Tra la seconda metà di
marzo e lo scorso mese di
maggio, Rai3 ha trasmesso in prima serata una serie di documentari su diverse personalità di spicco del mondo della
cultura. In particolare, hanno colpito l’attenzione della
critica, le puntate dedicate a
Eleonora Abbagnato, Patty Pravo e
Milva. Riguardo alla prima, l’aspetto più rimarchevole è la
ferrea determinazione che ha caratterizzato il suo percorso artistico. Dai primi approcci alla
danza in una scuola della natìa
Palermo, alla frequentazione di prestigiose
accademie, come quella di
Marika Bezobrazova a
Montecarlo, sino agli incontri con il celebre coreografo francese
Roland Petit, quello con
Carla Fracci, l’approdo
all’Opera Garnier di
Parigi e, infine, al ruolo tanto agognato di prima ballerina
all'Etoile. Un risultato di
eccellenza, ottenuto con sforzo estremo, rigorosa disciplina e importanti rinunce. In primis, il distacco dalla famiglia d’origine, che pure non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alla
ballerina siciliana. Di
Patty Pravo ha colpito, senz’altro, la
personalità carismatica, che l’ha resa sempre una donna estremamente
moderna e
libera. La notevole
avvenenza degli anni giovanili non ha mai oscurato il
talento musicale che
l’artista veneziana ha coltivato ed accresciuto nel corso degli anni. A partire
dall’infanzia, trascorsa in
conservatorio, sino all’acclamazione come
'ragazza del Piper', per poi approdare a un ruolo nevralgico sulla
scena musicale italiana. Non sono mancate
esperienze internazionali e incontri con
personalità artistiche di primo piano a cementare il percorso della cantante, sempre improntato alla ricerca e alla sperimentazione. Un
modello di femminilità indipendente è stato anche quello rappresentato da
Milva. La sua vita, raccontata nel documentario, a lei dedicato, dalla figlia
Martina Corgnati, ci ha consegnato il ritratto di una donna che, dietro le sembianze di una
diva sofisticata, ha sempre mantenuto una
profonda semplicità e
purezza, come evidenziato dal regista
Giorgio Strehler, suo fedele amico. Il profilo artistico di
Milva denotava non soltanto il grande
talento musicale, ma anche un'incomparabile
forza di volontà e un profondo amore per la conoscenza, che l’hanno condotta ad accrescere sempre di più il suo
livello culturale, dall’infanzia campestre vissuta a
Goro, suo paese d’origine, al sodalizio artistico con il marito, il regista
Maurizio Corgnati, sino all’incontro e alla collaborazione con artisti e intellettuali di prim’ordine. Queste
tre artiste sono un esempio di come si possa essere
donne di valore, senza rinunciare alla propria
femminilità. Questa viene esaltata attraverso una
ricerca costante dell’eccellenza nell’impegno quotidiano, volto oltretutto a perseguire una
missione: quella di affermare il
valore culturale dell’Italia nel
mondo. Le loro vite confermano, in definitiva, che una
donna, per sentirsi
completa e per espletare al meglio il proprio
ruolo nella società, può perseguire la
piena realizzazione dei suoi
talenti, senza farsi offuscare
dall’effimero e senza rincorrere
vuoti stereotipi, coltivando ogni giorno quella sua
unicità, che può consentire di
risplendere e di
distinguersi in ogni fase della vita, qualunque sia il suo
destino.