L’emendamento al decreto sulle
liste di attesa, presentato dal senatore leghista
Claudio Borghi in
commissione Sanità e relativo
all’abolizione dell’obbligo vaccinale per i minori, anche se dichiarato
“inammissibile per materia”, ha reso pienamente la misura
dell’ottusa irresponsabilità della nostra attuale classe politica. Per meri motivi di
visibilità, si sostengono
tesi antiscientifiche che si richiamano a un
assolutismo bigotto, che tende ad accusare gli altri di quello stesso
dogmatismo praticato al fine di raccattare i voti di
'terrapiattisti', 'No vax' o di coloro che negano che gli
Stati Uniti siano andati sulla
Luna, tanto per intenderci. Innanzitutto,
Claudio Borghi, nei giorni in cui veniva ventilata l’ipotesi di una modifica della
legge Lorenzin, parlava tranquillamente di
12 vaccinazioni obbligatorie e del fatto che, in
Europa, solamente
Italia e
Francia imporrebbero tale obbligo, finalizzato a consentire l’accesso dei minori alla frequentazione scolastica. E già questo segnala
un’ignoranza legislativa allarmante, poiché sia noi, sia i francesi, non siamo gli
unici Paesi ad aver
legiferato in tal senso. In secondo luogo, le
vaccinazioni obbligatorie previste attualmente dalla
legge Lorenzin sono
10 e non
12: questi
neanche leggono le norme che vorrebbero
modificare o
sostituire. Gli
obblighi vaccinali non esistono solamente in
Italia e in
Francia: la
Germania prevede l’obbligo di sottoporre i bambini alla vaccinazione contro il
morbillo, senza la quale l’accesso agli asili e alle scuole elementari viene negato; in
Belgio, risulta obbligatoria quella contro la
poliomielite; altre nazioni prevedono l’obbligo per almeno
dieci vaccinazioni: la
Bulgaria, la
Croazia, la
Lettonia, la
Polonia, la
Repubblica Ceca, la
Slovenia e la
Slovacchia. Oltre a ciò, la
legge sull’obbligo vaccinale per bambini e adolescenti, voluta dall’ex ministra della Sanità,
Beatrice Lorenzin, nel
2017, prevede le seguenti vaccinazioni:
antitetanica; antipolio; antidifterica; antiepatite B; antipertosse; l’antinfluenzale di tipo b; antimorbillo; antivaricella; antirosolia; antiparotite. Detto tutto questo, dopo l’introduzione di tale normativa, la percentuale di
bambini vaccinati, per esempio, contro il
morbillo - una patologia che preoccupa particolarmente per l’elevata contagiosità e le complicazioni, anche gravi, che in alcuni casi può comportare - è salita
dall’87% al
94%. Ovvero, ancora non ha raggiunto quella copertura del
95% necessaria, secondo
l’Oms (l'Organizzazione mondiale della sanità, ndr) a garantire
l’immunità di gregge e il debellamento del virus, per lo meno in
Italia. Chi si occupa di
politica sanitaria dovrebbe tener presente che, sin dagli
anni ‘60 del secolo scorso, cioè dopo l’introduzione del
vaccino contro il
morbillo (che a quei tempi causava, nel mondo, più di
2 milioni di morti all’anno), il numero dei decessi è sceso attorno ai
135 mila l’anno
(136.200, secondo i dati
dell’Istituto superiore di Sanità relativi al
2022). Io stesso ho perduto un parente in famiglia: uno zio diretto, fratello di mia madre, che non ho mai potuto conoscere in quanto deceduto, a
8 anni, a causa di un
'morbillivirus' non diagnosticato. Sia come sia, per qualunque malattia infettiva
l’obbligo vaccinale è necessario, al fine di raggiungere la cosiddetta
'immunità di gregge': quella forma di
protezione collettiva indiretta che tutela anche chi, per motivi specifici, non può ricevere le
vaccinazioni. Ma anche intorno a ciò, dobbiamo segnalare una sorta di
antipolitica sanitaria, che tende a ridurre ogni questione di
salute pubblica a mero
fattore individuale, non standardizzabile. Ebbene: si sappia che
l’individualismo assoluto non è un tipo di
