Ilaria CordìViviamo in un Paese che non riesce nemmeno ad accordarsi su una legge che autorizzi il nostro diritto di poter scegliere come morire, dopo anni di lotta e di dolore, per una malattia o una disgrazia non voluta da noi stessi. E viviamo in un Paese nel quale si impiegano pochi giorni per farsi leggi 'ad personam' o una vita intera per leggi che servono seriamente. Viviamo in un Paese che non riconosciamo più come nostro. Grazie, Dj Fabo, che hai portato alla luce, con grande coraggio, come questa Italia faccia pena. E grazie per averci insegnato che si deve comunque lottare, anche per morire. Grazie, #DjFabo: ora sei libero.


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Giorgio Salerno - Roma - Mail - venerdi 10 marzo 2017 21.18
Ho promesso che quello sarebbe stato l’ultimo commento e mantengo la parola: dissento, ma le lascio la soddisfazione dell’ultima parola!

P.S. Però un post scriptum me lo concedo: lei crede di poter inferire il mio pensiero sulla più opportuna legislazione sul fine vita anche se io non l’ho espresso. E non può dedurlo dalla mia fede che ho dichiarato espressamente non entrare nel mio agire politico, nel rispetto di una società pluralista e laica.
Vittorio Lussana - Roma - Mail - venerdi 10 marzo 2017 17.28
RISPOSTA DEFINITIVA AL SIG. SALERNO: il suo resta comunque un punto di vista colpevolista e pessimista. E' giusto nutrire dei dubbi, ma se questi vengono posti preventivamente, quando ancora una normativa non c'è e nonostante le numerose e continue rassicurazioni proposte da più organi medici, scientifici e istituzionali (come per il esempio il citato Comitato nazionale di bioetica), essi si trasformano in un processo alle intenzioni degli altri, divenendo solamente uno strumento dissimulatorio per riuscire a convincere il prossimo, i cittadini e la società, a voltare, ancora una volta, il proprio sguardo da un'altra parte. Inoltre, associare una problematica a lungo dibattuta nel Paese, a un film di propaganda, nazista o meno che fosse, a noi pare un 'test', come dice lei, che diviene l'ennesimo alibi non soltanto per dire 'NO' a una normativa qualsiasi, anche la più prudente e coscienziosa, ma per imporre questo 'NO' indirettamente a tutti, secondo un punto di vista che rimane - mi scusi ancora se glielo ribadisco, ma questa è la linea editoriale della testata - assolutista e non supportato da adeguati 'titoli' scientifici che lo giustifichino. Quello cattolico rimane un punto di vista ambiguo e trascendente, che finisce col tradire la vera volontà di fondo: rendere immodificabile un atteggiamento di condanna nei confronti di chi chiede nuovi diritti pubblici, pur di mantenere la società all'interno di un unico recinto morale omologativo, omnicomprensivo, non più adatto a tutti. Cordiali saluti. VL
Giorgio Salerno - Roma - Mail - venerdi 10 marzo 2017 14.27
Nel mio commento precedente mancava una conclusione ovvia e con ciò potrei pensare che questo sia l’ultimo in questa conversazione.

L’esempio del figlio suicida non è una “pastetta”, ma è un test (tramite un esperimento mentale, metodologia corrente nell’analisi scientifica) della validità dell’obbligo del rispetto della volontà del suicida. A me sembra evidente che questo obbligo non superi il test.

La proposta basata sulla compassione, invece, si scontra con la realtà storica del nazismo. Non che quest’ultimo fosse compassionevole, ma ha saputo usare la forza sociale di un sentimento così potente. Il fatto che nel film che vi ho proposto abbiano usato ESATTAMENTE gli stessi concetti e perfino le stesse parole, a me porrebbe l’obbligo di un’analisi profonda delle motivazioni che mi spingessero su quella strada e dei rischi sociali che ne potrebbero derivare.
Giorgio Salerno - Roma - Mail - venerdi 10 marzo 2017 1.44
Caro Lussana, chapeau alla sua onestà! Le ho inviato sulla casella della redazione un link da cui scaricare il film (ENTRO IL 15 MARZO). La prego di approcciare la visione spogliandosi di ogni pensiero sociale, politico o storico e di immergersi nella storia: solo così potrà apprezzare questo film, splendido anche se nazista. Non ho voluto dare il link pubblicamente perché potrebbe convincere troppa gente della giustezza delle vostre idee sul suicidio assistito, anche se inaccettabili (prima di inviare il link l’ho voluto vedere nuovamente: spero che non circoli mai).

