Chiara GenoveseAi più giovani, la parola ‘Emoscambio’ non dice nulla. Eppure, fino a qualche decennio fa, trovarla scritta su un muro era un vero e proprio tormentone. Campeggiava ai lati delle autostrade, in particolare nel nord d’Italia. Rigorosamente tracciata con la lettera greca 'sigma' al posto della 'E' iniziale, era impossibile non notarla. Almeno la prima volta: dopo un po', vederla diventava un'abitudine, tanto che il passante smetteva di interrogarsi in merito. Ma, per il viaggiatore che si imbattesse per la prima volta nella misteriosa scritta, era naturale porsi la fatidica domanda: che cos’è l’emiscambio? Talvolta, accanto alla scritta, compariva un numero telefonico con prefisso di Milano. E la persona curiosa che avesse provato a telefonare, avrebbe sentito una voce ‘preregistrata’ dargli il benvenuto nel fantomatico Istituto italiano di Fisiologia. La voce invitava poi l'interlocutore a inviare una quota di 10 mila lire a una casella postale presso l'aeroporto di Linate (Mi) insieme al proprio indirizzo, in modo da ricevere alcune ‘brossure’ informative da parte dell'istituto stesso. L'istituto praticava, o così sosteneva, l'emoscambio: una presunta pratica medica che prometteva di preservare chiunque vi si sottoponesse in un perfetto stato di salute. Ma non solo: secondo il suo ideatore, l'emoscambio sarebbe stato in grado di sconfiggere qualsiasi patologia, mantenere la giovinezza e, persino, garantire l'immortalità. La pratica consisteva nello scambio periodico di una piccola quantità di sangue tra individui non consanguinei appartenenti allo stesso gruppo sanguigno, rigorosamente di sesso opposto e con struttura fisica simile. Un'idea piuttosto inquietante, specialmente se si considera che, in quel periodo storico (parliamo del periodo intercorso tra gli anni ‘70 e i ’90 del secolo scorso) lo spettro dell'Aids era più presente che mai. Questo scambio di sangue (emoscambio, appunto) avrebbe rafforzato il sistema immunitario e ringiovanito il fisico. Il sangue maschile, infatti, conterrebbe alcune sostanze mancanti in quello femminile e viceversa. Pertanto, l'emoscambio tra individui di sesso opposto era l'unico modo per ottenere tutte le componenti necessarie per mantenerci giovani e sani. Persino immortali. O almeno, questa era l'idea del fondatore dell'Istituto italiano di Fisiologia. Di lui conosciamo il nome: Vito Cosmai. Dalla lapide sulla sua tomba, situata in un cimitero di Milano, possiamo conoscerne la data di nascita - il 20 dicembre 1938 - e quella della morte, avvenuta il 2 febbraio 1999. Queste sono le uniche informazioni certe in nostro possesso: il resto risulta avvolto nella nebbia. Oltre al nome e a queste due fatidiche date, della figura di Vito Cosmai sappiamo ben poco. Possiamo ragionevolmente desumere che fosse un personaggio eccentrico. In gioventù, aveva lavorato per qualche tempo in un'industria tessile di proprietà del padre, secondo quanto afferma un trafiletto sul ‘Corriere della sera’ risalente al 1975. Fu una delle rare occasioni in cui la stampa si interessò a Cosmai e ai suoi bizzarri studi. Eppure, questo strano personaggio non faceva nulla per evitare di attirare l'attenzione su di sé. Oltre alle scritte sui muri e ai volantini, teneva incontri settimanali presso il suo appartamento in provincia di Milano, dove arringava i presenti sul credo dell'Istituto italiano di Fisiologia. In un'occasione, giunse addirittura a scrivere ad alcuni parlamentari dell'epoca, per informarsi su quale fosse il loro gruppo sanguigno. L'idea di sconfiggere la morte gli era venuta in seguito a un brutto episodio vissuto da ragazzo, quando aveva rischiato di morire a causa di un'ulcera. Così, si era convinto che nessuno dovesse più morire e aveva cominciato a studiare un modo per renderlo possibile. Per farlo, si basò sulle idee del biologo e filosofo russo Aleksandr Bogdanov, che vedeva nelle frequenti trasfusioni di sangue l'elisir della giovinezza che Cosmai aspirava a scoprire. Questo è più o meno tutto ciò che sappiamo sulla vita di Cosmai. Nei suoi anni più prolifici, scrisse e diede alle stampe ben tre libri, uno dei quali recante l'autocelebrativo titolo ‘Il Vangelo secondo Vito Cosmai’. Queste opere ci avrebbero sicuramente fornito informazioni più precise sull'emoscambio e sul suo ideatore, ma sono andate perdute, forse in possesso di pochi fortunatissimi collezionisti. Ammesso che siano mai realmente esistite. Degli scritti di Vito Cosmai risalenti a quell'epoca rimane, oggi, un'unica testimonianza: un volantino dell'Istituto Italiano di Fisiologia: un vero e proprio cimelio che, però, lungi dal dare risposte, suscita nuove domande sul mistero di Vito Cosmai e dell'emoscambio.

