A
Napoli, in
piazza Municipio, un incendio ha distrutto la
‘Venere degli stracci’: un'installazione di arte contemporanea realizzata dall'artista
Michelangelo Pistoletto. Le fiamme hanno sciolto la statua e ridotto in cenere gli indumenti che la caratterizzavano. Il disastro pare sia opera di un
32enne senza fissa dimora, ora accusato di
incendio e
distruzione di beni culturali. L'opera d'arte decorava la parte della piazza antistante il
molo Beverello ed era stata inaugurata dallo stesso scultore a fine giugno. Circa le cause dell'incendio, è stata da subito esclusa
l'autocombustione, poiché la struttura non conteneva nessun
apparato elettrico. E ci sono vari video di sorveglianza, acquisiti dall’autorità giudiziaria, che inchiodano il piromane.
"La Venere rappresenta l'umanità di oggi, chiamata a esprimere il suo lato migliore”, aveva detto
Michelangelo Pistoletto, definendo il significato della sua
opera, che doveva essere sistemata al
centro di
piazza Municipio. Gli stracci che hanno preso fuoco simboleggiavano gli
scarti o i
rifiuti, che la
Venere ha il potere di
rigenerare. E l’installazione, per due settimane circa, è stara esposta al centro della
‘nuova’ piazza Municipio, riaperta di recente dopo lunghi lavori, in
posizione centrale tra il
palazzo del Comune, la
Fontana del Tritone, il
Maschio Angioino e
l'area del porto. L’artista, pittore e scultore piemontese, tra l’altro aveva voluto ricordato, nei giorni dell’inaugurazione, anche il suo rapporto con
Napoli e il fatto che la stessa
Venere, in scala ridotta, fosse già stata esposta nel capoluogo campano in altre occasioni.
"Sono sgomento per un atto di grande violenza, che lascia interdetti”, ha dichiarato il
sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Il quale ha poi assicurato:
"La città non molla". E ha poi annunciato che l'opera sarà rifatta grazie all'aiuto di una raccolta fondi. Insomma, una vicenda di ordinaria
superficialità e di
scarso rispetto nei confronti della
cultura. Una logica che non ci stupisce più di tanto, data la considerazione delle nostre
opere d’arte non come
patrimonio comune, ma come mezzo per avere
più turisti e maggiori
guadagni, in una logica puramente
‘contrattualista’. Ma la cultura non è una
merce. E nemmeno le persone lo sono. Fin quando non ci libereremo da una
subcultura che mercifica ogni cosa, secondo un’idea
arretrata e
regressiva di
aziendalismo, noi non riusciremo a ottenere alcun
progresso effettivo, in questo Paese. Le
culture conservatrici, negli altri Paesi, non sono così: insistiamo nel sottolinearlo. Una cultura di
destra ‘nobile’ dovrebbe basarsi sui principi di
ordine e
legalità, non sul
danaro o attorno a un’idea di
convenienza totalmente
'sganciata' dal
bene comune. Una forma di
opportunismo utilitaristico irresponsabile, che ha già fatto i danni che ha fatto. Eppure, nonostante ciò, qualcuno continua a generare
confusione, secondo un’idea
totalmente demagogica della
politica.