Un tempo c’erano le ‘vallette’. E già queste venivano additate dalla pubblica piazza dei ‘moralisti de’ noantri’ come delle ‘oche’ poco di buono. Oggi, il nuovo maschilismo camuffato da veterofemminismo antilaico ed antilibertario tanto caro ai ‘politically correct’ di certa sinistra cattocom (ovvero quella conservatrice), ma anche di molta destra clericale e bigotta, è tutto in fermento contro le ‘veline’. “Bum, bum, bum, cicabumbumbum”! chioserebbe il Gabibbo. Questa storia delle veline l’hanno fatta addirittura diventare una questione politica, quando di strettamente politico, qui, non c’è proprio nulla. E se c’è una categoria del mondo dello spettacolo che va salvata è proprio quella della velina. Lasciate che lo dica uno che ritiene programmi come il ‘Grande Fratello’, ‘Buona Domenica’ e ‘Amici’ (quest’ultimo diretto dall’ultimo dei ‘sessantottini non pentiti’, Paolo Pietrangeli, guarda caso…) una riedizione nemmeno troppo lontana di “Le 120 giornate di Sodoma”, del marchese De Sade. Ovvero, il contrario dell’intelligenza e della creatività individuale, il trionfo dell’ipocrisia e della follia collettiva di una gioventù mal rappresentata, ma che forgia modelli oltremodo diseducativi (ultimo retaggio del ‘68 italiano antilaico ed antilibertario, ovvero l’opposto della cultura ‘beatnik’ ed ‘hippy’ americana? Molto probabile, riteniamo). La veline sono cosa ben diversa. Lo spiega lo stesso Antonio Ricci che le ideò: sono un’astrazione ‘patafisica’, come le definì lo scrittore surrealista Alfred Jarry, “quanto vi è di grottesco nell'universo”. E il filone surrealista, ‘nonsense’ e ‘patafisico’ nella televisione nostrana - che pur di pecche ne ha moltissime - lo seguì a suo tempo anche l’ottimo Gianni Boncompagni, criticatissimo per i suoi programmi pieni di colore, musica e soprattutto ragazze giovanissime. Ragazze, ricordiamolo per i più, che non avevano nulla di ammiccante, di provocante, di sensuale, che erano semplicemente loro stesse, che si divertivano e divertivano nella ‘surrealtà’ del contesto televisivo creato da Boncompagni stesso. Moltissime fra loro, peraltro, hanno fatto carriera unicamente grazie alle loro intrinseche capacità artistiche. Pensiamo alla cantante Giorgia, all’attrice comica Sabrina Impacciatore, all’attrice impegnata Yvonne Sciò, alla poliedrica Ambra Angiolini, a Nicole Grimaudo. E la lista è lunghissima, cari i miei moralisti da pubblica piazza. E allora finitela un po' con questa storia del dare addosso alle veline! Iniziate a guardare una ragazza per le sue doti artistiche e lasciate da parte le vostre pruderie sessuali, che vi accompagnano sin dagli anni ’60, quando davate addosso alle minigonne ed alle ‘piperine’, quando per voi anche un atto sessuale era un atto politico, in cui era pur sempre l’uomo a comandare! Si può discutere sul fatto che in televisione del corpo femminile si faccia ampio mercimonio. E’ vero. Ed è una vergogna. Ma le veline o le ragazze di ‘Non è la Rai’ dei vecchi tempi non c’entrano un ‘piffero’. C’entrano, piuttosto, certi altri programmi, che ho citato ben prima, che fanno delle pruderie sessuali (leggi: della morbosità), il segreto del loro successo. Ora, io non so se abbia ragione Lele Mora quando afferma che la tv trash è quanto il pubblico desidera. Fatto sta che essa è ‘ciarpame’, che non ha nulla di creativo e che si avvicina, piuttosto, a certo ‘catartisimo orgiastico’ tipico delle opere del Divin Marchese di cui sopra. Si dirà: sei un moralista anche tu, allora. Niente affatto, sono semplicemente obiettivo: un conto è una bella ragazza (ma potrebbe essere benissimo anche un ragazzo, nulla in contrario) che canta e che balla senza troppi ammiccamenti e in un contesto divertente e a tratti surreale, ben altra l’esibizione di ‘carne da macello’, in un contesto di macellai del gossip. La differenza è abissale. E anche qui, il caso è tutto, tristemente e preoccupantemente ‘italiano’, con le sue influenze clericali, marxiste e fasciste.
(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)