Quindi, a suo giudizio, sarei un “cattolico creatore di ‘pastette pragmatiche’ piuttosto assurde”. Mi pare una intuizione valida, ma necessita di una messa a punto. Quando una fede come la mia si fonda quasi unicamente sulla ragione e sulle prove storiche (nessuna attitudine mistica), diventa indispensabile “mettersi alla prova” sul campo. Lo faccio per me e e mi sembra corretto proporre lo lo stesso criterio ai miei avversari ricorrendo anche a controesempi. Infine, ad evitare l’accusa di integralismo, non troverà mai una delle mie argomentazioni sociali o politiche dedotte da verità di fede, ma sempre e solo da principi per quanto possibile condivisibili da tutti (o quasi), così com’è giusto che sia in una società laica e pluralista.
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - giovedi 9 marzo 2017 15.37
NUOVA RISPOSTA PER IL SIG. SALERNO: mah, guardi, in fondo questi commenti servono anche a conoscersi meglio. Tra l'altro, voglio dirle di più: se avessi veramente controllato sulla rete internet come viene descritto 'Io accuso' avrei fatto operazione più corretta, sotto il profilo deontologico, poiché è mio dovere informarmi meglio su un qualcosa che ricordavo poco e, forse, anche male. Proprio il fatto di averle risposto d'istitno, dunque, è stata un'azione non del tutto corretta da parte mia, poiché invece ero tenuto a verificare. Ricordo anche che la rassegna di cui le ho parlato era proprio sul cinema di propaganda di quegli anni, con Amedeo Nazzari che interpretava un certo 'Luciano Serra pilota' dell'iconografia fascista (ma c'erano anche cose del cinema sovietico...). Su 'Io accuso' venne prima presentato un breve documentario sulla teoria hitleriana del giovane e perfetto ariano, in senso più puro. Dunque, può darsi benissimo ch'io abbia visto quel film 'instradato' da una certa chiave di lettura a priori. Ricontrollerò meglio, questo posso assicurarglielo. Riguardo alla sua definizione o categorizzazione, questa risale a quando mise assieme un piatto scagliato da una moglie contro un marito con i femminicidi: un cattolico creatore di 'pastette pragmatiche' piuttosto assurde. E' quella che, credo, le si attagli meglio. A risentirci alla prossima diatriba. Saluti. VL
Giorgio Salerno - Roma - Mail - giovedi 9 marzo 2017 15.5
Caro Lussana, non posso che ringraziarla per questa onesta risposta (a parte l’arteriosclerosi galoppante… ma ormai, all’immancabile frecciatina ad personam da parte sua ci ho fatto il callo) e, come lei ha ben compreso, sforzandomi un po’, potrei anche cavillare, ma mi sono imposto di non farlo in nome di una (quasi) amicizia. Unica osservazione: non mi è chiaro se pende per classificarmi come cattolico integralista o come qualunquista congenito. Non mi riconosco in nessuna delle due categorie.
Arrivederci alla prossima. GS
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - giovedi 9 marzo 2017 7.46
ALTRA RISPOSTA AL SIGNOR SALERNO: senta, sigor Salerno, la prego di credermi, anche se mi pare che lei sia una persona che ormai non crede più a niente per principio qualunquistico (e sono molto dispiaciuto per lei,di questo): io della pellicola del regista Liebeneiner ho visto due spezzoni lunghi, presso un cineforum romano degli anni '90. Mi risulta che il film sia bandito solo in Germania, o cumunque in alcuni Paesi sì e in altri no. Tuttavia, non sono andato a raccogliere spiegazioni in giro per la rete, bensì le confesso, al contrario, di aver scritto di getto quanto sapevo andando a memoria. E' vero, dunque, che può darsi che io non ricordi bene i contenuti del film, che comunque mi pare ponesse in evidenza, almeo come fu a me presentato, il fatto che la protagonista era stata una sportiva di successo, molto amata in Germania e che era sostanzialmente questo il motivo del riguardo che i medici avevano nei suoi confronti, mentre sottesa c'è l'idea nazista di allora di far vedere al pubblico che le idee nazinalsocialiste avevano un filo logico di cognizione di causa. In realtà, la volontà di base, almeno per quanto ne so io, era quella di formire giustufucazini e pezze d'appoggio proprio all'ideologia di quel periodo. Le sto rispondendo adesso nello stesso modo di come le ho risposto ier sera, facendo presente che posso sbagliare qualche dettaglio minimale, su cui lei senz'altro cavillerà (in genere non fa altro...) ponendo forma e sostanza delle argomentazioni altrui sullo stesso piano. Ma così è, a dimostrazione, per l'ennesima volta, dei suoi pregiusizi e dei suoi processi alle intenzioni. Altro modo di farle capire la questione non ne ho, mi perdoni. Se si tratta di arteriosclerosi galoppante ce lo dica. Se, invece, fossi io ad aver visionato a suo tempo degli spezzoni (abbastanza lunghi, però, questo me lo ricordo...) basati sul pregiudizio esogeno di chi e di come fu presentata quella serata sul cinema degli anni '30 e '40, allora la prego semplicemente di far ricadere la colpa eventuale di ciò sulla persona giusta, che posso anche non essere io. Se viceversa non crede a queste mie spiegazioni e vuol sapere anche quante volte vado al bagno in un giorno, allora non ci venga a dire che il presupposto dal quale lei muove le sue critiche non sia colpevolista, poiché per l'ennesima volta ha dimostrato che, purtroppo, le cose stanno così. Arrivederci alla prossima. VL
