Il destino dei 'desaparecidos' e la ricerca della propria identità, brutalmente negata al momento dell'adozione forzata da parte di un'altra famiglia. Ecco due dei principali temi affrontati nella partecipatissima rassegna di corti teatrali
'Interno argentino con tango', tenutasi nei giorni scorsi presso il
Teatro 'Antigone' di Testaccio, in Roma. Un progetto che ha portato con sé tutta l'esperienza professionale e la voce di
Bob Fabiani, giornalista indipendente e scrittore, il patrocinio del ministero degli Interni, dell'Ambasciata della Repubblica Argentina a Roma e dell'Universita' di Roma Tre. La serata ha visto, inoltre, il saluto del regista
Marco Bechis e la presenza di
Giulia Spizzichino, sopravvissuta alla 'Shoah' e grande accusatrice di Erich Priebke. Sei i 'corti' in gara, tutti incentrati - seppur da diverse angolazioni - sul dramma dell'Argentina degli anni '70 e '80 del secolo scorso, sconvolta dal golpe di generali felloni e sanguinari che, il 23 marzo del 1976, posero fine al governo 'peronista'. La manifestazione ha visto la partecipazione, in giuria, anche di
Claudio Tognonato, argentino, docente di Storia del pensiero sociologico a Roma 3: "Particolarmente 'azzeccata' - dichiara Tognonato - la formula di affrontare lo stesso tema attraverso più corti teatrali, che permettono d'inquadrare quelle terribili vicende da angolazioni diverse". Pochi giorni fa, Tognonato ha firmato, insieme a molti altri italo-argentini, una 'lettera aperta' indirizzata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio, Matteo Renzi e ai presidenti di Camera e Senato. Una missiva di protesta contro il rifiuto della Cassazione di concedere, nel luglio scorso, l'estradizione in Argentina dei due torturatori di quella difficilissima storica della Repubblica Argentina: Franco Reverberi Boschi, prete cattolico tuttora in servizio presso una parrocchia del Nord'Italia e Carlos Luis Malatto, ambedue rifugiati oggi nel nostro Paese. "Molto probabilmente - osserva Tognonato - vergogne come questa rientrano tra le conseguenze di quei legami perversi che, sin dagli anni '70, si crearono fra Argentina e Italia nel segno della P2 di 'gelliana' memoria. Legami che, in parte, sopravvivono ancora, nel contesto più generale di quei circuiti decisionali, primi nemici della democrazia, che spesso prendono molte tra le decisioni più rilevanti per la vita dei popoli al posto di parlamenti e Governi legittimi".