Caro Arturo, i numerosi e qualificati interventi sulla possibile creazione di una
formazione politica liberal-socialista pubblicati da L’opinione a seguito del Tuo appello, testimoniano come Tu abbia toccato un tema dietro al quale esiste, in Italia,
una grande domanda culturale alla quale non corrispondono risposte politiche ed organizzative valide. Nel merito anch’io vorrei aggiungere alcune riflessioni e qualche suggerimento. Sono convinto che la prima lettura dei risultati elettorali delle “europee” ci porta a constatare come
le liste legate alla personalità del proprio leader abbiano perso molto del loro fascino.
Berlusconi con la sua Forza Italia, Sgarbi con il partito della bellezza, l’accoppiata Segni Scognamiglio, il duetto Di Pietro Occhetto e la stessa “Lista Prodi” sono stati
abbandonati da molti dei loro tradizionali elettori. Registriamo, viceversa, nuovi
consensi per UDC, AN, Rifondazione, Socialisti Uniti, Verdi e Lega, quasi fosse il risultato di una ricerca dell’elettorato
d’approdi sicuri, di “luoghi” organizzati nei quali si ha la sensazione fisica di potere, volendo, recarsi con la certezza di trovare
la possibilità di interloquire, qualcuno cui consegnare impressioni, ansie, un luogo nel quale, da cittadini, potere recuperare un potere diverso dalla semplice espressione del voto.
Non mi sento di affermare che questo risultato segni
l’inizio della crisi del maggioritario, ma sono convinto che ci troviamo all’avvio di
un’inversione di tendenza rispetto alla politica gridata ed alle contrapposizioni personalistiche che hanno determinato, in questi ultimi dieci anni,
scelte elettorali dettate da passioni da stadio, convogliando masse elettorali verso il più telegenico o sullo slogan più azzeccato. Perché il Tuo appello mi appare
“centrale” rispetto alle considerazioni prima espresse? Perché, caro Arturo, gli elettori potenziali della vasta area laica hanno, in questi ultimi anni, votato per Forza Italia o per formazioni collocate a sinistra, tipo la Margherita.
Oggi questi elettori si vanno sentendo sempre più
insoddisfatti ma non trovano, nel panorama politico italiano,
un soggetto organizzato e credibile verso cui indirizzare il loro consenso o la loro voglia di riprendere un impegno civile e politico. Difficilmente le sigle storiche della democrazia italiana,
(PSI, PSDI, PRI, PLI) potranno riorganizzarsi in maniera tale da
assurgere a catalizzatori di questo vasto ed importante spaccato della società italiana.
Amava ripetere
Lucio Colletti, negli ultimi anni della sua vita, che il nostro Paese ha attraversato, a causa della rivoluzione giudiziaria, una trasformazione assolutamente
originale rispetto alle altre democrazie occidentali e che, per questo motivo, era impossibile ricostruire in Italia un equilibrio democratico che potesse
ripetere le figure politiche e culturali della così detta prima Repubblica. Ed aggiungeva che la peculiarità italiana avrebbe determinato che in futuro sarebbe stato difficile
trovare un parallelismo tra le formazioni politiche italiane e quelle del resto d’Europa.
Il grande Lucio aveva a mio avviso ragione! Infatti, come può, ad esempio, un cittadino italiano, di cultura socialista o socialdemocratica, il quale in Europa non esiterebbe a riconoscersi nel
PSE, pensare di militare in Italia in un partito socialista collocato all’interno del “Triciclo” dove spiccano i vari
De Mita e Rosi Bindi, D’Alema e Folena e, in aggiunta, contribuire con il proprio impegno politico a portare al Governo del Paese
Bertinotti e Di Pietro?
Del resto, nella geografia politica italiana attuale, con il sistema elettorale in vigore ed
alla luce del fallimento di Forza Italia come possibile partito liberale di massa, l’elettorato che và decidendo di abbandonare questa formazione politica e non vuole dare forza a questa sinistra italiana, trova organizzati solamente soggetti politici post democristiani e post fascisti, oppure le sigle residuali della prima Repubblica, inefficaci ad apparire come probabili punti d’aggregazione attiva. Eguale problema ha l’elettore sempre più insofferente della Margherita.
Lo stesso
Nuovo PSI, al quale và dato atto di
grande coraggio e di coerenza politica ed il quale è riuscito a raggiungere il traguardo del
2%, difficilmente potrà rappresentare un approdo unitario per l’area laica. Ma ciò detto, considerando molto difficile l’ipotesi che Forza Italia possa, nonostante i risultati, decidere di divenire quello che aveva promesso di essere, l’appello ed il dibattito apparsi su
L’Opinione possono rappresentare il lievito di un’iniziativa che, a mio avviso,
non può non vedere protagonisti i socialisti.