Chi dice che le
priorità del Paese sarebbero ben altre, rispetto a un ammodernamento della nostra
Costituzione, afferma una cosa giusta all'interno di un contesto sbagliato: anche l'ordinamento giuridico, il quale ha effetti diretti sulla vita di una comunità qualsiasi, ogni tanto dev'essere
aggiornato. Tuttavia, il vero problema rimane il modo in cui la
riforma 'Renzi-Boschi' interviene sulla nostra
'Camera alta', il
Senato della Repubblica, che proprio perché trasformato in
'Senato delle autonomie' rischia di generare un vero e proprio
'intasamento' di rilievi e di ricorsi potenzialmente sollevabili innanzi alla
Corte costituzionale. Ciò a causa delle varie competenze che entreranno in conflitto tra le distinte istituzioni nazionali e locali, all'interno di una quadro normativo che prevedeva, al contrario, un ampliamento dei
poteri territoriali e periferici. La
riforma 'Renzi-Boschi' entra sostanzialmente in
contraddizione con la
Carta costituzionale e con le interpretazioni precedenti della stessa
Corte Suprema, costringendo quest'ultima a
'tornare indietro' su molte sentenze, poiché con la vittoria del
'Sì', il
'Legislatore' non sarà più in grado di far comprendere cosa vuole realmente: lo
Stato centralista, oppure la
'deregulation' territoriale? Se lo si chiama
'Senato delle autonomie', perché si è andati a rafforzare i poteri centrali dello
Stato, attraverso le nuove funzioni attribuite al Senato medesimo? Questo è un
'punto' che
non si comprende. I conflitti che andranno a ingenerarsi su moltissime questioni pratiche saranno, inoltre, soprattutto di
attribuzione. Dunque, non serviranno affatto a risolvere i
problemi concreti veri e propri, bensì costringerà tutti quanti ad attendere una sentenza per capire chi è
competente ad affrontarli, in quale caso e in che modo, rallentando, se non addirittura
paralizzando, un sistema decisionale già di per sé
lentissimo. Questa è l'obiezione più fondata alla
riforma costituzionale 'Renzi-Boschi', insieme a quella di quei sindaci e consiglieri regionali i quali, dovendo svolgere anche il ruolo di senatori, dovranno recarsi a
Roma di continuo, per risolvere, in tempi strettissimi e tutte insieme, numerose questioni. Queste sono, secondo noi, le
indicazioni decisive, che riteniamo fondamentali nel cercare di orientare l'opinione pubblica verso la più
saggia delle decisioni possibili al prossimo
referendum del 4 dicembre 2016.
(articolo tratto dalla rivista 'Periodico italiano magazine' n. 21 - settembre/ottobre 2016)