Inutile negarlo: siamo finiti sotto il diluvio del 13-14 aprile. Poteva andare diversamente? Io penso di sì, ma avremmo dovuto impostare in modo diverso la nostra Costituente. Al congresso del partito che mi ha eletto segretario (l’ex Nuovo Psi) nel luglio del 2007, proposi una Costituente liberalsocialista e non semplicemente socialista. Pensavo che sarebbe stato utile non disperdere il patrimonio della Rosa nel pugno, inteso come punto di incontro di socialisti, radicali laici e liberali, alla quale, nella Primavera del 2006, avevamo scelto di non aderire semplicemente perché collocata nell’Unione, ma che avevamo ugualmente salutato come esito naturale ed opportuno di tradizioni legate da tante battaglie comuni. Tanto che nel 2006 proponemmo che fosse Emma Bonino a guidare un polo laico che si contrapponesse sia a Berlusconi sia a Prodi. Dopo la fine dell’Unione, proposi ai compagni della Costituente di costruire un’alleanza coi compagni radicali, per sottoporre a Veltroni un nuovo soggetto apparentato. Mi è stato risposto negativamente e dopo il mancato apparentamento avanzai l’idea, e non fui io solo a farlo, che fosse Emma Bonino a guidare una lista comune di socialisti e radicali. La proposta è stata bocciata e qualcuno ha aggiunto testualmente che era un errore “boninizzare” la nostra lista. Oggi ci ritroviamo sommersi dal diluvio con un risultato elettorale che è il più umiliante della storia, anche recente, dei socialisti. Mai, nessuna frazione del vecchio Psi ha ottenuto meno dell’1% in nessuna competizione elettorale dal 1994 ad oggi. E questo dovrebbe spingere tutti a cercare le motivazioni di questo infausto risultato e dovrebbe indurre tutti a tentare di individuare una prospettiva. Perché ci sia un approdo, dopo il diluvio, perché rinasca una speranza di futuro. Ci si dovrebbe preoccupare, più che del nome del nuovo segretario, di cercare una via di uscita dal fondo del mare in cui siamo stati cacciati. Non abbiamo bisogno di bombole ad ossigeno che hanno tutte un tempo limitato. Dobbiamo riemergere e tentare un approdo. Per questo ho accettato la proposta di Marco Pannella di iniziare insieme una riflessione e poi di definire un percorso per dare vita ad una tendenza liberalsocialista in Italia. Questa tendenza oggi vive in tante direzioni: ci sono i radicali, i socialisti del Ps, i socialisti presenti anche nell’Arcobaleno, laici, liberali e socialisti sia nel Pd, sia nel Popolo delle libertà, ove abbondano in Parlamento esponenti che provengono dal vecchio Psi. Non dobbiamo averne paura. Dobbiamo sfidarli, vigilando sulla loro coerenza. Dobbiamo lanciare la sfida laica, liberale, riformista, cui dovranno rispondere coi loro atteggiamenti politico-parlamentari quotidiani. La sfida sulle liberalizzazioni e sui diritti civili, la sfida sulle grandi questioni dell’ambiente, oggi senza interpreti parlamentari tradizionali, quella sulla giustizia giusta e anche sulla moralità della politica, che non si misura solo col suo costo, ma anche sulla coerenza degli atteggiamenti (quello di Di Pietro che prima sottoscrive accordi col Pd e poi li disattende in modo così clamoroso è davvero eclatante). Penso che i socialisti che non intendono nè consegnarsi al Pd né arrendersi all’ineluttabilità del loro declino e della loro estinzione, e non pensano che una tattica di sopravvivenza all’interno di un contenitore senza voti possa essere la ricetta, debbano sentirsi coinvolti in questo inizio d’una marcia che non credo abbia solide alternative. Lo abbiamo detto in conclusione del Convegno di Chianciano, parafrasando un famoso slogan del Maggio francese: “Ce n’est qu’un debout, continuons le combat” . I socialisti hanno ancora voglia di combattere. Sono stanchi di essere umiliati. E hanno voglia di speranza e di futuro. Da Chianciano, dalla possibilità di mettere insieme socialisti, radicali, laici e liberali, dalle disponibilità emerse in più direzioni, dal gruppo parlamentare di radicali che c’è e che può fungere da aggancio istituzionale assai utile (i radicali non hanno aderito né al Pd né genericamente al gruppo parlamentare del Pd, ma hanno composto una loro delegazione autonoma nel gruppo democratico, come del resto era negli accordi) è stato deposto un primo tassello. Credo valga davvero la pena di continuare. Lo so che quanti hanno vissuto, prima con passione poi con delusione la vita della Rosa nel pugno, questa prospettiva possa anche non essere salutata con entusiasmo. Ma mi chiedo, caro compagni, c’è qualcuno che ha qualcosa di meglio da proporre, oggi?