L'amplesso fisiologico
In questo vecchio volantino si parla ampiamente di un altro degli argomenti che stava a cuore a Vito Cosmai. A causa della sua pruriginosità, un aspetto della 'setta' dell'emoscambio è, ancora oggi, rimasto impresso nella memoria dei più. Si tratta della Tecnologia dell'amplesso fisiologico (abbreviato in Taf). Secondo Cosmai, infatti, esisterebbe un'unica posizione 'naturale' per consumare un rapporto sessuale: vale a dire, quella in cui la donna volge le spalle al partner. Ma non solo: la tradizionale posizione detta del 'missionario', considerata contro natura, sarebbe causa di numerose malattie, nonché di invecchiamento precoce. Questo punto era fondamentale per Cosmai, tanto che egli prometteva ai suoi adepti di conferire loro il titolo di ‘Professore in Taf’, a patto di superare una singolare prova. L'esame consisteva nel consumare un rapporto sessuale nella 'posizione fisiologica', mantenendosi in equilibrio su delle corde poste in bilico sopra una montagna di letame. Chi fosse riuscito a portare a termine il rapporto senza scivolare rovinosamente nello sterco, avrebbe potuto fregiarsi del titolo di 'Professore' nella tecnologia dell'amplesso fisiologico. Una richiesta, questa, del tutto assurda. Così com'è, se non assurda, quanto meno insolita la réclame ospitata sull'ultima pagina del volantino, che pubblicizza niente meno che una cintura di castità per le donne. Secondo l'annuncio, si tratterebbe di uno strumento indispensabile per difendersi da eventuali aggressioni, ma anche di un pregevole oggetto da collezione dal sapore medievale, da esporre in casa quando non indossato. Questa e altre stranezze suscitano inevitabilmente un ragionevole dubbio: Vito Cosmai ci era o ci faceva? Credeva davvero in ciò che diceva, o era piuttosto un troll ante litteram, che si divertiva nel vedere come la gente prendesse sul serio le sue deliranti teorie? Se fosse davvero così, il suo scherzo gli costò caro: non solo Cosmai ebbe qualche guaio con la legge: venne infatti accusato di ‘vilipendio alla religione’, ma poi 'bollato' come folle ed emarginano nel paesino in cui viveva. Talvolta, a quanto pare, si trovò suo malgrado ad essere bersaglio degli scherzi crudeli dei ragazzini. Ma non per questo abbandonò i suoi studi o presunti tali.

La setta
Non sappiamo se Cosmai abbia mai messo in pratica le sue teorie sullo scambio di sangue: nei suoi manifesti, affermava di essere continuamente in cerca di "cavie umane". Ma è improbabile che qualcuno si sia mai realmente offerto per i suoi esperimenti. D'altra parte, però, è altamente improbabile che Vito Cosmai fosse del tutto solo nel suo progetto. Qualcuno deve pur averlo aiutato a tappezzare l'Italia di scritte. E sappiamo con certezza che qualcuno partecipava alle riunioni settimanali dell'Istituto italiano di Fisiologia. Quel che non ci è dato sapere è quanto fosse vasta e organizzata questa 'comunità segreta' a sostegno dell'emoscambio. Sicuramente abbastanza, perché anche dopo la morte di Vito Cosmai, i manifesti e le idee dell'istituto continuarono a circolare per qualche tempo. Anche se Cosmai era morto. E con lui, il suo sogno di vita eterna.

Il sito internet
Prima di morire, alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, Vito Cosmai lasciò un'ultima testimonianza delle sue idee, giunta fino a noi: si tratta del sito internet dell'Istituto italiano di Fisiologia, di cui oggi esiste una versione d'archivio consultabile con una breve ricerca. Sei pagine contenenti profezie dal tono apocalittico, citazioni ad opera dello stesso Vito Cosmai, nonché l'immancabile annuncio: "Cavie umane cercasi". Consultarlo è come compiere un breve, ma suggestivo, viaggio nel passato. Tuttavia, si tratta solo di una finestra socchiusa sul mistero di 'Emoscambio': una strana storia italiana al limite tra il comico e l'inquietante.





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