Pochi sanno quanto fosse amata dai suoi fans,
Sinéad O’Connor: la cantante irlandese deceduta a
Londra lo scorso
26 luglio. E invece, un po’ a sorpresa, sono arrivate notizie di una
cerimonia funebre molto sentita a
Bray, sua città natale in
Irlanda, dove le persone del posto e molti suoi ammiratori si sono riuniti per renderele omaggio. Un corteo di persone che hanno sentito il bisogno di dare l’ultimo saluto alla musicista. A guidare la processione un camper
Volkswagen con altoparlanti che suonavano
‘Natural Mystic’ di
Bob Marley, brano di cui
Sinéad O’Connor era letteralmente innamorata. Circolano in rete numerosi video dell’evento, in cui si vedono le persone cantare il suo singolo più famoso,
‘Nothing compares to you’, lungo le strade di
Bray: un brano scritto da
Prince nel
1985, ma tenuto nel cassetto per ben
5 anni, fino a quando l’artista non decise di affidarlo all’interpretazione della
O’ Connor che, nel
1990, la portò in vetta alle classifiche di tutto il mondo.
Sinead O’Connor è stata ricordata dai suoi concittadini sia come
cantante, sia come
attivista: fu la prima, infatti, a esporsi e a denunciare i numerosi casi di
pedofilia della
Chiesa cattolica negli
Stati Uniti d’America. E non è un caso che tra i presenti alla processione svoltasi fossero presenti anche
Bono degli
U2 e
Bob Geldof. Una voce particolare la sua, con un
timbro squillante, da
eterna fanciulla e tuttavia molto
versatile, perché sapeva adattarsi a qualsiasi genere musicale. Infatti, noi amiamo ricordare anche il suo album d’esordio
‘The Lion and the Cobra’, dove un suo brano, intitolato
‘Want your hands on me’, decisamente ballabile, spopolò anche nelle discoteche di tutta
Europa, nonostante la provenienta artistica della
O’ Connor fosse di chiara
matrice ‘punk’. Eppure, anche indossando il
‘chiodo’, il giubbotto di pelle simbolo dei giovani protestatari di quegli anni, quel suo
visino d’angelo aveva già conquistato molti esperti, che si attendevano da lei
grandi cose. Il successo del
1990, infatti, sembrò
mentenere, finalmente, quelle
promesse di
crescita artistica della seconda metà degli
anni ‘80 e aprirle definitivamente la via del grande successo. Cosa che, purtroppo, non avvenne dal momento in cui si schierò, apertamente, sul fronte dei
diritti civili, probabilmente come ritorsione di molti
ambienti per le sue iniziative di
denuncia politica, le quali la condussero
all’isolamento e all’uso di
droga, probabile causa della sua morte (anche se in merito alle cause del decesso, la famiglia ha chiesto di mantenere il più assoluto riserbo,
ndr). Sono note le sue controverse visiccitudini degli ultimi anni: un
matrimonio mandato a monte nel giro di
20 giorni dalla sua celebrazione; la morte del figlio
17enne, avuto da una lontana relazione con il cantante
Donal Lunny; la
malattia mentale e la controversa
conversione all’Islam del
2018, nonostante alcune sue
performance ‘live’ a fianco dei più grandi artisti fossero comunque
di livello, facendo sperare la critica in un superamento definitivo dei suoi tanti
guai. In uno dei suoi ultimi videomessaggi su
Facebook aveva scritto:
“Sono da sola, tutti mi trattano male e sono malata. Le malattie mentali sono come le droghe. Vivo in un motel Travelodge, nel New Jersey e sono da sola. E non c'è niente nella mia vita, eccetto il mio psichiatra, la persona più dolce al mondo, che mi tiene in vita. Voglio che tutti sappiano cosa significa e perché faccio questo video. Le malattie mentali sono come le droghe, sono uno stigma. All'improvviso, tutte le persone che dovrebbero amarti e prendersi cura di te, ti trattano male”. E noi non vogliamo aggiungere altro a queste sue parole, se non il rimpianto per un’artista che, a un certo punto della sua vita, sembrava potersi mettere il
mondo in tasca e che, invece, non ce l’ha fatta.
Addio, dolce Sinéad: meritavi molto di più da questa vita. Speriamo che qualcuno ti possa
risarcire nell’altra.