liberalismo, bensì una forma di
egoismo qualunquista, che travalica i confini della
diffidenza nei confronti del prossimo, sfociando nel
menefreghismo. Come al solito,
l’Italia continua a essere la
vittima predestinata di una serie di
retaggi d’inciviltà giuridica e
morale, che dovrebbero essere considerati come sintomi di
un’asocialità totalmente
superficiale. Subculture che dovrebbero bastare a considerare un esponente politico totalmente
inadeguato a occuparsi di
politica sanitaria. Una selezione che, un tempo,
avveniva all’interno dei Partiti politici, mentre
oggi non più: come sia stato possibile che
Claudio Borghi, il quale si è sempre occupato di
economia bancaria e di
scienza delle finanze, sia finito in
commissione Sanità presso il
Senato della Repubblica, rappresenta una questione che coinvolge i vertici stessi del proprio movimento politico-partitico. Ovvero,
Matteo Salvini, il quale si sta rivelando, per ogni giorno che passa, sempre più
dannoso per la forza politica di cui è leader, per la propria
coalizione di governo e per l’intero
mondo politico italiano. Tornando
all’obbligo vaccinale, è vero che
l’immunizzazione collettiva si può raggiungere in due diversi modi:
1) per contagio;
2) tramite somministrazione del
vaccino. Ciò, tuttavia, non significa che possa bastare una semplice
raccomandazione: è preferibile raggiungere
l’immunità di gregge attraverso le
vaccinazioni, anziché mediante
diffusione della malattia, perché quest’ultima soluzione può comportare
decessi evitabili o
non necessari. Cosa ci vuole a capire un
dato scientifico così semplice? Ovviamente, non si tratta
d’ignoranza, ma di
'sciacallaggio'. Una forma di
disinformazione sostenuta non soltanto da qualche
'sito spericolato' o dai
social network, ma anche da una serie di
organi d’informazione nazionale, cartacei e radio-televisivi. Organi i quali, grazie a una stravagante forma di
lobbing corporativa, continuano imperterriti a
fomentare pregiudizi e a svolgere un’attività di
disinformazione che non solo vìolano ogni
deontologia professionale, ma addirittura sfociano nel
crimine vero e proprio, in merito a questioni dove dovrebbero
'pesare' maggiormente
dati certi e
fonti certificate. Insomma,
l’abolizione dell’obbligo vaccinale sarebbe un
'passo indietro'. Soprattutto, rispetto ai risultati che sono stati ottenuti in passato: perché dobbiamo
gettare tutto quanto 'a mare'? Per far avere
4 voti in più a un Partito politico gestito da una classe dirigente totalmente
priva di scrupoli? Perché
banalizzare una questione così
delicata? Per favorire
nuovi episodi epidemici, che garantirebbero
occasioni per essere
intervistati o
andare in televisione? Noi non vogliamo
alcun male ai colleghi del
giornalismo italiano. Soprattutto, quello del mondo
televisivo e
radiofonico: siamo consapevoli di come sia divenuto difficile riuscire a guadagnarsi la
'pagnotta'. E’ esattamente questo il
'ricatto' degli
editori. Tuttavia, vogliamo lanciare un
avvertimento ben preciso e circostanziato: la questione si va indirizzando verso una
resa dei conti che, anche se non potrà mai essere definitiva, comporterà una notevole
assunzione di responsabilità personale e
professionale, per essersi
inventati dei veri e propri
esperti del nulla e per aver
invitato, ripetutamente, nelle trasmissioni
personaggi inqualificabili. Anche per questo motivo, il nostro settore è entrato in una
crisi irreversibile: non si tratta esclusivamente di
retorica della rete. Cercate, dunque, di comprendere, adesso, come stanno messe le cose, perché la
realtà italiana sta diventando sempre più chiara ed evidente.
Per tutti.
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)