La
guerra è un dramma che non riguarda solamente le nazioni coinvolte in un conflitto. Essa aleggia anche dove non viene operativamente
praticata, poiché tende a creare un
abisso esistenziale, psicologico prim’ancora che
geopolitico, che diviene un qualcosa
d’incolmabile, poiché consente la vittoria della
sfiducia nei confronti degli esseri umani e una
sconfitta senza appello della
speranza. Un autentico
orrore, che ci costringe a
interiorizzare la guerra stessa, a crederla ineluttabile: una cosa che capita regolarmente nel corso della
Storia. La quale diventa una sorta di romanzo che racconte, quasi esclusivamente, le vicende di una
“masnada di assassini”, come disse
Sigmund Freud. La
guerra, inoltre, non ha mai
un’etica, anche quando viene giustificata con le motivazioni più
nobili o
ideali. Per questo motivo gli italiani hanno ragione a essere
contrari al
conflitto bellico in corso
nell’est europeo: non si tratta di paura di una
'escalation', né di
menefreghismo circa le sorti della povera e martirizzata
Ucraina. Si tratta, al contrario, di un giudizio di
condanna della
guerra in generale, senza
‘se’ e senza
‘ma’. Perché la
guerra è sempre un
gioco assurdo, imposto dall’alto. Un
orrore psicologico, che conduce a una
distruzione fisica di milioni di persone totalmente priva di senso. Un
inferno di violenza senza alcuna reale via d’uscita. Un lungo
tunnel di dolore per milioni di uomini e donne che, anche quando
sopravvivono, si ritrovano una vita letteralmente
sconvolta dalla
guerra. Il
conflitto in Ucraina rischia, inoltre, di trasformarsi in una
pietra ‘tombale’ per la pace e la possibilità di risolvere questo tipo di questioni tramite la
diplomazia o l’intermediazione delle
Nazioni Unite, le quali stanno andando incontro a un
fallimento simile a quello della
Società delle nazioni, poiché sta mostrando inequivocabilmente la propria
irrilevanza. Una
funzione morale di
contenimento e di
risoluzione dei conflitti che si sta rivelando un qualcosa di
tragico, poiché incapace di rappresentare, esprimere o far valere il
dolore dei popoli di fronte a
tragedie di questo tipo. Perché quando si cede alla
tentazione di una guerra, niente è più
come prima. A prescindere che si
vinca o si
perda. Dunque,
senza reali vincitori, né vinti.