Ilaria CordìValentina D'Andrea e Flavia Germana de Lipsis sono tornate sulla scena del teatro romano dopo l'esperienza al Roma Fringe Festival 2015, con lo spettacolo scritto e diretto dalla stessa Valentina D'Andrea: 'L'una dell'altra'. Nei giorni 22 e 23 dicembre scorso, le due giovani artiste hanno infatti presentato con successo, presso il Teatro 'Lo Spazio' in Roma, questo loro interessante lavoro, delicato ma al tempo stesso incisivo, ben recensito dal collega Michele Di Muro per 'Periodico italiano magazine' (cliccare QUI). Si tratta di una rappresentazione degna di nota, classificatasi al secondo posto nel concorso 'Autori nel cassetto, attori sul comò', che ha il pregio di incuriosire il pubblico attraverso le vite e i sogni di due tipiche ragazze italiane, molto diverse tra loro, che alternando uno stile brillante a quello drammatico, raccontano se stesse, i loro desideri, le loro esperienze di vita e i loro rimpianti. Pur essendo due tipologie di donna decisamente all'opposto, le giovani subiscono entrambe la stessa sofferenza: quella di vivere una vita dettata dal "vorrei ma non posso", incapaci di reagire per riuscire a cambiare quel qualcosa che le rende ciò che sono e che non vorrebbero essere. Le due attrici hanno indubbiamente il merito di essere riuscite a 'fotografare' simbolicamente una generazione insoddisfatta, che si nutre di sogni irreali e false speranze, dettate da una vita immaginaria e falsificatoria, sofferenti per il 'disastro' causato da una realtà familiare e sociale che, di certo, non è paragonabile agli spot pubblicitari da 'Mulino bianco'. "La spinta a scrivere questo testo", ci ha raccontato l'autrice e regista, Valentina D'Andrea, "l'ho avuta dopo alcuni studi di natura bioenergetica, che ho fatto supportata dall'occhio 'tecnico' di mia sorella Alessia, psicologa bioenergetica. Volevo parlare di cosa succede 'dentro', quando persone con grandi lacune affettive incontrano una società fatta di apparenze, mere immagini, aspettative disumane, finzioni e non rispetto dei propri limiti. Il mio obiettivo era quello di 'sussurrare' dentro a qualche canale inconscio dello spettatore: "Non sei solo, in questo urlo silenzioso, che chiede amore a un mondo che non ne dà". Per chi non la conoscesse la bioenergetica, essa è una branca della psicologia che lavora sull'integrazione di mente e corpo, in particolare sul respiro, per ricercare e provare a sciogliere quei 'blocchi' che ognuno di noi ha dentro al proprio corpo, che risalgono a piccole o grandi frustrazioni emotive, che abbiamo subìto nella prima parte della nostra vita e che influenzano fortemente il nostro modo di vivere le relazioni d'ogni tipo, dall'amicizia, al lavoro, all'amore. Nel 'disegnare' i personaggi di Lucy e Pina", ha spiegato l'autrice, "ho utilizzato le due forme 'estreme' di disagio psicologico oggi più frequenti: il 'narcisismo - overt' (Lucy) e quello 'covert' (Pina). L'una e l'altra hanno bisogno di attenzioni,  prepotenti, ma latenti. E i loro atteggiamenti - lo 'strusciarsi' al mondo di Lucy e il prendere le distanze da tutto di Pina - sono due opposti atteggiamenti che parlano, entrambi, di bambine che non hanno avuto un amore incondizionato, ma hanno dovuto inventarsi modi assurdi e 'faticosi' per richiederlo: l'una stando al centro della pista; l'altra completamente ai margini. Mamma e papa", ha proseguito l'artista, "sono, per un bambino, come le 'gambe' nelle quali, una volta cresciuto, egli troverà sostegno per affrontare il mondo da solo. Se i nostri genitori non hanno saputo amarci, noi stessi non sappiamo, né possiamo amarci, amare o essere amati. Questo bisogno/assenza/malattia si passa di padre in figlio, di madre