Valentina Corsaletti

Il nostro Paese è la ‘culla’ della miglior cultura giuridica che sia mai esistita in tutto l’arco della storia dell’uomo. E’ ciò che scriveva Cesare Beccaria: “L’Italia possiede un primato morale e civile ineguagliabile”. Ed infatti è proprio l’Italia la nazione ‘capofila’ postasi alla guida del movimento di Paesi che stanno chiedendo alle Nazioni Unite una risoluzione internazionale per una moratoria universale della pena di morte. La cosa prevede senza dubbio una votazione in sede di Assemblea Generale verso la fine dell’anno. Ma uno dei passaggi politici fondamentali è quello in corso in questi giorni presso il Palazzo di vetro di New York, alla 62esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il nostro ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, si è perciò ‘caricato’ sull’aereo i sottosegretari Gianni Vernetti e Bobo Craxi ed è partito alla volta della grande megalopoli americana. Questo impegno internazionale vedrà l’Italia attiva ‘a tutto campo’ e su tutti i principali temi ‘caldi’: il Medio Oriente, l’Afghanistan, l’Iran, i Balcani, insieme alle grandi questioni multilaterali quali l’emergenza climatica, la riforma dell’Onu e, appunto, la moratoria universale sulla pena di morte. Insieme a D’Alema sarà a New York anche il presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, il quale parteciperà al vertice dei capi di Stato e di governo sui cambiamenti climatici e alla sessione del Consiglio di Sicurezza sulla pace e la sicurezza in Africa. Il presidente del Consiglio pronuncerà, martedì 25 settembre, il discorso ufficiale dell’Italia alla 62esima sessione plenaria delle Nazioni Unite e porrà l’accento proprio sull’iniziativa italiana ed europea in favore di una moratoria della pena capitale. Prodi avrà anche numerosi incontri bilaterali: oltre al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, incontrerà, tra gli altri, i presidenti di Bosnia - Erzegovina, Serbia, Bolivia, Mauritania e i premier di Turchia, Iraq, Albania e Vietnam. Teniamo dunque tutti le dita ‘incrociate’, insomma, poiché l’obiettivo di una sospensione della pena capitale in tutto il mondo ci è già sfuggito più di una volta: se proprio l’Italia fosse il Paese in grado di far riflettere l’intera umanità intorno al principio che l’omicidio di un omicida rimane, pur sempre, un altro omicidio, finalmente avremo un motivo serio per sentirci orgogliosi di essere italiani. Ed avremo dentro noi la nuova consapevolezza di sapere chi siamo ogni volta che ci guarderemo davanti ad uno specchio.


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