E' uscito il
7 dicembre scorso il suo nuovo singolo:
‘Bandiere’. Il giovane artista indie
Guidobaldi, vincitore del
LazioSound nella categoria
‘Songwriting Heroes’, ci ha parlato dei suoi riferimenti musicali, della sua poetica attuale e dell'esperienza nel contest che gli ha permesso di produrre questo singolo.
Guidobaldi, tu provieni da un’esperienza già consolidata nell’ambito dell’indie italiano e stai lavorando per affermarti come cantautore: quali sono i tuoi riferimenti musicali?
“Sono cresciuto ascoltando i dischi dei miei genitori: De Gregori, Mina, Battisti, i Queen e i Beatles. Fanno tutti parte della mia formazione musicale. Poi, al liceo, ho scoperto il ‘brit pop’ degli anni ‘90 e l’indie rock degli Arctic Monkeys. Per me, Paul McCartney e Mina rappresentano tutto ciò che ricerco nella musica, che voglio scrivere e che voglio ascoltare. So che non sono dei riferimenti ‘recenti’, ma sento l’esigenza di avere dei riferimenti affidabili, che non possano mai deludermi”.
Con il tuo brano, ‘Bandiere’, parli di “risveglio”: quel è la chiave, secondo te - musicale o non - per toccare i cuori più abbrutiti dalla modernità, dalla paura e dalla velocità?“Leggere, ascoltare, prenderci cura dei nostri rapporti, comunicare davvero con l’Altro, non fermarci al ‘come stai’ di circostanza. Siamo tutti molto soli nelle nostre routine, ma abbiamo bisogno di ricreare una vera comunità intorno a noi. La musica può anche essere ‘leggerissima’. ma non basta più: penso che dobbiamo tornare a parlare di ciò che ci circonda o, quanto meno, di provare a farlo tra le righe”.
Quanto spazio c’è per l’innovazione e quanto per la tradizione nella tua poetica?
“Credo si tratti di una poetica in continua evoluzione. Non mi piace ripetermi e, anche per questo, ci ho messo un po’ di tempo per proporre musica nuova: volevo che fosse sincera e al passo con i miei pensieri. Non credo nelle canzoni usa e getta: cerco sempre di lasciarci dentro un pezzo di me”.
Che tipo di esperienza è stata quella del LazioSound? E cosa ti ha lasciato?
“E’ stata un’esperienza bellissima, mi ha dato tutto quello che volevo: suonare dal vivo, conoscere nuovi artisti e addetti ai lavori in gamba. Quest’estate, grazie alla vittoria, sono finito a suonare con la band allo ‘Sziget Festival’ di Budapest: uno dei più grandi eventi internazionali, pieno di grandi artisti. Mi ha dato una carica pazzesca e spero di tornarci presto: mi piacerebbe organizzare un tour in Italia e poi, magari, qualche altra data all’estero, perché no?”.
La foto utilizzata nel presente servizio giornalistico è di Lorenzo Lattanzi, che ringraziamo