in figlia, come in una 'staffetta'. E' presente inoltre, nello spettacolo, il tema della sessualità come forma di seduzione implicita con cui si 'elemosina' uno sguardo amorevole negli occhi degli altri. Ma ciò deriva sempre e soltanto da quel grande e universale bisogno d'amore che se non si riesce a trovare dentro di sé, perché, appunto, non ce l'hanno dato. E lo si cerca, con le unghie e con i denti, negli altri. Il tema individuale delle due donne interseca quello sociale: Lucy e Pina rappresentano una generazione cresciuta a 'pane e sogni di gloria', poiché messa in attesa di una fama che non arriva mai. Milioni di ragazzi e ragazze che hanno vissuto rincorrendo un'immagine che non esiste nella realtà e che oggi si ritrova, a trenta/quarant'anni, a non sapere neanche chi è. Una lunga sopravvivenza al servizio degli altri, fino a perdere completamente il contatto di sé. Lucy e Pina vorrebbero essere l'una, l'altra e viceversa, perché non sono state amate per quello che erano e sono state educate a essere di più". Le due giovani donne vorrebbero essere ognuna, appunto, l'altra. Vorrebbero cioè vivere diversamente ed essere capaci di cambiare ciò che sono, abbattendo quei muri che si sono costruite attorno. Il tema della sessualità è a corollario dell'intero spettacolo: viene messo in luce il rapporto che le due ragazze hanno avuto con i loro genitori, specialmente con la figura femminile delle rispettive madri, sottolineando ancor di più il loro bisogno di amore vero e puro, raro da trovare in un mondo che nasconde i sentimenti, quelli veri e semplici, alle volte troppo confusi. Due brave protagoniste che hanno saputo mettere in scena un dialogo colmo di momenti di vita vissuta, unite dall'idea, forse un po' platonica, di una vita migliore rispetto alla propria, nonostante essa sia meschina e di difficile interpretazione. "Su quella panchina in attesa del notturno", ha concluso la D'Andrea, "potevano esserci seduti anche due uomini, oppure un uomo e una donna, perché i temi che ho inteso sollevare sono quelli umani e generazionali. Solo il modo di affrontarli è 'femmineo': la donna è madre, amante, un cuore aperto. La donna è diretta, non usa la logica. Va per assonanze e associazioni. E Lucy e Pina percorrono questo loro viaggio 'di dentro' con l'istintività e la primordialità proprie delle donne. La donna è predisposta e disposta a 'sprofondarsi' dentro, perché ha maggior 'spazio' interiore: l'uomo ha tempi diversi per avvicinarsi, scontrarsi, rappacificarsi, trovarsi. Due maschi ci mettono molto di più a 'scavare' dentro di sé. Ma quelle 'ferite' che nello spettacolo, a un certo punto, si aprono, appartengono a entrambi i generi: uomini e donne. E il male che certe ferite procurano lo sentono entrambi, allo stesso modo".

Trama
Pina e Lucy, rispettivamente Flavia Germana de Lipsis e Valentina D'Andrea, s'incontrano all'uscita di una discoteca mentre aspettano l'autobus notturno per tornare a casa. Due donne poco più che trentenni, ma opposte: la prima, timida e introversa, sogna di essere un gabbiano per volare via e guardare dall'alto lo 'sporco' che si trova sulla terraferma e avvicinarsi al papà defunto; la seconda, spigliata ed estroversa, con l'animo felino e il sogno nel cassetto di fare la cantante. Due vite estremamente differenti: Pina, atea e amante del mare, è una giornalista insoddisfatta del proprio lavoro e della propria vita 'vuota', senza un uomo al proprio fianco; Lucy, la quale in realtà afferma di chiamarsi Lucia, lavora come donna delle pulizie in un teatro e crede fermamente in Dio, dal quale si aspetta un qualcosa che possa stravolgerle la vita.


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