Elisabetta ChiarelliNon più tardi di un paio di mesi fa, in una calda notte agostana, hanno riproposto sulle reti televisive private il noto classico degli anni '80: Flashdance. Questo film, non c’è che dire, mantiene intatto il suo fascino. La storia della diciottenne Alex scalda il cuore, in un’America da cartolina in cui tutto è possibile, soprattutto realizzare i propri sogni solo con la propria determinazione e con il massimo entusiasmo. Ma se Alex tornasse oggi sul pianeta Terra, con i suoi diciott’anni e la stessa contagiosa voglia di vivere? Cosa troverebbe al suo arrivo? Beh, forse sarebbe da chiedersi cosa 'non troverebbe' di sicuro: il merito. Che una giovane operaia senza il becco di un quattrino e senza una famiglia abbiente alle spalle possa aspirare alle luci della ribalta è una pia illusione. Basti pensare a cosa è necessario, oggi, per un neolaureato affrontare un concorso pubblico e sperare di vincerlo. Credete che sia sufficiente lo studio universitario di cinque anni, il massimo voto di laurea e un qualificato tirocinio professionale con annesso approfondimento manualistico delle materie affrontate all’Università per aspirare a diventare, per esempio, un buon magistrato? Beh: scordatevelo. Oltre a tutto ciò che abbiamo appena evidenziato, il nostro giovane eroe dovrà indebitarsi fino al collo per frequentare uno dei sempre più esosi corsi in circolazione, se non più d’uno, per la preparazione del concorso. In pratica, no corso privato? No party. Corsi tenuti oltretutto da magistrati, avvocati di Stato, consiglieri d’alto rango che, al netto del legittimo dubbio, in mancanza di un’adeguata normativa sul conflitto di interessi, se la legge glielo consente, ci chiediamo quanto tempo delle loro giornate dedichino al loro effettivo lavoro. E se la nostra Alex volesse invece fare impresa? Aprirsi una start-up, investire, magari, nelle energie rinnovabili o in qualche settore tecnologico all’avanguardia? Peggio che andar di notte: troverebbe qualche istituto di credito in grado di credere nel suo talento imprenditoriale senza chiederle indietro letteralmente l’anima, ossia garanzie di ogni tipo, ipoteche, pegni rotativi, fidejussioni omnibus o chissà cos’altro? E se Alex, ormai un po’ più matura intendesse metter su famiglia, andare a convivere con il fidanzato o semplicemente con il proprio fidato animale di compagnia, pensate che un cosiddetto “mutuo alla francese”, di nuova importazione, la aiuterebbe concretamente a realizzare il proprio sogno? O forse dovrebbe attendere di entrare direttamente nella terza età per potersi dire finalmente proprietaria del suo adorato e piccolo bilocale da lei arredato con tanto gusto e amore? E se la nostra Alex volesse banalmente innamorarsi nell’era dell’intelligenza artificiale, in cui tutto è ormai è computerizzato, anche i processi neurologici con cui nasce e si sviluppa l’attrazione tra due esseri umani, per poi veder sbocciare l’amore sui social, tra un like e un altro a fotogenici quanto irrealisticamente immutati post? Povera la nostra Alex: le auguriamo con tutto il cuore di rimanere nella sua Manhattan del 1983, in cui sognare era ancora possibile ed era ancora verosimile fare una 'scenata' al proprio ragazzo, scendere dalla sua macchina su un’autostrada ad alto scorrimento, quando capivi che con le sue conoscenze avevano provato a raccomandarti a un provino di danza.





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