Coltivare la
memoria è un dovere. Ma se anche è vero che si tratta di uno
sforzo da praticare con
costanza e
ogni giorno, allora le testimonianze che rievocano
l’Olocausto partendo da punti di vista
nuovi o
differenti sono necessarie per poter raccontare l’orrore
“non per comprenderlo”, come diceva
Primo Levi, ma per conoscere il più possibile ed evitare che
la Storia si ripeta nella sua tragicità.
‘A small light’, una serie televisiva prodotta da
Disney+ disponibile sulla piattaforma streaming a partire dallo scorso maggio, è un’opera che vuole rendere nuovamente testimonianza della storia di
Anna Frank e dei suoi familiari, partendo dalla prospettiva di
Miep Gies, persona poco nota ai più e difficilmente ricordata, segretaria di
Otto Frank, che rischiò la vita per aiutare i
Frank a nascondersi per sfuggire alle deportazioni. Il titolo della serie è ispirato da una frase rilasciata dalla stessa
Miep Gies in tarda età:
“Non mi piace essere chiamata eroe, perché nessuno dovrebbe mai pensare che devi essere speciale per aiutare gli altri. Anche una semplice segretaria, o una casalinga, o un adolescente può accendere una piccola luce in una stanza buia”. La donna diede una grande prova di
coraggio e
umanità, riuscendo a tenere nascosti i
Frank in un luogo sicuro nella casa retrostante l'edificio, in cui aveva sede la ditta del
padre di Anna. Nell’appartamento segreto, in seguito, trovò rifugio anche la famiglia
Van Pels e il dentista
Fritz Pfeffer. Almeno fino al
4 agosto 1944, anno in cui la
Gestapo irruppe nel nascondiglio a seguito di chiamata da parte di un
delatore anonimo. Nonostante la tragicità dell’epilogo, che vedrà
Otto Frank come unico sopravvissuto di ritorno dai
campi di sterminio, per la durata dell’intera serie televisiva c’è spazio anche per momenti più
distesi, ironici e
‘leggeri’. A dispetto di alcune inevitabili licenze narrative,
‘A small light’ rimane
fedele a ciò che è realmente accaduto. E questo è uno dei suoi punti di forza, riuscendo insieme ad appassionare, a incuriosire e, infine, a
commuovere. La prima parte del serial riesce bene a trasmettere la
‘spensieratezza’ degli anni antecedenti
all’ascesa del nazismo in
Olanda, anche grazie a un’ottima fotografia, che dona allo spettatore
colori sgargianti e
vivaci. Il resto delle puntante, invece, sono un crescendo di
tensione emotiva, tesa a sottolineare il moltiplicarsi di situazioni via via sempre più
pericolose e
difficili non solo per gli
ebrei, ma anche per coloro che hanno cercato in tutti i modi di
salvarli, come la stessa
Miep e suo marito
Jan, ragazzo di grande coraggio, facente parte del movimento di
Resistenza in
Olanda. A valorizzare tutto l’impianto della breve serie di
Disney+, contribuisce in larga parte la
strepitosa interpretazione drammatica degli attori che hanno svolto un lavoro encomiabile.
‘A small light’, oltre a essere un prodotto artisticamente
sopra la media rispetto alle normali
produzioni televisive odierne, ha il merito di portare sul piccolo schermo un aspetto fino a oggi rimasto in
ombra della storia di
Anna Frank e della sua famiglia, mostrando come anche una persona comune come
Miep possa compiere
grandi gesti, riuscendo a crescere interiormente come persona e come essere umano. Nel
cast, il ruolo di
Miep Gies è interpretato dall’attrice
Bel Powley (Everything I know about love), affiancata da
Joe Cole (Gangs of London), Billie Boullet (Scuola di streghe) nel ruolo di
Anna Frank e
Ashley Brooke (The Blacklist) nel ruolo di
Margot Frank, sorella di
Anna.