresentabili.