In arrivo una
nuova stretta sugli
affitti brevi turistici, che coinvolgerà direttamente piattaforme come
Airbnb. Il ministro del Turismo,
Daniela Santanchè, ha infatti presentato, lo scorso
30 maggio, un
disegno di legge che si propone di
“fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”. Il
ddl prevede uno
stop agli
affitti brevi: l’affitto minimo sarà di
2 notti nei centri storici delle grandi città e nei comuni turistici (per un totale di
14 comuni metropolitani, ovvero:
Roma, Napoli, Milano, Torino, Bari, Palermo, Catania, Firenze, Venezia, Bologna, Genova, Cagliari, Messina, Reggio Calabria e circa
950 comuni turistici). A essere esclusi saranno, invece, i comuni a bassa densità turistica, con un numero di abitanti inferiore a
5 mila e le famiglie numerose, con almeno
1 genitore e
3 figli. Oltre alla limitazione del soggiorno minimo, il disegno di legge renderà obbligatorio l’assegnazione di un
Codice identificativo nazionale (Cin) per ogni appartamento, da esporre pubblicamente sulle piattaforme per affitti brevi come
‘Airbnb’, al fine di evitare il più possibile gli
affitti in ‘nero’. Il
ddl stabilirà la sostituzione del
codice regionale con il
codice identificativo nazionale, decretando la supremazia del diritto del
ministero del Turismo nella centralizzazione dell'attività di raccolta informazioni, anche se saranno sempre i
comuni a dover controllare l’esposizione del
Cin su tutti i siti e i canali di promozioni. La non esposizione del
Cin comporterà una sanzione per
l’host, il gestore o per la piattaforma, che potrà variare da
300 a
3 mila euro, mentre il proprietario sprovvisto di
Cin rischierà di pagare da
500 a
5 mila euro. Molte perplessità sono state sollevate da
Marco Celani, presidente
dell’Associazione italiana gestori e affitti brevi (Aigab), il quale spiega:
“Il peso dei soggiorni di una sola notte è di circa il 5% del totale”. Quindi,
“l’impatto economico di questa misura è sicuramente depressivo ipotizzando che solo una parte verrà recuperata dal mondo alberghiero e una parte si trasformerà in allungamento di pernotti altrove o in nero”. Il presidente
Celani, inoltre, aggiunge che
“anche per le famiglie numerose sarà difficile pernottare una notte, dal momento che chi si adeguerà alla normativa applicherà un minimum stay di 2 notti e sul mercato non si dovrebbero più trovare la possibilità di soggiornare 2 notti perché nessuno potrà, anche per motivi di privacy, verificare la consistenza dei nuclei familiari”. Difficile non pensare che dietro a tale disegno di legge vi siano le pressioni esercitate da parte delle
lobby degli albergatori. Le
13 associazioni di categoria
(Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni Re, Pmi, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e Fare, ndr) hanno già espresso, in queste ultime settimane, il loro dissenso riguardo l’introduzione del
divieto, per il proprietario di un immobile o per il suo gestore, di darlo in
locazione per
una sola notte, considerandola una
norma liberticida, senza dimenticare tutte le forme di
evasione fiscale che potrebbero sorgere. Anche se, negli ultimi giorni, si sono succeduti diversi incontri con le parti coinvolte e la stessa
Daniela Santanchè, il
16 giugno scorso, ha voluto ascoltare in
video-collegamento le proposte pervenute da parte degli
Assessori regionali. Il
ministro Santanchè ha fatto presente di voler pervenire al più presto a
“un testo il più possibile condiviso, che faccia tesoro di tutte le osservazioni emerse, per poter stabilire le idee migliori finalizzate alla regolamentazione del fenomeno”.