Chiara Scattone

Com’è possibile che io, una donna di sinistra, mi sia ritrovata l’altra sera davanti alla televisione a ‘parteggiare’ per il ministro Giorgia Meloni e non per il suo omologo ‘ombra’, Pina Picierno? Durante un’interessante puntata di ‘Otto e mezzo’, infatti, le due rappresentanti di governo e di opposizione si sono affrontate faccia a faccia sulla questione che tanto oggi ci interessa: la riforma della scuola ed il futuro dei giovani. L’argomento è certamente vasto e di difficile approccio per chiunque, giovane o meno giovane, politico o non politico, ma soprattutto per le due ministre, che probabilmente più che esprimere opinioni personali, si sono dovute attenere alla linea dei rispettivi partiti politici. Difatti, talvolta è sembrato che scalpitassero nel proprio ruolo e calmassero le proprie idee probabilmente più estremiste a vantaggio dell’indirizzo segnato loro dalla propria maggioranza. Devo ammettere che non sono uscite grande idee rivoluzionarie, né tanto meno suggerimenti o soluzioni. Ho notato anzi l’assenza di pragmatismo di entrambe e, spesso, l’elusione della domande poste da Lilly Gruber con un ‘glisson’ a favore di argomenti banali e fumosi. Ma la cosa che più mi ha colpito è stata la sensazione di vuoto politico che traspariva, purtroppo, proprio dal ‘ministro – ombra’ del Pd. Tralasciando l’aspetto bon ton della Picierno, che poteva forse tradire un eccessivo interesse nei confronti della ‘forma’ in contraddizione con l'idea di elegante semplicità che piacerebbe fosse la caratteristica di una donna intellettualmente impegnata e aderente al pensiero di sinistra, quello che più saltava all'occhio era l’assenza di idee, di spunti e di quella concretezza che tanto oggi farebbero bene alla risoluzione dei conflitti giovanili e sociali. La difficoltà della situazione attuale è palese e si percepisce facilmente anche camminando per le strade di una qualsiasi città italiana: le manifestazioni e gli scioperi di queste ultime settimane sono solamente uno degli sfoghi più concreti di questa crisi. Però non mi sembra possibile che durante un confronto tra destra e sinistra, la rappresentante della destra appaia più razionale, concreta e pragmatica della rappresentante della sinistra. Non è possibile che la sinistra non si faccia portavoce di un programma adeguato e chiaro, costituito da idee realizzabili e concrete, tali da migliorare il futuro delle nuove generazioni. Nessuno di noi è portatore di un ‘verbo’, ma credo che ognuno sappia, bene o male, cosa sia ciò che non va nel nostro sistema scolastico e sociale, anche solo per il fatto di aver affrontato le scuole e le università e di essersi confrontati in prima persona con i disagi che i manifestanti di oggi cercano di ricordare ai politici e ai vertici delle istituzioni. Non accetto che un politico di sinistra, in questo caso una donna giovane - che è cosa ancora più grave - non sia in grado, anche solo superficialmente per la brevità dell’intervento, di delineare soluzioni chiare e alternative, realizzabili per il bene dell’intera società. Non accetto che sia la destra ad essere così pragmatica e non accetto che sia Giorgia Meloni, peraltro l’unico ministro donna di questo governo di cui non dobbiamo vergognarci, a dover vincere in un contrasto con l’omologa di sinistra, che ha saputo solo all’ultimo rispondere ad una delle tante domande che le erano state poste, sulle quali ha sempre sorvolato, chiedendo al Governo che venga disposta una generica ‘piattaforma dei diritti’ degli studenti: diritto allo studio, diritto alle mense, diritto agli alloggi. Una piattaforma dei diritti? In queste sole tre parole si risolve la proposta concreta della sinistra sui problemi degli universitari? Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma se questa piattaforma dei diritti è così importante e basilare, perché non è stata fatta durante il governo Prodi? Ma sorvoliamo, pensiamo al futuro e non al passato. Pensiamo invece al perché la sinistra non torni a fare un po’ più la sinistra, un po’ più l’opposizione e non si faccia portavoce di diritti e doveri concreti, di progetti chiari, di idee solide e pragmatiche per, anche solo, proporre al Governo e a noi tutti un modello sociale differente, più in linea con i fabbisogni primari della società e dei giovani, studenti, universitari o lavoratori che siano. Basta con il vittimismo dei diritti: la sinistra deve avere il coraggio di scommettere sul senso del dovere che lo Stato deve infondere in tutti i cittadini di buon senso, che si deve manifestare nel rispetto delle istituzioni e nella correzione che alle stesse si devono imporre qualora commettano un errore a danno dei singoli cittadini.


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