Vittorio Lussana

Al via la proiezione del film ‘Velia Titta vedova Matteotti’: un invito al coraggio dell’opposizione per la costruzione di un’Europa e di un mondo migliore

E’ in una ‘memoria agita’ o in una ‘memoria in azione’ che si sintetizza la sinossi dell’ultimo film di Vittorio Pavoncello, dove attraverso il racconto dinamico della vita di Velia Matteotti, vedova di Giacomo Matteotti, si trovano spunti di riflessione su tematiche estremamente attuali. La pellicola diviene, oggi più che mai, un invito aperto al coraggio dell’opposizione, al contrasto contro la violenza delle guerre, alla speranza per la costruzione di un’Europa e di un mondo migliore. L’appuntamento è previsto per il 27 gennaio 2025, quando in occasione della Giornata internazionale della Memoria, il film di Vittorio Pavoncello sarà presentato a Roma presso la Camera dei deputati, alla presenza del ministro Andrea Abodi e con gli interventi degli onorevoli Federico Fornaro, Roberto Morassut, vicepresidente della Fondazione ‘Giacomo Matteotti’ Ets (Ente di terzo settore, ndr), Federico Mollicone, presidente della VII commissione parlamentare (Cultura, scienza e istruzione), Alberto Aghemo, presidente della Fondazione ‘Giacomo Matteotti’ Ets e Ivelise Perniola, docente di Storia del cinema all’Università Roma 3, oltre all’attore Giorgio Tirabassi. La realizzazione della pellicola è stata possibile grazie a Ecad e Zivago Film, con un contributo del ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, attraverso la struttura di missione ‘Anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali’, in occasione delle celebrazioni del centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (1924-2024). Ma c’è un’altra unicità in questa proiezione: oltre a Giorgio Tirabassi, voce del coraggioso deputato socialista, ad Andrea Ruggeri, nel suo doppio ruolo di Titta Ruffo (fratello di Velia e apprezzato baritono dei primi decenni del secolo scorso) e di Domenico De Ritis, la spia fascista infiltrata in casa Matteotti, la figura di Velia Titta, vedova di Matteotti, risulta interpretata dalla compagnia ‘Theaterforinclusion’, un gruppo di donne ucraine rifugiatesi in Italia dal 2022. Le attrici sono: Anzhelika Alona Kriuchkova; Azaieva Beksultanova; Ewa Olena; Irina Shapovalova; Iryna Shapovalova; Nadia Lupan; Olena Melnyk; Olga Kurovska Vecheria; Ulyana Firych; Yuliia Nosyk; Аnastasiia Petrovet. Fra gli altri interpreti, Marco Macauda e Maurizio Venturini, mentre Giulio Bottini è alla direzione della fotografia e le musiche sono di Roberto Mongardini.

Vittorio Pavoncello, come e quando ‘Velia Titta vedova Matteotti’ da semplice idea si è tradotta in pellicola?
“Sapevo delle celebrazioni dei cento anni dall’assassinio di Giacomo Matteotti. E sapevo anche che alcuni progetti teatrali erano in corso. Così, per non creare sovrapposizioni, ho ritenuto che fare un film avrebbe costituito un’opportunità e un qualcosa che non c’era. Su Giacomo Matteotti c’è il noto film ‘Il delitto Matteotti’, per la regia di Florestano Vancini, interpretato da Franco Nero. Ma su Velia Titta non c’era nulla. Invece, a me interessava molto approfondire quella situazione, molto attuale, dei rapiti, degli ostaggi, delle persone che scompaiono, gli stati d’animo che vivono i congiunti, nella trepidazione dell’attesa di avere notizie. In un’epoca come la nostra, dove ci sono miliardi di notizie, l’informazione sullo stato psichico e di salute di una persona sottratta è un’assenza dolorosa. E l’informazione che si trasforma in istruzione, propaganda, retorica e apprendimento, è molto presente nella vita dei personaggi del film”.

Cosa comporta, per la sua esperienza personale e artistica, rivivere la Shoah?
“Mi occupo artisticamente della Shoah sin dal 2000, cioè da quando Furio Colombo, primo firmatario della legge, fece istituire per legge ‘Il giorno della Memoria’. Da allora è iniziata una costante riflessione non solo sulla memoria storica, ma anche sulla memoria in generale. Proprio per questo motivo dirigo una collana per la casa editrice ‘All Around’, che si chiama ‘Stati Generali della Memoria’. Ho capito anche di più sulle relazioni umane, che possono cambiare repentinamente e trasformarsi, per esempio, in un viaggio verso Auschwitz, dove morì mio nonno, al quale ho dedicato il romanzo: ‘Profumo di fascismo e sali del Mar Morto’ (All Around Edizioni, 2021)”.

Cosa ha significato per lei lavorare a contatto con le attrici rifugiate ucraine e quanto questa proiezione è importante anche per loro?
“Collaboro con loro ormai dal 2022: erano appena scappate dalla guerra, trovando rifugio e accoglienza qui da noi, in Italia. Iniziare insieme a loro un laboratorio era il mio modo di contribuire alla resistenza dell’Ucraina contro la guerra di aggressione subita. Per loro e per me è stato come stabilire un rapporto umano attraverso la creatività del teatro. Dover vivere e rivivere sulla scena la loro condizione di rifugiate è stato, all’inizio, doloroso, ma anche un modo di riacquisire una identità, avendo lasciato tutto in Ucraina. Questo è stato il tema del primo spettacolo che abbiamo realizzato con il sostegno del Teatro di Roma a Villa Torlonia, dal titolo: ‘Women in selfie’...”.

Qual è il tratto che ha voluto maggiormente valorizzare della vedova Matteotti? E perché?
“Lo stato onirico, paradossale, di perdita di coscienza e d’identità di chi si trova improvvisamente di fronte al rapimento di un congiunto che, inevitabilmente, richiama una tensione verso pensieri di violenza e di morte della persona cara. In sostanza: la sospensione del tempo, che inizia a essere vissuto in altro modo”.

Cosa si aspetta dall’evento del prossimo 27 gennaio?
“Mi aspetto che in chi vedrà il film si venga a creare una maggior consapevolezza sulle conseguenze delle azioni che si commettono, come per esempio l’adesione al fascismo e al totalitarismo in generale. Per ciò che riguarda il film, mi aspetto che dopo la presentazione istituzionale, come è giusto che sia trattandosi del deputato Giacomo Matteotti, possa andare nelle sale. E che per il gruppo ‘Theaterforinclusion’ diventi una ulteriore possibilità, per queste donne, di trovare un momento di benessere in un tempo dove le loro vite appaiono, ancora, senza futuro”.




(intervista tratta dal sito www.funweek.it)

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