Elisabetta ChiarelliQuante volte abbiamo immaginato come sarebbe stato bello sfuggire al caos e alla monotonia del quotidiano per ritrovarsi su un’isola deserta e  lì ricominciare tutto? Beh, c’è chi non si è limitato soltanto a sognarlo. Si tratta di Edoardo, un ragazzo appena sedicenne di Colico, in provincia di Lecco, che senza dire nulla a nessuno, genitori compresi, di punto in bianco ha preparato armi e bagagli - immaginiamo assai scarsi - per approdare su un’isola deserta, abitata soltanto da capre e preziosi reperti archeologici. Si tratta Kéros, nell’arcipelago delle Cicladi: un’area chiusa al pubblico, poiché il governo greco, per preservarne il pregio archeologico, ha addirittura stabilito il divieto di residenza. Su quest’isola sembra si celebrasse un rito di più di due millenni prima di Cristo, consistente nel rompere oggetti preziosi per poi trattenerne un frammento. E non è forse un caso che il nostro giovane esploratore abbia scelto proprio questo posto per  la sua fuga, in risposta a chi ripete, come un 'disco rotto', che i giovani di oggi sono apatici, capaci soltanto di annegare le proprie inquietudini nello 'sballo' e sui social. L’avventura di Edoardo lascia a noi adulti un prezioso insegnamento che è, al contempo, un monito: la cultura non merita di essere 'imbalsamata' in una libreria, ma dev'essere vissuta nella vita quotidiana, altrimenti diviene ipocrisia. Nell’epoca dell’usa e getta, in cui il consumismo tende a livellare ogni cosa e dove è molto facile andare in pezzi, l’esistenza sarebbe più sopportabile se qualcuno si prendesse la 'briga' di chinarsi a raccogliere almeno un pezzetto di ciò che resta di noi. Anche quando tutto sembra andato distrutto, infatti, c’è sempre un modo per ricostruirsi, facendo leva sull’intrinseca unicità del nostro essere.  E proprio dagli antichi, Edoardo ha appreso quella cura in grado di sanare le sue ferite. Ora e per sempre.





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