Quante volte abbiamo immaginato come sarebbe stato bello
sfuggire al caos e alla monotonia del quotidiano per ritrovarsi su
un’isola deserta e lì
ricominciare tutto? Beh, c’è chi non si è limitato soltanto a
sognarlo. Si tratta di
Edoardo, un ragazzo appena sedicenne di
Colico, in provincia di
Lecco, che
senza dire nulla a nessuno, genitori compresi, di punto in bianco ha preparato armi e bagagli - immaginiamo assai scarsi - per approdare su
un’isola deserta, abitata soltanto da
capre e preziosi
reperti archeologici. Si tratta
Kéros, nell’arcipelago delle
Cicladi: un’area chiusa al pubblico, poiché il
governo greco, per preservarne il
pregio archeologico, ha addirittura stabilito il
divieto di residenza. Su quest’isola sembra si celebrasse un
rito di più di
due millenni prima di Cristo, consistente nel
rompere oggetti preziosi per poi trattenerne un
frammento. E non è forse un caso che il nostro
giovane esploratore abbia scelto proprio questo posto per la sua
fuga, in risposta a chi ripete, come un
'disco rotto', che i
giovani di oggi sono
apatici, capaci soltanto di annegare le proprie inquietudini nello
'sballo' e sui
social. L’avventura di
Edoardo lascia a noi adulti un
prezioso insegnamento che è, al contempo, un
monito: la
cultura non merita di essere
'imbalsamata' in una libreria, ma dev'essere
vissuta nella
vita quotidiana, altrimenti diviene
ipocrisia. Nell’epoca
dell’usa e getta, in cui il
consumismo tende a livellare ogni cosa e dove è molto facile andare in pezzi, l’esistenza sarebbe più sopportabile se qualcuno si prendesse la
'briga' di chinarsi a raccogliere almeno un
pezzetto di ciò che resta di noi. Anche quando tutto sembra andato
distrutto, infatti, c’è sempre un modo per
ricostruirsi, facendo leva sull’intrinseca unicità del nostro essere. E proprio dagli antichi,
Edoardo ha appreso quella
cura in grado di sanare le sue
ferite. Ora e per sempre.