Raffaello Morelli
Sul tema dell’inoptato fiscale Irpef, dovrebbe esserci un’azione più incisiva del mondo liberale e laico, finalizzata a restituire al cittadino un ruolo attivo nella procedura tributaria. Ruolo attivo eliminato dal disposto dell’ultimo periodo del terzo comma dell’articolo 47 della legge n. 222/1985, dal titolo: ‘Disposizioni sugli enti e beni ecclesiastici in Italia e per il sostentamento del clero cattolico in servizio nelle diocesi’, la quale regola così la questione dell’otto per mille dell’imposta sui redditi: “In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse”. Tale norma opera all’interno di un disposto più ampio, per cui il denaro derivante dalla dichiarazione dei redditi dei cittadini – che facendo la dichiarazione diviene di proprietà dello Stato – il cittadino può attribuirlo, limitatamente all’otto per mille, o a una delle religioni comprese in un elenco ufficiale – attualmente composto da 12 confessioni - oppure a specifiche attività dello Stato. E fin qui, è un disposto coerente nel voler favorire la libertà di culto: un intento del tutto liberale. Tuttavia, la norma stabilita dal periodo sopra riportato distribuisce anche la quota dell’imposta su cui il cittadino non ha scelto una destinazione diversa da quella erariale ordinaria, ripartendola viceversa in proporzione alle scelte effettive dell’otto per mille espresse da tutti gli altri cittadini. Così, essa diviene un sostanziale raggiro ai danni della volontà del cittadino. E già sarebbe grave. In più, è un raggiro concepito per affossare i principi laici, sfruttando una precisa circostanza pratica attinente al come sono composte le scelte dell’otto per mille. Infatti, dei circa 41 milioni e 372 mila contribuenti (anno 2018), assai meno della metà di loro sceglie come destinare l’otto per mille (appena sopra i 17 milioni, un dato in leggero, ma costante, calo); tra questi, la Chiesa cattolica è sempre la struttura più scelta (circa il 78% delle opzioni). Con il meccanismo qui richiamato, la scelta materialmente compiuta da 13.156.156 cittadini (pari al 32,14% di tutti i contribuenti) viene usata come se fatta dall’intera platea dei dichiaranti Irpef. Alla fine, la maggioranza dei contribuenti – per l’esattezza 24.327.626 (numero ricavato togliendo dal totale dei contribuenti, coloro che hanno fatto una delle scelte possibili), vale a dire i cittadini che non hanno optato – si vedono attribuita una scelta dell’otto per mille che non hanno fatto. Con questo meccanismo artificioso, la somma assegnata alla Chiesa cattolica nella distribuzione dei fondi inoptati dell’otto per mille, diviene una cifra importante. Attribuendo non il 32,14% del gettito dell’otto per mille cumulato dagli optanti, bensì il 78% del gettito di tutti i contribuenti, la maggior somma attribuita alla Chiesa cattolica è di quasi 700 milioni di euro l’anno. Soldi che vengono sottratti al gettito fiscale e che dovrebbe andare all’erario, nonostante la maggioranza dei cittadini, non esercitando l’opzione, abbia mostrato di volere che all’erario restassero. Sei anni fa, una sentenza della Corte dei Conti stigmatizzò perfino la gestione del meccanismo dell’otto per mille e prescrisse (senza esito effettivo, allora c’era il Governo Renzi, ndr) una serie di adempimenti da assumere in tempi definiti. Dunque, è comprovata sperimentalmente l’impossibilità di circoscrivere i danni, fino a che vige l’ultimo periodo del terzo comma dell’art. 47 della legge n. 222/1985. Per restituire un ruolo attivo  ai cittadini è ormai imprescindibile promuovere una vasta campagna di sensibilizzazione dei credenti e dei non credenti, che serva a creare le condizioni per arrivare ad abrogare l’ultimo periodo del comma 3° dell’articolo 47 della legge n. 222 del 1985. E’ una campagna alla portata dell’impegno civile del mondo laico, che servirebbe, da un lato, a rimuovere uno specifico privilegio confessionale e, dall’altro, a far crescere le entrate dello Stato a parità di tassazione (nel complesso, comprendendo tutti i soggetti tra cui attribuire l’8x1000, si arriva a un miliardo di euro all’anno, che non è poco, specie in epoca di pandemia).




Presidente della Federazione dei Liberali italiani

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