Tale non può che essere definita la
Maria di Nazareth raffigurata da
Barbara Alberti nel romanzo:
‘Il Vangelo secondo Maria’ (Bur Narrativa), già edito una prima volta nel
1979. Quest’opera pone all’attenzione del lettore un tema: il rapporto tra la realizzazione della
donna nella
società e il suo
ruolo di madre. Il personaggio di
Maria tratteggiato dalla scrittrice potrebbe essere paragonato
all’Ulisse rappresentato da
Dante Alighieri nella
Divina Commedia: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza”. L’aspirazione a raggiungere i più alti livelli nella
professione e nella
formazione culturale, presidiata dalla stessa
Costituzione italiana, resta tuttavia troppo spesso un
traguardo difficilmente
raggiungibile nella società odierna. Frequentemente, le
donne si trovano a dover
scegliere se essere
madri o dedicarsi completamente alla propria
ascesa lavorativa. Mancano
investimenti adeguati da parte dello Stato per
potenziare strutture, che affianchino le
donne nel loro duplice compito di
lavoratrice e di
madre. Qui l'autrice,
Barbara Alberti, pone la
Vergine nell’obbligo di compiere una
scelta: la sua
libertà di crescere ed evolvere culturalmente o la
maternità non programmata. Ovviamente,
l’una non esclude l’altra: incolpare
un’entità superiore o la
società stessa di questo
'gap', allontana dalla
soluzione. Così come di
Maria vengono celebrati, per i due terzi dell’opera, il radicato
spirito d’indipendenza, la
potenza inventiva e una
volontà ferrea a tal punto da abbattere qualsiasi ostacolo alla sua
crescita individuale. In lei, come in tante altre
donne, risiede il
'germoglio' di una
rivoluzione culturale: la forza di
rifondare una società in cui
la donna non debba
rinunciare più a nulla per essere
felice.