Giorgio Salerno - Roma - Mail - giovedi 9 marzo 2017 3.55
Devo riconoscerle almeno il merito che alla fin fine ha cercato di sforzarsi e si è applicato e consultando Wikipedia o FilmTV. Ma lei dimostra e conferma esplicitamente di non averlo proprio visto quel film (ma se vuole, glielo potrei far avere… tra l’altro, secondo i siti di cinema, non è stato bandito a lungo come dice lei, ma È TUTTORA BANDITO). La differenza sta tutta qui: io il film l’ho visto davvero! Di fatto lei non ha smascherato proprio un bel nulla perché si è solo inventato un teoremino precostituito e zoppicante sulla base di quelle quattro informazioni raccattate al volo dalla rete. Ma lei davvero pensava che io non ne fossi a conoscenza e non sapessi del programma Aktion T4? Il problema è che lei parla senza sapere. Lei parla senza sapere perché non ha visionato il film e soprattutto non vuole vederlo perché non vuole accettare la semplice verità che i nazisti abbiano detto esattamente le medesime cose, con le medesime parole, ed anche in modo esteticamente molto efficace. In quel film, glielo ripeto ancora, non c’è nessun accenno alla questione razziale e, nella linea principale della vicenda, neanche fa riferimento allo scopo dell’Aktion T4, che non era la Shoa come lei erroneamente sostiene (a pensarci bene non ha studiato molto bene), ma era il programma globale di eutanasia ai fini eugenetici. L’obiettivo del film era quello di dare un forte shock emozionale raccontando una vicenda tragica che sarebbe potuta capitare a chiunque nella vita normale. I veri obiettivi sarebbero stati propagandati in un momento successivo più opportuno, dopo questa “preparazione” dell’animo della gente. Ma si sa che i nazisti, purtroppo, erano dei geni della propaganda.
Infine, la pregherei, se dovesse proprio pensare di rispondermi nuovamente, di usare toni e parole non insultanti. Potrei citare “vergognosa slealtà intellettuale”, solo per fare un esempio.
Cordialmente,
GS
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - giovedi 9 marzo 2017 0.59
ENNESIMA RISPOSTA AL SIG. SALERNO: egregio signor Salerno, la pellicola 'Io accuso' del 1941, diretta da Wolfgang Liebeneiner, è un film prodotto dalla propaganda nazista e presentato alla mostra del cinema di Venezia l'anno successivo. Quel film, che conosco benissimo anche se ne ho potuto visionarne solamente alcune parti poiché a lungo bandito, aveva l'obiettivo di supportare il programma Aktion, propedeutico al piano di sterminio della Shoah. Già questo potrebbe bastare a dimotrare che, qui, l'unica persona che si crea dei pregiudizi nemmeno tanto sul sottoscritto, quanto sul prossimo in generale, è sempre e solamente lei. A livelli patologici, addirittura. In secondo luogo, tutto ciò che ha scritto nel suo ulltimo commento è talmente vergognoso nel suo intento strumentale e manipolatorio, quasi da avvocato delle cause perse che pretende una ragione puramente formale di cui proprio sul piano pratico non potrà farsene un bel nulla, da dimostrare definitivamente come, nel suo caso, le alternative possano essere solamente due: o lei non capisce quello che legge; oppure, lei proprio non vuole capire, giungendo a distorcere le parole altrui al solo fine di tutelare e difendere in se stesso sempre e solamente quelle ragioni che lei non intende mutare minimaente per pura irriducibilità e per partito preso. Un atteggiamento simile a chi professa una fede religiosa immodificabile e immutabile nei secoli dei secoli. Lei può rigirarsi le parole degli altri come vuole, se ciò la diverte, anche se sotto il rpofilo strettamente penale non potrebbe nemmeno farlo (ma questo conta relativamenta...). Quel che non potrà mai riuscire a fare è giuocare con la verità. E la verità è che la sua tesi, tendente a sostenere che chi si batte per una norma che regolamenti il fine vita sia sostanzialmente sullo stesso piano dell'eugenetica nazista e dell'eutanasia, è stata smascherata. L'intento della mia discussione era solamente questo, oltre a certificare la sua vergognosa slealtà intellettuale. E il primo dei miei obiettivi è stato raggiunto proprio attraverso la prova del secondo, fornita da lei stesso. Cordiali saluti. VL
Giorgio Salerno - Roma - Mail - mercoledi 8 marzo 2017 22.0
Caro Direttore, lei è troppo serioso: provi a rilassarsi! Con più serenità d’animo, forse

