Emanuele Pecheux

Nel 2002, il Leone d’oro della Mostra del cinema di Venezia fu assegnato a ‘Magdalene’, un film denuncia sui collegi irlandesi degli anni Sessanta in cui suore sadiche (e qualche sacerdote) seviziavano moralmente e fisicamente le ragazze ‘perdute’ che finivano in quei luoghi. Si scatenò un festival di commenti indignati innescati dall’Osservatore Romano tra cui spiccò, more solito, quello dell'ineffabile cardinale Ersilio Tonini che, senza aver neppure visto il film, sentenziò: “Anche il neorealismo raccontava miserie, ma era tutta un’altra ispirazione. Negli orfanotrofi italiani, dove sono stato anche confessore, c’era certo disciplina, inevitabile per ragazze o ragazzi che spesso provenivano da situazioni sociali degradate, ma mai sopraffazione”. Era ed è lecito dubitarne, considerato che in altri luoghi di sofferenza, come ad esempio all'istituto per sordomuti Antonio Provolo di Verona avveniva, se possibile, anche di peggio di ciò che è rappresentato dal film: per mezzo secolo, fino al 1984, bambine e bambini sordomuti, a leggere il documentato e agghiacciante dossier pubblicato da 'L'Espresso', subirono da preti e assistenti ogni sorta di gravi e ripetute molestie sessuali, con relative sevizie. Turpi pratiche che si svolgevano in tutti gli spazi dell’istituto, perfino sotto l’altare o in confessionale. In queste ore, molto si dice e si è detto sul caso Englaro. Dopo la coraggiosa presa di posizione della Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, sconcerta la dichiarazione del Cardinale di Torino, Severino Poletto, che ha affermato: “Andare contro la legge di Dio significa andare contro l’uomo. Dunque, se le due leggi entrano in contrasto è perché la legge dell’uomo non è una buona legge e si rivelerà tale dai suoi frutti”. Nel 2002, le polemiche attorno ad un film sembrarono un po’ troppo sopra le righe, compresa la dichiarazione di Peter Mullan, il regista di ‘Magdalene’, che affermò che “non c’è tanta differenza fra Chiesa cattolica e talebani”. Oggi, dopo avere appreso quanto va affermando il cardinal Paletto, sembra evidente come nella gerarchia qualche tentazione di matrice fondamentalista abbia già attecchito. E se, finalmente, i Principi della Chiesa, anziché continuare nella pratica delle ‘molestie clericali’ nei confronti dello Stato italiano, delle sue leggi e dei suoi cittadini si preoccupassero, stavolta non per finta, di estirpare la ‘malapianta’ della pedofilia, radicata all’interno del clero, alla luce delle sempre più frequenti denunce di (passate e presenti) molestie sessuali sui minori, magari tornando a fare, come chiedeva nel film ‘In nome del Papa Re’ Nino Manfredi, nei panni di Mons. Colombo da Priverno, “solo li preti”?


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