A
Verona, come ogni anno in primavera, torna
Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati più amato al mondo. Dal
14 al
17 aprile, presso la
Fiera della
bella città scaligera, è stato possibile visitare una manifestazione giunta alla sua
56esima edizione, con i suoi
100mila metri quadrati netti e
4mila aziende espositrici. Dal
1967, infatti,
Verona, la città di
Giulietta e
Romeo, capoluogo veneto
patrimonio dell’Unesco, è il punto di incontro per i
wine lovers, produttori e designer, sommelier e ristoratori. Ma a
Vinitaly non si è parlato solo di
vino e
distillati, ma anche di
territori, di
aneddoti e
leggende, di
famiglie antiche, che hanno contribuito alla fama del
nostro vino nel mondo. Ogni giorno, un calendario di
lezioni, degustazioni e
approfondimenti su come i
cambiamenti climatici modificheranno i
luoghi di produzione, i
vitigni e le
tecniche, le
nuove sfide della
viticoltura e le
strategie per combatterli. L’area espositiva era divisa in
padiglioni dove erano rappresentate le diverse
regioni italiane. Fra queste, anche uno
stand dedicato esclusivamente ai vini internazionali.
Vinitaly è un vero e proprio viaggio esplorativo nel mondo del
vino: ogni bicchiere racconta una storia, un territorio, un’emozione. Perché quando mettiamo in bocca questo
“nettare degli dei”, viviamo
un’esperienza sensoriale che coinvolge mente e corpo: dal
calore che percepiamo, ai
profumi che sprigiona quel
vino che ci ricorda
fiori, frutti, cibi, erba e miniere, vulcani, paesaggi terrestri e, persino,
marini. Andare al
Vinitaly è come fare un
viaggio a piedi con in mano un calice e un taccuino per degustare e appuntare
nomi, indirizzi, caratteristiche dei vini. Cominciare dalla degustazione delle bollicine dei
vini bianchi, per poi passare ai
rosati e ai
rossi, è il consiglio di
sommelier ed
esperti. Meritava una sosta il
padiglione internazionale, per scoprire vini e distillati provenienti da
Portogallo, Libano, Armenia, Sud Africa, Santo Domingo, Slovenia, Francia, Argentina, Bulgaria, Serbia, Messico, Austria, Croazia, Nord Africa, Spagna, Macedonia e
Albania. Quest’anno, per i più curiosi, c’era in programma anche una degustazione di
vini italiani e
cinesi: un incontro tra alcuni vitigni italiani come il
moscato d’Asti, la
Barbera, il
Sangiovese e
l’Aglianico e i loro corrispettivi coltivati in
Cina, nei territori della
Turpan Valley Xinjiang, Mountain Ningxi, Hualai, Hebei e
Shanxi. Al
Vinitaly di quest'anno si è parlato anche di
cibo e i più grandi
chef italiani hanno preparato
piatti tipici da abbinare ai
vini regionali. Anche per evitare di
bere a stomaco vuoto, che non è mai consigliabile.
Vino e
cibo sono, infatti, un
connubio indissolubile, che risale alla notte dei tempi, simbolo di
convivialità e
festa, che aggiunge un sorriso all’amicizia e una scintilla all’amore.
Quattro giorni immersi nell’atmosfera della fiera e conoscere la grande diversità e ricchezza del
vino italiano, vero ambasciatore del
'Made in Italy' in tutto il mondo, in un intreccio di
cultura ed
emozioni che va oltre la semplice bottiglia.