Luca BagatinCondivido lo spirito dei molti laici - da Enrico Cisnetto a Fabio Fabbri, da Giorgio La Malfa a Enzo Cardone - che in questo periodo sembrano rilanciare l'ipotesi di un terzo polo centrista, alternativo a Pd e PdL. Condivido lo spirito politico, ma non il merito. Ovvero, sono più che d'accordo rispetto alla necessità di una rinnovata forza che metta al centro dell'agenda politica del nostro Paese la riduzione del carico fiscale, l'innalzamento dell'età pensionabile, il rigore nei conti pubblici nel pieno spirito liberaldemocratico e liberalsocialista che ci ha sempre caratterizzati. Il punto è che mi trovo in sincero imbarazzo quando sento dire che il nostro interlocutore potrebbe essere Casini e la sua Udc. Mi sento in imbarazzo non tanto e non solo perché le posizioni dell'Udc sui temi relativi alla laicità dello Stato sono opposte alle nostre, quanto piuttosto perché da Casini non ho mai sentito parlare delle vere riforme di cui questo Paese avrebbe urgente necessità. A parte  l'ormai trito e ritrito "bisogna aiutare le famiglie" che il leader dell'Udc va proferendo da anni (che, poi, diciamo anche che Casini per famiglia intende quella composta da un marito, una moglie regolarmente sposati e relativa prole a carico: un'idea arcaica che ovviamente noi laici non abbiamo), non gli ho mai sentito dire ad esempio: riduciamo la spesa pubblica improduttiva; aboliamo le Province; le Comunità montane e così via. Democristianamente, Casini, rincorre invece i consensi in libera uscita da un per nulla credibile Pd (imbarcando persino Francesco Rutelli) e conta anche di raccogliere quelli che usciranno o uscirebbero da un PdL oggi troppo ‘schiavo’ della Lega Nord. Tutto ciò, sostanzialmente, per dire che l'alternativa può partire solamente da un elenco di temi che sino ad oggi il PdL, peraltro, ha sempre sottoscritto, ma purtroppo mai attuato proprio a causa dei ‘paletti’ posti dal conservatorismo della Lega Nord e dal ministro Tremonti. Temi che sono appunto: riduzione delle imposte (sino a giungere progressivamente ad un'aliquota unica del 20% per tutti ed all'innalzamento della no tax area per i redditi più bassi); abolizione delle Province e delle Comunità montane; riforma degli ammortizzatori sociali che garantisca chi ne ha realmente bisogno; separazione delle carriere dei magistrati e spoliticizzazione del Consiglio Superiore della Magistratura; privatizzazione del ‘carrozzone’ Rai - Tv; aumento dei fondi per la ricerca scientifica. Temi non "eticamente sensibili" sui quali anche una forza moderata come l'Udc potrebbe convergere e sostituirsi alla Lega Nord nella maggioranza di governo. Un partito come il nostro, quello Repubblicano, forte della sua tradizione laica e di governo non potrebbe che concorrere a favorire un simile processo riformatore.




(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
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Luca Bagatin - Pordenone - Mail Web Site - giovedi 12 novembre 2009 15.38
Cari Arrigo, i Repubblicani, con Ugo La Malfa e Oddo Biasini, con Randolfo Pacciardi e Spadolini, c'erano. E molto spesso erano per scelta fuori dalle coalizioni di governo di Pentapartito, proprio in opposizione a quegli sprechi sostenuti in primis dalla Dc, dal Psi e dal Pci che condizionava, pur dall'esterno, fortemente gli equilibri.
Come ricordi tu, il Pri era anche allora molto piccolo, ma nel suo piccolo delineava già quegli elementi utili a far uscire l'Italia dalla crisi.
Elementi tipici della Liberaldemocrazia che è, purtroppo, una forma ideale minoritaria in questo Paese che sembra piuttosto amare le Chiese e le Corporazioni.
Ovvero i privilegi.
Arrigo - Borin - Mail - giovedi 12 novembre 2009 12.50
Avrei molti dubbi nell'affidare l'implementazione di riforme a qualcuno che si definisca repubblicano, un partito che per anni ha governato (per quanto piccolo ma aveva i suoi ministri e sottosegretari) e ci ha condotto nelle condizioni attuli di quasi bancarotta con un debito pubblico superiore al PIL, una pletora di enti statali che consumano i soldi dei contribuenti solo per creare poltrone ad ex politici trombati, un parlamento che non funziona ma consuma cifre da capogiro, ordini professionali che si comportano come corporazioni medioevali, ecc. ecc.
Dove stavano i repubblicanio quando questi sperperi venivano istituzionalizzati ? Quanti loro ministri si sono dimessi pur di non accettare gli obbrobri suggeriti dal partito della spesa facile ? Chiaramente anche loro come gli altri tenevano famiglia!
Non credo proprio che sulla base del pregresso gli si possa dare la sia pur minima fiducia di rinnovamento.
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - martedi 10 novembre 2009 19.43
Condivido. Penso però che la ricerca della terza forza sia un grave errore. La democrazia funziona quando c'è un'alternativa chiara e chi governa male(a giudizio degli elettori) viene mandato a casa a riflettere sui suoi errori. D'altro canto la democrazia ha tempi lunghi e richiede molta pazienza. La nostra è iniziata soltanto nel 2001.
Ritengo quindi che bisogna lavorare all'interno degli attuali partiti per far prevalere i programmi enunciati.
Guido Perini - Treviso - Mail - martedi 10 novembre 2009 19.41
Le tue idee sono anche le mie ma, ahinoi, non siamo in molti a pensarla così. Se poi qualcuno di quei pochi esce dal PDL per costruire la nuova cosa con i papisti di Casini e Buttiglione....


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