Verso la seconda metà di agosto, la Giunta comunale di Firenze ha approvato una delibera tesa a sanzionare i lavavetri extra-comunitari che chiedono qualche spicciolo di mancia ai semafori. Qualche giorno dopo, il Ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha subito approntato un piano di inasprimento teso a garantire una lotta maggiormente efficace contro la cosiddetta microcriminalità. La cosa mi ha lasciato, debbo dire, un po’ interdetto, anche se poi ho ricordato che il Ministro Amato non sarebbe nuovo a simili ‘sussulti di borghesia’. Personalmente, i lavavetri che mi chiedono qualche spicciolo ai semafori non mi hanno mai dato fastidio. E qualcuno di loro, debbo dire, è anche simpatico. Come sia saltata in mente un’idea di questo genere al sindaco di Firenze, Dio solo lo sa. Poi si è scatenato il dibattito sui poteri speciali da fornire ai sindaci per combattere la microriminalità, trasformandoli sostanzialmente in ‘sceriffi’. Anche intorno a ciò, mantengo forti perplessità dovute ai ‘personaggini’ che ci sono in giro anche tra i nostri amati primi cittadini, che non sono certo tutti dei Giorgio La Pira. Comunque, proseguendo nel ragionamento, il fenomeno dei lavavetri perseguiti a norma di legge, in realtà, è collegato ad un fenomeno più grande che è stato regolamentato ‘da schifo’, nel nostro Paese: quello dell’immigrazione. La regolamentazione di tale processo, infatti, avrebbe dovuto essere gestito ‘a monte’, dando cioè modo allo Stato di utilizzare strumenti efficaci in grado di favorire una miglior ‘selezione’ dei flussi di entrata. Ciò è stato fatto solo in parte dalle normative approvate in passato, le leggi ‘Turco – Napolitano’ e la ‘Bossi – Fini’, col risultato di aver permesso l’accesso sul nostro territorio di una mano d’opera scarsamente qualificata o, addirittura, di vere e proprie associazioni a delinquere dedite allo sfruttamento della prostituzione, al traffico di stupefacenti e quant’altro. Pertanto, la conclusione ‘italianamente classica’ di tutto ciò, quale poteva essere? Quella di lavorare sempre e comunque sulle conseguenze di un problema, anziché sulle cause, di ‘chiudere la stalla’ quando ‘i buoi’ sono ormai fuggiti. Adesso ce la prendiamo coi lavavetri, che tra l’altro sono pure utili, perché i benzinai raramente, oggi, si ‘abbassano’ a pulire il vetro delle nostre auto. Enrico Mattei, il grande presidente dell’Eni, non solo pretendeva che gli addetti alle pompe Agip detergessero sempre il parabrezza delle vetture della clientela, ma che lo facessero sorridendo, poiché tale servizio migliorava la visibilità della guida degli automobilisti (alcuni incidenti possono infatti dipendere proprio da una scarsa visibilità del campo ottico di guida), assicurando vieppiù una certa serenità psicologica. Forse erano altri tempi, per carità. Tuttavia, anche in questo caso torniamo ancora una volta al vecchio adagio: “Si stava meglio quando si stava peggio”. Insomma, tutto questo dibattito si poteva anche evitare, poiché ha soltanto determinato ulteriori ‘spaccature ideologiche’ in seno alla maggioranza, oltreché aver mostrato il fianco a critiche totalmente ingiuste da parte del centro-destra, il quale, per voce dell’On. Tremonti, non ha perso occasione per accusare l’esecutivo di concedere asilo in Italia praticamente a tutti. Bella dichiarazione ‘populista’, On. Tremonti: i miei complimenti! Peccato, però, che una delle torture di quasi tutti i funzionari delle nostre ambasciate e dei nostri consolati sia quello di dover subire lamentele telefoniche quotidiane, il più delle volte ad opera proprio di cittadini italiani, perché il nostro governo difficilmente rilascia visti di ingresso di natura turistica o per i cosiddetti ricongiungimenti familiari. Veda un po’ lei, On. Tremonti, come stanno le cose…