Sembra che
l'Italia sia continuamente costretta a doversi
indignare. Numerose sono le notizie che stanno creando
dissensi fra la popolazione, la quale, il più delle volte, ha le mani tra i capelli per la disperazione. Infatti, nell'afosa giornata di domenica
29 luglio, su giornali, telegiornali e social network, tra le ripetitive gesta e parole di
neoministri e
vicepresidenti del Consiglio, gli italiani, quelli con ancora un briciolo di cuore e di senno, sono rimasti crucciati nel venire a conoscenza della morte del
'cane-eroe' di
Amatrice: il pastore tedesco
Kaos. Kaos è stato uno dei protagonisti più attivi nei salvataggi dopo il terremoto che ha colpito il
centro Italia nel
2016 devastando le località di
Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Norcia e
Campotosto. Il cane, insieme al suo padrone,
Fabiano Ettorre, ha recuperato dalle macerie numerosi corpi, sia ancora in vita che non, grazie a quel suo fantastico
'naso da tartufo' che fiutava l'odore della paura e che, con quelle grosse orecchie, sentiva le grida di aiuto e di pianto.
Kaos, il cane che salvava gli esseri umani, è stato ucciso proprio da quegli stessi esseri che era solito riportare alla luce dopo ore di buio. Esseri che non ci hanno pensato due volte ad
avvelenarlo. A dare la triste notizia è stato
Rinaldo Sidoli, responsabile della comunicazione della onlus
'Animalisti italiani', il quale, attraverso una nota, ha spiegato che
"il corpo senza vita del pastore tedesco è stato trovato da Fabiano Ettorre, suo istruttore, nel giardino di casa a Sant'Eusanio Forconese, comune in provincia dell'Aquila. Kaos era stato determinante, di recente, nel ritrovamento di un uomo di Roio, di cui si erano perse le tracce. Era un salvatore avvezzo a scavare tra macerie e inferno. Non ci daremo pace fino a quando non verrà fatta giustizia". L'avvenimento ha generato sgomento e risentimento, creando infinite domande sia tra gli amanti degli
amici a quattro zampe, sia tra coloro che in genere non amano avere
'peli' per casa. Viene chiesta in maniera persistente una nuova proposta di legge, che preveda pene più severe per chi
maltratta, abbandona - un tema caldo in queste torride giornate estive - o addirittura
uccide gli animali. L'onorevole
Maria Vittoria Brambilla ha commentato l'episodio attestando che
"l'avvelenamento del 'cane-eroe' Kaos è l'ennesimo, orribile episodio che dovrebbe spingere il parlamento a trasformare in legge le previsioni dell'ordinanza ministeriale contro i bocconi avvelenati e, soprattutto, come prevede la mia proposta di legge, di rafforzare le pene per chi si macchia di gesti simili o, più in generale, per chi uccide gli animali. Non riesco a immaginare quale individuo possa aver deciso di avvelenare un cane come Kaos, al quale noi esseri umani dobbiamo tanto. La mia vicinanza e la mia solidarietà a chi ha perduto un impareggiabile amico". Queste le parole
dell'ex ministro. E noi, in quanto esseri umani,
persone pensanti ed esseri consapevoli ci uniamo a quanto dichiarato. Ma siamo veramente così
pensanti, consapevoli e
umani come crediamo? L'avvelenamento di
Kaos è stato solo l'ultimo triste episodio di violenza contro qualcuno che viveva sotto il nostro stesso cielo, che qualche giorno fa era un
migrante su un
barcone e il giorno dopo una
bambina di 10 anni molestata da un
prete. Solo pochi esempi per avviare un ragionamento basilare, che dovrebbe condurre a un esame di coscienza ognuno di noi. Perché un
cane deve esser addestrato per salvare vite e qualcuno pensa poi di togliergli la sua capacità di
abbaiare e di
gioire con il suo padrone? Perché un
uomo di chiesa che predica amore, generosità e benevolenza molesta una bambina e dev'essere
'scusato' e non
punito? Potremmo porci domande a iosa, cercando di giungere a una risposta, ma sarebbe un esercizio vano: tante potrebbero essere le spiegazioni a tale
cattiveria dilagante. E nessuna di queste potrebbe spiegare razionalmente quanto accade. Siamo giunti - scusati o meno - a una
'curva subculturale', che tende alla negatività degli eventi, che sembra quasi ricercare una ripetizione delle
pagine più buie raccontate dai nostri
libri di Storia. Riteniamo che proprio da quest'ultima dovremmo ripartire: dall'insegnamento di situazioni passate, per modificare quelle presenti e future. Ma tutto questo non può avvenire in un
Paese senza memoria. In uno degli ultimi messaggi del nostro presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, inviato all'Associazione nazionale delle Vittime vivili di guerra, si dichiara che
"il nostro Paese ha toccato con mano quanto sia essenziale l'unità del nostro popolo, al fine di essere consapevoli del bene comune dato dalla democrazia, che ha portato decenni di pace su solide fondamenta come l'Europa". Concetti che sembrano, ormai, delle semplici verità apparenti: un
'velo di Maya' posto innanzi a una continua
perdita di valori riconoscibile in tutti i vari casi di malanimo, avversione, astio e ostilità. E allora, quando proviamo questi sentimenti, proviamo a rileggere per qualche minuto le parole di
Fabiano Ettorre, dedicate al suo vero e più grande amico:
"Ciao, amico mio: hai lasciato un vuoto incolmabile per mano di una persona meschina. Continua il tuo lavoro lassù, continua a cercare dispersi, a salvare vite umane. Non provare odio per chi ti ha fatto ciò. Anzi, se un domani avrà bisogno, aiutalo e sii superiore, perché quando ti guarderà negli occhi e vedrà che sei tu il suo salvatore, morirà lentamente da solo. Kaos, ne abbiamo viste tante, aiutati tanti e tanti non ci siamo riusciti. Hai lavorato giorno e notte, quando è servito non ti sei mai risparmiato. Sei stato un amico fedele: abbiamo condiviso e diviso casa, divano, tutto. Corri, amico mio, corri e non ti fermare: un giorno ci abbracceremo nuovamente". Quest'estate, proviamo a dedicare un pensiero alla storia di
Kaos. E cerchiamo di risolvere anche il nostro
caos: quello
sociale, politico e
morale.