Andrea Giulia

Un esecutivo che resiste soprattutto grazie al voto dei senatori a vita è legittimato a governare? In linea di principio, si dovrebbe rispondere di no, poiché il voto dei nostri ‘decani’ non dovrebbe influenzare i rapporti tra maggioranza e opposizione. Tuttavia, perché nessun senatore a vita, se non raramente, vota con il centrodestra? Anche tale questione risulta legittima, poiché rende il problema ancor più controverso, dato che il cosiddetto fronte moderato non sempre è riuscito ad esprimere, se non nel caso del Sen. Giovanni Agnelli – che comunque votava sempre in piena autonomia di giudizio – figure di spicco tali da poter assurgere al conferimento di questa carica onorifica. La questione, insomma, va posta in termini culturali: se nel Parlamento italiano vi fosse l’opportunità di avere maggioranze diverse e meno ‘ingabbiate’ dall’attuale logica bipolare, il peso dei senatori a vita risulterebbe così determinante? Ma dato che oggi ciò non avviene, rimane allora evidente che esiste un problema di mancata interpretazione dei valori di fondo del sistema politico italiano. Ed è questo il vero motivo, la vera causa, del disagio dei cittadini. Innanzitutto, in questo genere di analisi dobbiamo partire dal crollo di quei valori di cosiddetta ‘appartenenza ideale’: la vecchia logica delle appartenenze ideologiche non c’è più. Ciò potrebbe anche esser visto come un bene. Ma la caduta di quelle identità, ha finito col trascinare con sé anche una visione collettiva maggiormente condivisa dell’interesse generale: oggi, le nostre forze politiche non si mettono assieme per qualcosa rispetto a qualcos’altro, bensì contro qualcuno o per difendersi da qualcun altro. Ciò determina conseguenze gravissime: mentre all’apparenza ci si ritrova in un sistema politico bipolare, nella realtà pratica abbiamo una classe politica in cui ogni partito tende a rappresentare soprattutto se stesso e a reclamare a tutti i costi una propria visibilità. Di conseguenza, abbiamo il fenomeno di una fortissima frammentazione a cui nel centrodestra si è sopperito solamente grazie alla creazione di un partito ‘padronale’, Forza Italia. Se Forza Italia non esistesse, anche il panorama politico del centro-destra risulterebbe frammentato, almeno quanto quello del centro-sinistra. Tuttavia, essendo Forza Italia un partito fortemente verticistico, a sua volta risolve solo parzialmente il problema della frammentazione, mentre impedisce, da un punto di vista ideal-culturale, ogni possibilità che si possa ovviare al generale scadimento del ceto politico attraverso un ricambio generazionale in grado di rinnovare l’ambiente ancorandolo alle più autentiche tradizioni nazionali. Il medesimo procedimento, purtroppo, lo si sta tentando anche nel campo avverso attraverso la nascita del Pd, che non sarà certo un partito improntato su logiche di mero rifrangimento dell’immagine del proprio ‘padrone di casa’, ma che comunque ravvisa anch’esso degli eccessi di formalismo burocratizzato tali da svuotare ogni forma di dibattito interno: l’unico discorso effettivamente politico rimane quello di voler rappresentare una ‘diga’ contro il ‘berlusconismo’, dunque in base ad una logica di pura contrapposizione. A questo punto dell’analisi, gli italiani dovrebbero aver chiaro che il vero ‘virus’ che sta facendo decadere la politica italiana, non è né il ‘berlusconismo’, né l’anti-berlusconismi, bensì il ‘nuovismo’, che ha trasceso ogni livello di coinvolgimento delle masse intorno ai problemi, alle questioni e alle analisi da affrontare ‘disinteressatamente’, ovvero in base a un realistico interesse collettivo, al fine di rinchiudersi in un’arena totalmente distante e scollata dalla realtà per continuare ad alimentare uno scontro continuo senza reali vincitori, né vinti. Se non si comprenderà che il problema autentico di questo Paese è esattamente questo, più che altro, continueremo a ritrovarci con partiti costretti a portare avanti le proprie questioni soprattutto in base al proprio interesse, che raramente corrisponde a quello dell’intero Paese. Il ritorno ad un sistema proporzionale, corretto da uno sbarramento non troppo alto, in tal senso sarebbe la prima ‘mossa’ in grado di invertire tali tendenze degenerative, insieme ad un ritorno ai valori più veri e alle tradizioni più autentiche della cultura politica italiana. Ma se queste due condizioni non verranno rispettate, questo Paese rimarrà ‘impantanato’ intorno a logiche puramente antagonistiche e in dibattiti surreali, fino allo ‘sfacelo finale’ di tutto il suo sistema di consenso.


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