Anche se i dati non sono ancora certi, al referendum sul welfare hanno vinto i ‘Sì’, con una forte prevalenza dei ‘No’ in molte fabbriche, specialmente nelle grandi aziende. La percentuale di voti favorevoli al protocollo d'intesa si è attestata al di sotto dell'82% indicato, durante l'afflusso dei primi dati, dalle segreterie confederali di Cgil, Cisl e Uil. Tuttavia, il successo del ‘Sì’ sta a significare che è ‘passata’ la linea di governo e sindacati frutto di una lunga trattativa fra esecutivo e parti sociali. L'accordo di luglio prevede una serie di misure a vantaggio di giovani, donne, pensionati, immigrati, interventi a sostegno della competitività ed il superamento dello ‘scalone – Maroni’. Venerdì prossimo, dunque, il protocollo tornerà al vaglio del Consiglio dei ministri, al fine di approvarlo nella sua versione definitiva, nonostante la probabile astensione di Rifondazione comunista. “Se resta quell'accordo” - ha dichiarato il segretario del Prc, Franco Giordano – “è evidente che in Consiglio dei Ministri non possiamo votarlo, ma confidiamo nella possibilità di una sua modifica”. La questione passerà poi al Parlamento, che naturalmente avrà la possibilità di intervenire sul protocollo. Le modifiche richieste, in verità, sono tutt’altro che sostanziali: abolizione dello ‘staff leasing’, incremento del numero dei lavoratori usurati (attualmente 5.000 l'anno) e stop ai contratti a tempo determinato dopo 36 mesi, aggiustamenti su cui l’esecutivo stesso aveva già fatto riferimento subito dopo il varo dell'intesa. Il presidente del consiglio, Romano Prodi, riferendosi al responso referendairo ha parlato di “risultati molto, molto buoni, che incoraggiano le decisioni prese a luglio”. I tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Epifani, Bonanni e Angeletti hanno espresso “legittima soddisfazione per l'esito della consultazione” e ritengono che “anche tra gli operai prevarrà il ‘Sì’. Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, per parte sua ha ribadito la bontà dell'intesa e la sua immodificabilità. Tuttavia, emendamenti non sostanziali, ma significativi, che potrebbero essere apportati dalle Camere dovrebbero far trovare la ‘quadratura del cerchio’ definitiva: l'impianto del protocollo resterebbe quello elaborato da governo e sindacati, ma gli aggiustamenti potrebbero ‘placare’ il malcontento della sinistra antagonista, della Fiom e di alcune grandi fabbriche. Con la forte affluenza al voto, i sindacati confederali hanno indubbiamente confermato la loro rappresentatività all’interno dell'attuale mondo del lavoro, pur non potendo fare a meno di dover registrare i disagi di alcune categorie. Il governo esce rafforzato dal risultato del referendum. Ma anch’esso non potrà non recepire alcune istanze che, tra l’altro, arrivano non soltanto dalla sinistra radicale. In ogni caso, il dato di fondo che evidenzia il risultato di oggi è uno soltanto: la vittoria dei segretari di Cgil-Cisl-Uil ottenuta nel referendum, in realtà rappresenta un grande riconoscimento al libro Bianco e alla legge di Marco Biagi, due atti di altissima levatura socio-economica che hanno saputo abbattere la disoccupazione, che alla metà degli anni ’90 aveva raggiunto livelli elevatissimi, soprattutto per le generazioni più giovani e che, pur presentando alcuni indubbi difetti da correggere, non meritavano una demonizzazione propagandistica così massimalista da parte di una sinistra ‘antagonista’ ormai sempre più fuori sintonia rispetto all’evoluzione della società italiana e persino nei confronti di quelle classi sociali che essa pretenderebbe di voler rappresentare.