--- non avrebbe potuto pensare che io abbia scoperto solo adesso e solo grazie a lei cosa sia stato il Nazismo;

--- non mi avrebbe accusato di andare “fuori tema”, almeno nel caso Dj Fabo che lei stesso illustra come suicidio assistito (e forse anche nel caso Welby);

--- non mi avrebbe accusato (spero) di non essere sensibile alle norme ed incapace di comprendere il processo di formazione delle stesse. Se non fossi sensibile alle norme (ahimè, in modo diverso da lei) non avrei incrociato la penna con la Cordì. Ho voluto solo mettere alla prova le norme che suggerite, ebbene sì, terra terra sul piano pratico. Forse dovrebbe convenire sul fatto che se una norma risultasse inapplicabile nella pratica (anche nel caso dell’adolescente sofferente d’amore), allora sarebbe doveroso interrogarsi sulla possibile presenza di problemi nella norma stessa, probabilmente non risolvibili con le condizioni tecnocratiche che lei suggerisce;

--- non sarebbe scaduto nell’insulto gratuito con tendenza al discorso d’odio: «sleale, in malafede, criminale, schiacciato sul presente» e non avrebbe sentito l’esigenza di suggerire al suo pubblico una mia appartenenza ad un credo religioso (sempre ammettendo che lei abbia studiato da Papa e sappia distinguere un pessimo cattolico da uno appena appena accettabile);

--- avrebbe avuto il buon senso di non illustrare ai suoi lettori i contenuti di un film che non ha mai visto e che non ha niente a che spartire con quel che lei ha scritto (tecnicamente, questo si chiama “pregiudizio”). Eppure io l’avevo messo sull’avviso che il razzismo non c’entrava per nulla come non c’entra per nulla l’ipotesi d’inferiorità della protagonista, anzi era esattamente il contrario: le assicuro che se non ne conoscesse o non ne sospettasse l’origine, lo sottoscriverebbe con entusiasmo;

Cordialmente e… provi a rilassarsi!
GS

P.S. Forse ci siamo detti tutto quel che potevamo… continuare probabilmente sarebbe ripeterci, ma se vorrà lo farò volentieri.


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