Non più tardi di un paio di mesi fa, in una calda notte
agostana, hanno riproposto sulle reti televisive private il noto classico degli anni '80:
Flashdance. Questo film, non c’è che dire, mantiene intatto il suo
fascino. La storia della diciottenne
Alex scalda il cuore, in
un’America da
cartolina in cui tutto è possibile, soprattutto realizzare i propri sogni solo con la propria
determinazione e con il massimo
entusiasmo. Ma se
Alex tornasse oggi sul
pianeta Terra, con i suoi diciott’anni e la stessa contagiosa
voglia di vivere? Cosa troverebbe
al suo arrivo? Beh, forse sarebbe da chiedersi cosa
'non troverebbe' di sicuro: il
merito. Che una
giovane operaia senza il
becco di un quattrino e senza una
famiglia abbiente alle spalle possa aspirare alle luci della ribalta è una
pia illusione. Basti pensare a cosa è necessario, oggi, per un
neolaureato affrontare un
concorso pubblico e sperare di
vincerlo. Credete che sia sufficiente lo
studio universitario di cinque anni, il
massimo voto di laurea e un
qualificato tirocinio professionale con annesso approfondimento manualistico delle materie affrontate
all’Università per aspirare a diventare, per esempio, un buon
magistrato? Beh: scordatevelo. Oltre a tutto ciò che abbiamo appena evidenziato, il nostro
giovane eroe dovrà
indebitarsi fino al collo per frequentare uno dei sempre più esosi
corsi in circolazione, se non più d’uno, per la preparazione del
concorso. In pratica,
no corso privato? No party. Corsi tenuti oltretutto da
magistrati, avvocati di Stato, consiglieri d’alto rango che, al netto del legittimo dubbio, in mancanza di un’adeguata normativa sul
conflitto di interessi, se la legge glielo consente, ci chiediamo quanto tempo delle loro giornate dedichino al loro
effettivo lavoro. E se la nostra
Alex volesse invece
fare impresa? Aprirsi una
start-up, investire, magari, nelle
energie rinnovabili o in qualche
settore tecnologico all’avanguardia? Peggio che andar di notte: troverebbe qualche
istituto di credito in grado di credere nel suo
talento imprenditoriale senza chiederle indietro letteralmente
l’anima, ossia
garanzie di ogni tipo,
ipoteche, pegni rotativi, fidejussioni omnibus o
chissà cos’altro? E se
Alex, ormai un po’ più matura intendesse
metter su famiglia, andare a convivere con il fidanzato o semplicemente con il proprio fidato animale di compagnia, pensate che un cosiddetto
“mutuo alla francese”, di nuova importazione, la aiuterebbe concretamente a
realizzare il proprio sogno? O forse dovrebbe attendere di entrare direttamente nella
terza età per potersi dire finalmente proprietaria del suo adorato e piccolo
bilocale da lei arredato con tanto gusto e amore? E se la nostra
Alex volesse banalmente innamorarsi nell’era
dell’intelligenza artificiale, in cui tutto è ormai è
computerizzato, anche i processi neurologici con cui nasce e si sviluppa
l’attrazione tra due esseri umani, per poi veder sbocciare l’amore sui
social, tra
un like e un altro a fotogenici quanto irrealisticamente immutati
post? Povera la nostra
Alex: le auguriamo con tutto il cuore di rimanere nella sua
Manhattan del
1983, in cui
sognare era ancora possibile ed era ancora verosimile fare una
'scenata' al proprio ragazzo, scendere dalla sua macchina su
un’autostrada ad alto scorrimento, quando capivi che con le sue
conoscenze avevano provato a
raccomandarti a un
provino di danza.